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Le convocazioni di Sampaoli per il Mondiale hanno fornito una sola vera sopresa, l'esclusione di Icardi. L'ennesimo segnale che la squadra, con modulo ancora in divenire, sarà costruita intorno al secondo giocatore del pianeta...
Se il calcio fosse uno sport logico l’Argentina, con i fuoriclasse assoluti e i tantissimi campioni avuti nella sua storia, avrebbe vinto dieci Coppe del Mondo ed invece ne ha vinte soltanto due grazie a una dittatura militare e al più famoso gol di mano della storia. Per questo le sue convocazioni fanno sempre discutere, per la quantità e la qualità dei giocatori lasciati a casa. Sampaoli alla fine ha portato soltanto 4 attaccanti 'ufficiali' (aggiungeremmo però anche Di Maria e Pavon, all'occorrenza) sui 23 convocati: accanto alla divinità Messi e all’indiscutibile Higuain poteva valere tutto e alla fine il c.t. ha deciso di puntare su Aguero, come al solito tanti gol (quest’anno 30) nel City ma anche fresco di operazione a un gionocchio, più un Dybala che ha buone statistiche ma esce da questa stagione un po’ ridimensionato come status anche se i paragoni con Messi non li ha fatti lui. Il Mondiale in televisione lo guarderanno il capocannoniere della serie A Mauro Icardi, che già la scorsa settimana era stato avvertito da Sampaoli, l’emergente del Racing e futuro interista Lautaro Martinez, Diego Perotti, Benedetto (nella punta del Boca Sampaoli sembrava credere) e Angel Correa, solo per citare gente che ha avuto concrete speranze di essere nei 23.
Al di là delle valutazioni tecniche (Messi non si trova bene con Icardi, certo non un raffinato negli scambi stretti) e umane, è evidente che l’Albiceleste abbia un solo attaccante di peso, cioè il trentunenne Higuain. Il tipo di girone in cui sono finiti gli argentini è difficile: una nazionale dello stesso rango, la Croazia (oseremmo dire anche superiore, pensando ai primi 11), e nessun materasso, anzi, fra Islanda e Nigeria. La squadra dovrà quindi essere pronta subito, senza fare calcoli di tipo tennistico ed entrare in forma a torneo iniziato. Guardando gli altri convocati, colpisce che fra i portieri ci siano due che nel loro club sono riserve (Romero al Manchester United e Caballero al Chelsea) con il terzo che la nazionale l’aveva finora vista in cartolina. Troviamo appena normale la difesa, senz’altro inferiore a quella di una purtroppo ipotetica Italia, con la convocazione creativa di Ansaldi, e un centrocampo con molto di già visto: da Di Maria che può essere considerato anche attaccante al rinato Banega, da Mascherano al passo d’addio a Biglia fino al versatile Pavon. Una squadra decisamente vecchia, con ben 14 giocatori di 30 o più anni. Fra i più giovani grande interesse per i venticinquenni Tagliafico, laterale sinistro da poco arrivato all’Ajax, e ovviamente Dybala, il cui ruolo è tutto da definire.
A proposito: per capire come giocherà l’Argentina, fra le naturali favorite per alzare la coppa, ci sono le parole di Sampaoli sul 2-3-3-2, tanto per far discutere al bar sport storico di evoluzione del Metodo (2-3-2-3, in termini moderni) ma c’è anche la realtà della sue 10 partite alla guida dell’Argentina: quella che ci ricordiamo meglio è l’amichevole di Manchester contro gli azzurri, con un normalissimo 4-2-3-1, con Higuain prima punta e dietro di lui Lanzini, Lo Celso e Di Maria, mentre nel disastro (1-6) contro la Spagna di qualche giorno dopo dietro al Pipita c’erano Lo Celso, Banega e Meza. Da sottolineare che nella partita finora più difficile della sua gestione, la trasferta in Uruguay per le qualificazioni mondiali, Sampaoli ha giocato con Messi e Dybala dietro a Icardi, con scarsi risultati. E quindi? Il celebratissimo, più da noi che in Argentina, Sampaoli non ha fatto altro che costruire una squadra intorno a Messi, come avrebbe fatto un allenatore pescato a caso in serie C o addirittura un giornalista. La stessa cosa che fece Bilardo nel 1986 e soprattutto nel 1990 per Maradona, con la differenza che il livello medio del calcio argentino era in quegli anni più basso di quello attuale e quindi i Pasculli e i Dezotti avevano maggiore giustificazione.
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