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L'ex presidente dell'Olympique Marsiglia, spesso paragonato a Berlusconi, ha parlato del suo tumore in un'intervista alla televisione francese. Nel calcio rimane e rimarrà l'uomo della Champions League 1993...
Vivere come Bernard Tapie è cosa da pochi, forse soltanto per Bernard Tapie. Per questo l’imprenditore francese ha voluto salutare alla sua maniera, con una strepitosa intervista concessa a France 2 in cui ha parlato con serenità e distacco del tumore allo stomaco che non gli lascia speranze ma che a 74 anni gli dà l’opportunità di fare un bilancio della sua esistenza. In Francia ognuno ha il Tapie che preferisce: il politico di difficile definizione (ufficialmente socialista ma in realtà di una destra libertaria, nemico di Le Pen padre ma apprezzato da molti elettori del Front National), l'uomo d'affari che ha toccato vette e abissi finanziari (basterebbe la vicenda Adidas per rendere l’idea), l’attore e cantante di successo, il venditore di tante cose ma soprattutto di sé stesso.
A noi italiani è spesso sembrato una sorta di Silvio Berlusconi francese, definizione che i francesi e lo stesso Tapie rifiutano forse per puro sciovinismo più che per mancanza di affinità. Fra i tanti punti di contatto fra i due c’è ovviamente il calcio, visto che a Tapie è legata l’età dell’oro dell’Olympique Marsiglia, che lui gestì dal 1986 al 1994 vincendo tantissimo ma soprattutto la Champions League 1992-93, la prima Champions League con la nuova denominazione, in finale sul Milan di Capello e dell’ultimo Van Basten, dopo aver perso quella di due anni prima (ancora Coppa dei Campioni, quindi) nella finale di Bari contro la Stella Rossa Belgrado: era quella l’edizione in cui nei quarti i francesi avevano eliminato il Milan di Sacchi, nella famosa notte delle luci (semispente) di Marsiglia e dell’abbandono del campo da parte dei rossoneri, la cui colpa storica si è preso Galliani pur essendo l’ordine arrivato dall’alto.
Tapie nel 1986 si presentò ai tifosi marsigliesi davvero alla Berlusconi, con gli ingaggi di stelle mondiali come Karl-Heinz Forster e Alain Giresse, ma in generale nella sua epoca al Velodrome si è visto il meglio possibile acquistabile da una squadra francese: Deschamps, Papin, Waddle, Abedi Pelé, Allofs, Barthez, Völler, Desailly, Francescoli, Cantona, Boli, Vercruysse, Sauzée e tanti altri. Un’epopea che si chiuse perché un ciclo era sportivamente finito ma anche per il caso Valenciennes, cioè la squadra che per metà fu corrotta per lasciare strada al Marsiglia a pochi giorni dalla finale di Monaco contro il Milan. Non tanto per vincere, quanto per non toccare le preziose gambe dei giocatori di Tapie in vista della partita più importante. Materialmente la corruzione era stata operata da un giocatore del Marsiglia, Eydelie, ma è chiaro che i soldi non provenivano da Eydelie. Una storiaccia che tolse al Marsiglia un titolo nazionale e lo fece escludere dalle coppe (ma non perdere la Coppa Campioni conquistata con il gol di Boli), e che costò a Tapie una lunga squalifica sportiva più qualche mese di carcere fatto sul serio.
Il Tapie presidente calcistico non era tanto interventista per quanto riguarda le formazioni, ma aveva una propensione all’esonero dell’allenatore senz’altro superiore a quella di Berlusconi, come testimoniano i soli quattro mesi di durata di Beckenbauer, i due di Ivic e il rapporto altalenante con Raymond Goethals (3 ingaggi e 3 esoneri, uno da campione d’Europa). In vetrina c’era sempre e comunque lui, come del resto era avvenuto nel ciclismo nonostante la sua Vie Claire avesse fenomeni come Hinault e LeMond. Certo è che per fare bene nello sport occorre competenza, ma per arrivare più in alto di tutti serve a volte viaggiare ai confini delle regole e scardinare i poteri costituiti (costuituiti con gli stessi metodi, peraltro, solo che la gente non ne ha memoria). Nonostante le centinaia di milioni bruciati dal Paris Saint-Germain degli sceicchi e le epopee dello Stade Reims e soprattutto del Saint-Etienne, l’unico club francese ad avere vinto una Coppa dei Campioni-Champions League rimane l’Olympique Marsiglia di Bernard Tapie.
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