Il Como è scomparso e nessuno sa esattamente perché questo sia accaduto dopo essere stato rilevato in tribunale soltanto tre mesi fa. Soprattutto nessuno sa perché la moglie di Essien, Puni, abbia investito 237.000 euro per il club e qualche altro soldo per i primi stipendi (adesso il ritardo pare essere di 3 mesi), non avendo un vero progetto per andare avanti e alla fine nemmeno la volontà di mettersi in regola per l'affiliazione. Di sicuro il Como è fuori dalla Lega Pro, visto che la FIGC ha rifiutato l'iscrizione, e un qualcosa di simile al Como potrà ripartire soltanto dai dilettanti anche se la storia insegna (il caso Florentia-Fiorentina è da manuale) che le regole possono tranquillamente venire calpestate e le promozioni regalate, soprattutto a chi ha un buon passato in serie A. E il Como indubbiamente ce l'ha.
Alla fine sarebbe stato un normale, per quanto triste, fallimento visto che già il campionato appena concluso è stato di fatto giocato con l'ottima gestione del curatore fallimentare Francesco Di Michele e la guida in panchina di Fabio Gallo, se le speranze non si fossero riaccese qualche mese fa con la signora Essien e i suoi piani per il futuro, ridottisi all'annuncio di Mark Iuliano come futuro allenatore. Fallire non è una vergogna e per il Como non è nemmeno la prima volta (nel 2004, in seguito alla gestione Preziosi), ma la sensazione è che il calcio italiano a livello dirigenziale sia una sorta di terra di nessuno, dove a qualsiasi livello, non soltanto la LegaPro, valga tutto.
Non sapremmo come definire Olivier Amela, consulente di Lady Essien nominato tre giorni fa suo procuratore per quanto riguarda il Como e preso a male parole (eufemismo) dai dipendenti non pagati, fra i quali il responsabile del settore giovanile Giancarlo Centi. Amela, ghanese di passaporto britannico che vive a Lecco, non si sa da dove sia saltato fuori ma di certo non ha risolto alcuno dei problemi del club. Ha continuato a promettere i bonifici della signora Essien all'amministratore unico Ariella Casimiri (peraltro anche lei espressione della nuova proprietà) ma questi bonifici non sono mai arrivati. Visto che non ci sono grandi beni o un marchio di impatto mondiale, quindi (per parlare chiaro) non c'è nulla di cui appropriarsi, la domanda è una sola: perché? Ripensando a tutte le congetture fatte a marzo, chiedendosi chi ci fosse dietro alla signora Essien (qualcuno pensava Thohir, altri Moggi), per mettere in piedi chissà quale trama, il terrore dei tifosi è che non ci sia nessuno. Certo non il marito, ex grande centrocampista che per pochi soldi (circa quelli messi nell'operazione Como) sta giocando in Indonesia, nel Persib Bandung. Forse chi non è ancora apparso, ammesso che esista, preferisce partire dalla serie D con tutto ripulito e un pronto ritorno in alto invece che rimanere invischiato in pendenze del passato.