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Se non contiamo francesizzati e portoghesizzati, il primo calciatore africano 'vero' a spostare qualcosa nell'Europa di alto livello è stato senza dubbio Rabah Madjer, per la Coppa dei Campioni vinta nel 1987 con il Porto (con il celeberrimo gol del pareggio di tacco, prima che Juary segnasse il 2-1 del trionfo sul Bayern Monaco di Matthäus, Brehme e Michael Rummenigge) di cui era una stella, lanciato nel grande calcio dal Mondiale spagnolo in cui l'Algeria era stata eliminata al primo turno da un vergognoso Germania Ovest-Austria. Le sue opportunità da allenatore Madjer le deve tutte al suo passato in campo ed è per questo che è stato nominato per la quarta volta (ma in pratica la terza, perché nel 1999 andò via subito) commissario tecnico di un'Algeria delusa per la mancata qualificazione a Russia 2018 dopo due Mondiali consecutivi, quello del 2010 con l'eterno Saadane (nello staff del 1982 e capoallenatore a Mexico 1986) e quello eccellente del 2014 con Halihodzic e l'approdo agli ottavi perdendo soltanto ai supplementari dalla Germania futura campione. Come molti ricordano, nell'estate del 1988 Madjer fu sul punto di arrivare in Italia, nell'Inter di Pellegrini presidente e Trapattoni allenatore. Di più: fu non soltanto ingaggiato ma anche presentato ufficialmente lunedì 6 giugno 1988, con tanto di foto e dichiarazioni. Madjer si era in realtà accordato con il Bayern battuto l'anno prima, ma il Porto non aveva accettato l'offerta dei tedeschi e così si era inserita l'Inter: 3 miliardi e mezzo di lire per il solo cartellino, più ovviamente l'ingaggio (contratto biennale), per diventare il terzo straniero nerazzurro insieme agli altri due neoacquisti Matthäus e Brehme. Quella che stava per iniziare era infatti la prima stagione con tre stranieri per squadra e a qualcuno sembravano anche troppi... Durante le visite mediche a Pavia emerse un problema ai flessori della coscia sinistra, eredità di un infortunio al Valencia (dove era andato in prestito dal Porto) e di un altro durante la partita di addio al calcio di Platini, giocata il 23 maggio a Nancy. Tutto sembrò saltare, ma Madjer a fine giugno volò a Milano e disse a Pellegrini di stare tranquillo, che si sarebbe operato e in due mesi sarebbe tornato come nuovo. Pellegrini però non si tranquillizzò e comunicò al Porto che per motivi medici il contratto non era da ritenersi valido. Il Porto la prese malissimo e l'Inter tornò sul mercato alla ricerca di un attaccante: nel giro di pochi giorni si parlò di Lineker, Völler, Belanov... a metà luglio altro colpo di scena: Porto e Inter si riparlarono, il d.s. nerazzurro Beltrami disse che Madjer anche mezzo rotto poteva arrivare ma ad altre cifre e con un contratto di un solo anno. Domenica 17 luglio Madjer tornò a Milano con una valigia piena di fogli e pareri medici algerini che attestavano la completa guarigione, nemmeno c'era bisogno dell'operazione. Dopo tre giorni di incertezza totale, arrivò Ramon Diaz dalla Fiorentina e Madjer tornò al Porto, dove avrebbe giocato abbastanza bene altri due anni e mezzo prima di farsi male sul serio e chiudere la carriera in Qatar. Probabilmente aveva ragione lui: un piccolo infortunio muscolare era stato il pretesto che l'Inter aveva usato per tirarsi indietro da un'operazione diventata troppo onerosa, in un mercato già pesante (i due tedeschi, Berti, Alessandro Bianchi) e che avrebbe condotto ad uno scudetto pieno di record. Non sarà entrato nella storia del calcio italiano, Madjer, ma di certo è quasi solo da noi che viene ricordato come 'Tacco di Allah' mentre è vero che in Africa e in Francia quel gesto tecnico (non il colpo di tacco in generale, ma il tacco per cercare il gol) è ancora oggi definito 'Madjer'. Adesso, a quasi 60 anni, prova a riportare in alto un'Algeria di livello comunque discreto, con i vari Ghezzal, Belfodil, Feghouli, Hanni, Mandi e Taider. Ma nella storia lui c'è già.
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