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La storia di Mauro Icardi

La storia di Mauro Icardi

Redazione

16 ottobre 2017

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La tripletta contro il Milan dice tutto della prova di Mauro Icardi nel derby, visto che anche con i parametri del calcio moderno un attaccante con le sue caratteristiche si giudica fondamentalmente dai gol. Non è invece così, almeno secondo noi, in prospettiva storica, visto che l'impatto di un calciatore su una squadra non può essere legato soltanto alle statistiche, sempre da asteriscare (i gol degli attaccanti del passato sono tutti sottostimati: con le regole e le tutele di oggi Gigi Riva avrebbe viaggiato a una media di due a partita e non è un'esagerazione ricordando i tanti falli da ultimo uomo che subiva) e nemmeno ai trofei alzati che anche per i fenomeni dipendono dal momento storico in cui si capita e dalle situazioni: le zero Champions League di Ibrahimovic possono rendere l'idea. Detto che Icardi è l'ottavo marcatore interista in serie A (davanti ha Meazza, Lorenzi, Nyers, Altobelli, Mazzola, Boninsegna e Vieri, tutti con più stagioni nerazzurro di lui) e che non ha vinto nulla né all'Inter né in nazionale, non è semplice bar dargli una collocazione nella storia degli attaccanti nerazzurri visti alcuni paragoni che si sono sentiti nelle ultime ore. Uscendo quindi da numeri e trofei, che negli ultimi anni penalizzano qualunque giocatore di squadre italiane diverse dalla Juventus e maggior ragione uno dell'Inter che dal 2011 non entra nelle prime tre della A, quale è il valore di Icardi nell'immaginario storico interista? Al primo posto, per distacco, c'è ovviamente Giuseppe Meazza: due Mondiali vinti da protagonista, tre scudetti, tanti gol, un impatto spaventoso già da giovanissimo, ma anche l'espressione di una milanesità e in generale di un attaccamento al proprio territorio che l'Inter, ma anche la Juventus, hanno perso prima, per dire, di Milan, Roma e Napoli. Il P.S. tattico è doveroso, perché Meazza esplose da prima punta ma abbastanza presto avrebbe virato sul ruolo di mezzala, come si diceva negli anni Trenta, per esprimere meglio il suo talento evitando i calci. Siccome alla Cuccia bisogna pesare e non contare, il secondo posto è di Ronaldo al quale una stagione incredibile sulle cinque passate con questa maglia è bastata per entrare nel mito: uno dei più grandi attaccanti di sempre in assoluto, parlandone da sano. Terzo attaccante interista di sempre Istvan 'Stefano' Nyers, non solo per i tanti gol ma per l'estro e quel 'poteva essere e non è stato' che nelle grandi biografie c'è sempre: fosse rimasto in Ungheria sarebbe stato una colonna della squadra più bella di sempre, ma una vita troppo complessa lo limitò a una carriera da apolide (oggi con passaporti e cittadinanze regalati sarebbe andata diversamente). Anche lui partito da prima punta per poi allargarsi. La sua incredibile vita fuori dal campo, molto lontana da quella dell'atleta, lo avvicina a Meazza e Ronaldo e lo allontana dal più casalingo Icardi. Se parliamo di attaccanti veri e non solo di campioni che hanno segnato tanto come Corso o Cevenini, il podio storico interista è questo. Difficile che Icardi possa anche solo avvicinarsi, pur continuando a segnare o vincendo trofei che comunque in questo momento non sono nemmeno all'orizzonte. Certo è che ha le potenzialità per arrivare fra qualche anno nel girone sotto, quello dei Mazzola (altro centravanti modificato in funzione anti-calci), dei Boninsegna, degli Altobelli, dei Vieri, dei Milito, dei Lorenzi, degli Ibrahimovic, dei Rummenigge, pur essendo tecnicamente inferiore a tutti loro anche se i suoi miglioramenti costanti ricordano quelli di Vieri. L'accostamento di Icardi a questo pantheon (non è che siano tutti morti, si fa per dire) non è blasfemo, oggi, perché come ricordava l'immenso Aldo Giordani "Il giornalismo è attualità".

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