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Per descrivere Franco Baresi, le parole del rivale Careca: "Baresi inimitabile. Ti picchiava sì, ma con classe"
Non è stato il più forte giocatore nella storia del Milan e l'esistenza di Paolo Maldini suggerisce che non sia stato nemmeno il suo miglior difensore. Però Franco Baresi è stato e probabilmente rimane il più amato dai tifosi rossoneri, sia per ciò che ha fatto in campo sia per esserci stato in epoche incredibilmente diverse della storia del club, giocando da titolare insieme a Rivera (classe 1943) ma anche insieme ad Ambrosini (classe 1977), per citare due capitani come lui, passando per i tanti campioni che tutti conoscono. Anche negli anni della Milano da bere e in quelli d'oro del berlusconismo applicato al calcio lui ti ricordava, con la sua sola presenza, da dove si veniva: una grande storia, poi il calcioscommesse, la serie B, il quasi fallimento (ingigantito ad arte, secondo Farina), basi necessarie per apprezzare le presentazioni con elicotteri e le vittorie in tutta Europa.
Come ha scritto Franco Casalini, vice di Dan Peterson e poi capoallenatore dell'Olimpia di pallacanestro, "Le vittorie possono essere davvero apprezzate soltanto da chi prima ha perso". Per questo Baresi è un'icona che va al di là dei discorsi tecnici che pure possono essere fatti (come la trasformazione in centrocampista, un'idea di Bearzot che lui non aveva accettato), un'icona non scalfita dagli insuccessi come dirigente (anche se va detto che nell'era Berlusconi-Galliani qualunque ex campione rossonero è stato accantonato o collocato in posizioni minori), da problemi con la giustizia (evasione fiscale e truffa) e da una carriera come allenatore limitata al settore giovanile: nell'attuale Milan fassoniano è brand ambassador, qualsiasi cosa voglia dire.
C'eravamo il 28 ottobre di 20 anni fa a San Siro in occasione della sua partita di addio, un Milan 1987-88 allenato in tandem da Sacchi e Capello (il secondo aveva appena ripreso il posto del primo sulla panchina 'vera' e già le interazioni della coppia valevano il prezzo del biglietto) contro All Stars che fece tornare in campo Zico, Careca, Van Basten e Ancelotti, con ovazioni per Baggio e Hateley e applausi per Romario, Bergomi, Butragueno e Baresi (Giuseppe). Davanti a sessantamila spettatori il trentasettenne Baresi, non troppo convinto del ritiro, salutò il campo dove aveva esordito 19 anni prima in un'amichevole agostana contro il Flamengo. Presentazione di Gerry Scotti sulle note di The Final Countdown e omaggi da tutti, da Berlusconi all'allora presidente FIGC Matarrese, con verità dette scherzando come quella di Careca ("Baresi inimitabile. Ti picchiava sì, ma con classe") e il riconoscimento unanime di grandezza. Nella sua partita di addio segnò anche un gol, nel 5-1 rossonero. Uscì dal campo a cinque minuti dalla fine, senza essere sostituito. Sostituibile (a fatica) come calciatore, non sostituibile per ciò che rappresenta.
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