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L'allenatore della Primavera del Milan ha sostituito Montella sulla panchina della prima squadra. Dal punto di vista del club si tratta di una bandiera da mostrare ai tifosi, ma per lui questo in ogni caso è il treno giusto...
Vincenzo Montella è stato esonerato dal Milan proprio quando la squadra stava iniziando a dare segnali di risveglio, resi inutili (come si è visto bene contro il Torino) dalla scadente condizione di Kalinic e dalla clamorosa sopravvalutazione di Andre Silva. Ma adesso l’ex attaccante della Roma è il passato, ci sarà tempo per analizzare la sua esperienza rossonera e il suo treno da allenatore emergente e quasi da Nazionale (nel 2016 fu uno dei tre a colloquio con Lippi, poi la scelta cadde su Ventura). Il presente è Rino Gattuso, come fin dal suo ingaggio per la Primavera era prevedibile. Gattuso non ha certo bisogno di soldi: dopo gli inizi, sia pure difficoltosi, da allenatore degli adulti aveva accettato una Primavera soltanto per rientrare nel giro Milan. Forse il solo grande ex (Baresi è sempre nei ranghi societari come brand ambassador quasi invisibile) di un grande Milan ad aver messo la faccia su quello del misterioso, ma neppure tanto, Yonghong Li, che ha un disperato bisogno di accreditarsi agli occhi di tifosi e potenziali investitori. Qualcuno, come giovedì scorso Kakà esibito prima della partita di Europa League con l’Austria Vienna, ci casca ma molti altri no.
Gattuso allenatore, quindi. Una carriera iniziata pericolosamente, a inizio 2013 al Sion, quando ancora si sentiva giocatore: tre mesi disastrosi, colpa anche di un’improvvisazione societaria che nel calcio svizzero non è rara. Lì Gattuso avrebbe forse dovuto fermarsi, riposare dopo una carriera stipenda, occuparsi delle sue varie attività imprenditoriali e poi mettersi a studiare. Invece la voglia di calcio lo ha tradito perché ha subito accettato l’offerta per guidare il Palermo in serie B. Una buonissima squadra (basti dire che ci giocavano due ventenni di nome Dybala e Belotti...), ma un inizio di stagione negativissimo che lo portò ad essere il ventesimo, o giù di lì, allenatore esonerato da Zamparini: Iachini, messo al suo posto, avrebbe poi conquistato la promozione. Qualche mese di respiro e poi nell’estate 2014 l’inspiegabile accordo con l’OFI Creta: va poco meglio che a Palermo, nel senso che fra dimissioni ed esonero effettivo l’esperienza greca dura quattro mesi. Nel 2015 il ritorno in Italia, con la giusta umiltà di ripartire dalla LegaPro e dal Pisa: finalmente una stagione sì, con promozione in serie B raggiunta nei playoff. Lì Gattuso sembrava lanciato, ma poi ha pagato una situazione societaria tragica con stipendi non pagati e altre cose: retrocessione quasi inevitabile. Poi il Milan, finalmente i nuovi (nuovi?) padroni del club avevano una bandiera da sventolare e lui l’occasione per tornare nel grande calcio, sia pure dalla porta di servizio. Lo ha fatto con una Primavera senza talenti scintillanti, vincendo 8 partite su 12 (sconfiitte con Inter, Juventus e Sassuolo, più un pareggio) e tenendo d'occhio quando avveniva al piano superiore.
Fra il trionfalismo estivo, dopo decine di milioni spesi per mezzi giocatori, e il disfattismo di adesso, la realtà rossonera è quella di una buona rosa che può senz’altro giocare meglio di così e conquistare un onesto sesto posto, magari facendo strada in Europa League. Il Gattuso allenatore ha idee tattiche abbastanza precise: difesa a quattro sempre (qualche volta a Pisa ha derogato, ma tornando presto sui suoi passi), centrocampo che si adatti alle partite ma preferibilmente a tre, attacco con attaccanti veri, senza di solito lasciare troppa libertà al trequartista. In alternativa un 4-4-2 abbastanza classico, molto simile al modulo del Milan visto contro il Torino. A 40 anni questa è, come allenatore, la grande occasione della vita al di là dell’etichetta di traghettatore verso Conte o altri che gli verrà subito attaccata. In realtà è il club che si sta autotraghettando verso nuovi scenari, ma per la carriera di Gattuso deve contare solo il presente. Il calendario, visto che tutte le grandi sono già state affrontate, e una certa vitalità atletica della squadra sembrano un buon punto di partenza. Il confronto non deve ovviamente essere con il Milan in cui Gattuso era giocatore, fra Champions League alzate e Palloni d'Oro in campo, ma con quello navigante a vista del post-Ibra.
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