Le dichiarazioni di Maurizio Sarri sulle partite alle 12 e 30 possono essere più o meno condivisibili, ma di certo riflettono un sentimento diffuso non soltanto fra gli addetti ai lavori. Perché esistono anche tanti spettatori normali, senza bisogno di essere ultras (la sintesi in uno striscione, 'Questo calcio fa Skyfo'), che rimpiangono il cosiddetto calcio di una volta, qualsiasi cosa voglia dire. Partite tutte alle 14 e 30, arrivo alla stadio ore prima perché i posti non erano numerati, nessuna diretta televisiva, informazione quasi soltanto attraverso i giornali, ma soprattutto la ritualità della partita: non occorreva essere sociologi per definirla una sorta di messa pagana mentre il prodotto televisivo di oggi è qualcosa che infili fra un Chelsea e un Real Madrid, avendo a disposizione tutto. Veniamo al punto: Sarri ha ragione? Se parliamo di Napoli penalizzato, perché poi è lì che si va sempre a parare, vediamo prima i numeri. Basta andarsi a riprendere il calendario del campionato di A in corso di svolgimento per una modesta statistica, tenendo conto anche delle partite programmate e non ancora giocate (il 23 aprile alle 12 e 30 si disputerà, guarda caso, Sassuolo-Napoli) nell'arco di 33 giornate, ma in realtà 28 perché 5 volte alle 12 e 30 non si è giocato. Questa la classifica: 4 presenze prandiali per Inter, Atalanta, Udinese, Sampdoria e Sassuolo, 3 per Napoli, Milan, Fiorentina, Torino, Bologna, Cagliari ed Empoli, 2 per Juventus, Roma, Lazio, Genoa, Pescara, Palermo e Crotone, una sola per il Chievo. Insomma, il Napoli non è certo la squadra più penalizzata ed in ogni caso 2 volte sulle 2 giocate ha vinto, a Cagliari e a Empoli. Il discorso di Sarri è quindi prettamente ideologico e qui si va a parare sulle opinioni e sui gusti personali. Il discorso del genere 'ce lo chiedono le televisioni' è scontato, vista la dipendenza di quasi tutti i club da quanto versano Sky e Mediaset, così come è scontato giocare qualche partita in orari che possano conquistare il mercato asiatico. La vera domanda, mai realmente fatta, è questa: saremmo disposti a rinunciare a un po' di soldi per difendere un po' delle nostre tradizioni? Sarri pensiamo di sì, ma la risposta dei calciatori del Napoli e del loro presidente è probabilmente diversa.