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La cessione record fatta dalla Roma al Liverpool per 75 milioni di euro ricorda una volta di più che un grande paese è sempre stato sottovalutato per quanto riguarda la produzione di giocatori nel ruolo più difficile ed atipico. Il confronto fra le hall of fame delle varie nazioni dice tutto...
Con la cessione di Alisson al Liverpool la Roma ha messo a segno un colpo finanziario mostruoso: acquistato da Walter Sabatini a inizio 2016 per 8 milioni di euro, dopo un solo anno da titolare vero in giallorosso (nel 2016-17 era la riserva di Szczesny) il portiere è stato ceduto al Liverpool per 75. Significativo che i Reds siano la squadra che ha superato proprio la Roma nelle semifinali dell’ultima Champions League: è stata insomma rinforzata un’avversaria già rinforzatasi l’anno prima con Salah. Le valutazioni dei calciatori sono sempre aleatorie, ma quelle dei portieri lo sono anche di più perché non sempre i grandi club inseguono il migliore disponibile sul mercato ma seguono altre logiche, a volte anche la semplice integrazione con il resto del gruppo.
È comunque significativo che il Brasile da molti anni, almeno dai tempi di Claudio Taffarel, sia diventato un paese esportatore di portieri. Del resto soltanto usando i luoghi comuni si può sostenere che il Brasile abbia avuto nella sua storia meno grandi portieri rispetto alle altre nazioni guida del calcio. Difficile inserirli in una graduatoria, perché ci si fa troppo condizionare dal palmares, ma ci proviamo. Moacir Barbosa era il portiere del Maracanazo del 1950, colpevole forse soltanto sul gol di Ghiggia, ed è per questo che viene ricordato, ma negli anni Quaranta era un mito del Vasco da Gama e considerato senza dubbi il miglior portiere del Sudamerica, anche dagli uruguayani che nel 1949 in Coppa America furono asfaltati proprio dal Brasile di Barbosa, Zizinho, Tesourinha e Ademir. Dall’altro lato Gilmar era ugualmente forte, pur con uno stile differente (simile a Zoff, per fare un paragone) da Barbosa, ma l’essere capitato nel Brasile e nel Santos di Pelé gli ha indubbiamente fatto la differenza anche come considerazione individuale.
In una ideale hall of fame di porrtieri brasiliani non possono mancare Dida, Julio Cesar, Rogerio Ceni, Marcos, Leão, Taffarel e, per citare uno che in nazionale è stato pochissimo ma che a livello di club (idolo nel Botafogo e non solo) è stato un grande, l’indimenticato Manga. A un livello più basso, ma sempre internazionale, Felix (il numero 1 nello squadrone del 1970), Carlos, Zetti e anche il vituperato Waldir Peres, che non è solo quello sul tiro di Bal al Mondiale 1982 e che per oltre un decennio ha goduto in patria di grande considerazione, con in più una meritata fama di pararigori (ne stoppò uno a Paul Breitner, anche). Insomma, al di là della carriera che avranno Alisson ed Ederson, già più che buona, bisogna dire che il Brasile ha prodotto anche grandi portieri e che i suoi problemi a livello di nazionale sono altri.
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