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Nations League, l'ultima vittoria di Platini

Nations League, l'ultima vittoria di Platini

La neonata competizione europea, con l'Italia sorteggiata nello stesso girone di Polonia e Portogallo, è stata fortemente voluta dall'ex presidente della UEFA. Ancora con un anno e mezzo di squalifica da scontare, ma con la sua visione del calcio risultata alla fine vincente...

26 gennaio 2018

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L’entusiasmo di molti italiani per essere stati sorteggiati in Nations League nel girone di Polonia e Portogallo risulta incomprensibile: a meno che una squadra buttata fuori dal Mondiale dall’inguardabile Svezia, e ancora senza un presidente federale o un allenatore, possa guardare dall’alto in basso la settima del pianeta secondo il ranking FIFA e i campioni d’Europa in carica, con tanto di giocatore più forte del mondo. Certo è che questa manifestazione, che offre all’Italia l’opportunità di un rilancio ben prima di Euro 2020, è un’altra, forse l’ultima, grande vittoria politica di Michel Platini. Squalificato fino ad ottobre dell’anno prossimo e del quale si è parlato anche qualche giorno fa, per il suo ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo.

Il grande innominato, dai vertici di UEFA e a maggior ragione FIFA (con il suo ex collaboratore Infantino è gelo), con qualche problema di salute e soprattutto con la rabbia di tutti quelli caduti in una trappola, può comunque avere la soddisfazione di vedere il calcio europeo e mondiale esattamente come lo aveva disegnato lui una decina di anni fa, appena arrivato al vertice della UEFA. Prima di tutto l’ex campione di Nancy, Saint Etienne, Juventus e Francia aveva disinnescato qualsasi velleità di superlega, inventandosi nel 2008 l’ECA (che adesso è presieduta da Andrea Agnelli) e facendole di fatto cogestire l’UEFA. Poi ha introdotto il principio del fair play finanziario, che all’atto pratico si è rivelato una finzione (e a volte una scusa per non spendere da parte degli azionisti di maggioranza, come si vede in Italia) ma che ha impedito una deriva ancora peggiore di quella attuale, visto che sul calcio europeo si sono riversati i soldi (non sempre puliti, anche in senso ideologico) di tutto il mondo. Conscio dei limiti del Mondiale, ha poi spinto per l’Europeo a 24 squadre con il malcelato sogno che, complice alcune scelte folli della FIFA, sia in futuro percepito come una sorta di Mondiale bis, meglio organizzato e senza terzomondismo.

In quest’ultimo filone rientra pienamente la Nations League, che rispetta uno dei pilastri della filosofia di Platini: concedere ai ricchi quello che vogliono perché sono loro a far girare la ruota, ma dare ai poveri sempre una possibilità. Come definire altrimenti la qualificazione a Euro 2020 per la vincitrice della Lega D, cioè ottimisticamente alla nazionale europea quarantesima per valore sportivo? Al di là dei lodevoli obbiettivi di ridurre al minimo le amichevoli e di far giocare chiunque contro avversarie di rango simile, questa competizione si presta poi ad essere usata come jolly per regalare speranze e anche tenere sotto scacco la FIFA grazie alla sua flessibilità: perché un domani non invitare in Lega A Brasile e Argentina? Oppure, guardando al mercato, Stati Uniti e Cina? Per questo fin dall’inizio il suo ideatore ci ha sempre tenuto a tenerla ben distinta dall’Europeo propriamente detto. Una competizione, insomma, che ha un futuro. E forse ce l’ha anche Platini: a nemmeno 63 anni un dirigente sportivo è praticamente un ragazzo. 

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