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La vittoria della Juventus in finale sul Milan e il suo clamoroso risultato Auditel confermano la buonissima salute di quello che una volta era un trofeo di consolazione. È solo l'undicesima volta, su settantuno, che lo vince la squadra campione d'Italia...
Il 4-0 con cui la Juventus ha battuto il Milan nella finale dell’Olimpico ha dato ai bianconeri la quarta Coppa Italia nelle ultime quattro stagioni, cosa che a chi segue il calcio soltanto dal 2014 può magari sembrare scontata: in fondo è logico che la squadra più forte d’Italia oltre allo scudetto vinca anche un trofeo giocato su poche partite, con le avversarie forti solo negli ultimi turni (non è il caso del 2017-18, visto che la Juve non ha incrociato nessuna fra Napoli, Roma, Lazio e Inter), pur con tutte le incertezze dell’eliminazione diretta. E invece il risultato di Allegri non è soltanto notarile statistica, ma una vera e propria impresa.
Nelle 71 edizioni della sua travagliata storia, senza entrare nel merito dei cambi di formula e di data, la nostra coppa nazionale soltanto 11 volte è stata vinta dalla squadra che nella stessa stagione è stata campione d’Italia: il Torino 1942-43, la Juventus 1959-60, il Napoli 1986-87, la Juventus 1994-95, la Lazio 1999-2000, l’Inter 2005-2006 (da asteriscare, perché lo scudetto le sarebbe stato assegnato a tavolino per Calciopoli), l’Inter 2009-2010 e, appunto, la Juventus nelle ultime 4 stagioni. L’unico caso, di questi 11, in cui nella stagione è stata vinta anche una coppa europea è stato quello dell’Inter del Triplete di Mourinho. È in ogni caso evidente che nell’era moderna il Double all’italiana è molto meno raro che in passato, segno la Coppa Italia è diventata nel corso degli anni sempre meno un trofeo di consolazione, per diversi motivi.
Il primo: le finali e in generale gli ultimi turni si sono nell’ultimo trentennio quasi sempre giocati con il campionato ancora in corso o appena finito. L’ultima coppa Italia assegnata con l’estate già iniziata risale al 28 giugno 1989, quando la Sampdoria di Vialli (citato non a caso, perché la finale di ritorno si disputò allo Zini di Cremona, visti i lavori per Italia ’90 a Marassi) battè il Napoli di Maradona. È chiaro che più si va verso le vacanze più la tensione di chi ha vinto lo scudetto cala. Secondo motivo: le squadre più forti hanno rose sempre più ampie e un maggior numero di giocatori veri fra le riserve, la Juventus B probabilmente se la giocherebbe per il secondo posto in campionato. Però a questo giro la Juventus B si è vista solo nell’ottavo con il Genoa e in parte nel quarto con il Torino: nelle semifinali con l’Atalanta e a maggior ragione con il Milan è stata schierata la migliore Juventus possibile.
Terzo motivo: la Coppa Italia è diventata qualcosa di molto importante a livello televisivo, come prova anche il contratto firmato con la Rai per il trienno 2018-2021 (35,5 milioni a stagione, più 60% rispetto all’accordo precedente). È l’unica isola di grande calcio di club trasmesso in chiaro, a parte qualche finestra per Champions ed Europa League, con tutto quel che ne consegue in termini di popolarità e fidelizzazione. I risultati Auditel per la finale sono stati clamorosi: 10.583.000 spettatori sintonizzati su Rai 1, per uno share del 39,2%. Con l’appassionato tiepido che non è certo stato incollato allo schermo fino al 90’… Quarto motivo: la distanza fra le squadre medie e quelle grandi è aumentata, e a dire il vero negli ultimi anni è aumentata anche quella fra la Juventus e le altre grandi tradizionali. Una volta giocare al 90% poteva non bastare: inimmaginabile nel 2018 vedere una finale di Coppa Italia vinta dall’ottava squadra di serie A (il Vicenza di Guidolin) contro la tredicesima (il Napoli che aveva appena esonerato Simoni e che in panchina aveva Montefusco) come accadde nel 1997. A tutte queste situazioni la Juventus di quest’anno ha aggiunto la rabbia per l’eliminazione dai quarti di Champions League e alcune motivazioni dei singoli (Buffon e Allegri, mai visto così carico: anche troppo) ben oltre l’importanza della Coppa Italia.
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