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I commissari al vertice di Federazione e Lega non sono certo una novità nella storia del calcio italiano, mentre non era mai accaduto che contemporaneamente i due enti non avessero un presidente vero, nel senso di eletto secondo le regole dei rispettivi statuti. I predecessori di Roberto Fabbricini e Giovanni Malagò non sono comunque pochi, anche restringendo il discorso al solo Dopoguerra: del resto una Lega assimilabile a quella attuale è nata soltanto nel 1946, mentre la FIGC era partita addirittura nel 1898.
Spesso i cambiamenti traumatici vengono indotti da una tragedia sportiva e fu proprio questo il caso del 1958, quando l’era di Ottorino Barassi, l’uomo che salvò la Coppa Rimet (intesa proprio come oggetto), si chiuse con la fallita qualificazione al Mondiale in Svezia. Commissario straordinario imposto dal CONI di Giulio Onesti fu nominato Bruno Zauli, segretario generale proprio del CONI e uno dei più grandi dirigenti della storia dello sporti italiano. Non soltanto della sua amata atletica leggera, con la Coppa Europa che avrebbe portato poi il suo nome. Zauli in pochi mesi portò a termine qualche riforma, fra cui la divisione in professionisti, semiprofessionisti e dilettanti (fu quindi lui a creare la Lega ora presieduta da Sibilia), e si occupò soprattutto di problemi amministrativi. Al di là della mitizzazione del passato, non si può dire che il calcio italiano sia poi rinato per le riforme di Zauli: è vero che inaugurò Coverciano, ma né l’idea né la realizzazione erano state sue. Insomma, un traghettatore: a succedergli fu il presidente della Juventus (altri tempi, o forse no) Andrea Agnelli.
Per trovare secondo commissario straordinario della FIGC nel dopoguerra bisogna arrivare a tempi decisamente più recenti, il 1986, quando Franco Carraro (con Andrea Manzella come vice), diventò commissario al posto del rimosso Sordillo. Anche in quel caso fu importante il Mondiale, con l’eliminazione agli ottavi per mano della Francia di Platini (oggi per un simile risultato scenderemmo in piazza a festeggiare), ma soprattutto contò il secondo scandalo legato al Totonero, che portò a una valanga di squalificati, fra cui anche quel Renzo Ulivieri (tre anni di stop) oggi uomo chiave dei giochi politici-sportivi in quanto capo degli allenatori italiani. Carraro nominò in sostanza se stesso, visto che era il presidente del CONI in carica.
Nel 1996 la lunga presidenza Matarrese finì per i guai giudiziari di Matarrese stesso e commissario diventò il segretario generale del CONI Raffaele Pagnozzi. Nel 2000 invece una situazione paragonabile a quella attuale, perché il principale problema era uno stallo elettorale che impedì la rielezione di Luciano Nizzola: arrivò quindi Gianni Petrucci, da un anno diventato presidente anche del CONI. Nel 2006 cinque anni di presidenza Carraro finirono a causa di Calciopoli e commissario diventò Guido Rossi, pur avendo poco a che fare con lo sport ma molto con i poteri forti dell’economia italiana: sarà ricordato per avere assegnato lo scudetto 2005-2006 all’Inter (che era stato tolto alla Juventus dalla giustizia sportiva, non da Rossi) e per la vittoria nel Mondiale tedesco, resistendo ai tanti che gli suggerivano di esonerare Lippi. Fu poco dopo sostituito da Luca Pancalli, altro uomo CONI (all’epoca, come del resto ancora oggi, presidente del Comitato Paralimpico), che lasciò poche tracce.
Prima di Malagò i commissario straordinari della Lega Calcio erano stati soltanto due. L’immancabile Carraro, fra il 1977 e il 1978, e Giancarlo Abete nel 2009. Interessante ricordare che sia Carraro sia Abete erano all’epoca presidenti della FIGC e che quindi avevano ricoperto in contemporanea le due cariche più importanti del calcio italiano. Si può dire quindi che il calcio in un certo senso avesse commissariato la parte più importante, per quanto elettoralmente penalizzata, del movimento. Mentre adesso il CONI si è in sostanza preso tutto.
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