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Calcio, Bundesliga: l'allenamento del Bayern Monaco

Bayern Munich's Polish striker Robert Lewandowski refreshes during a team trainings session of the German first division Bundesliga team FC Bayern Munich in the team trainings camp in Rottach-Egern, southern Germany, on August 6, 2018.   / AFP PHOTO / Christof STACHE© AFPS

I limiti della Bundesliga

Dopo un'estate triste, fra Mondiale e calciomercato, al via un campionato tedesco in cui il Borussia Dortmund si è rinforzato ma con il logoro Bayern Monaco che sembra sempre di un altro pianeta

24 agosto 2018

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Inizia la Bundesliga e la previsione degli addetti ai lavori è esattamente la stessa di quelli del bar: Bayern Monaco e poi tutto il resto. La sensazione è che i bavaresi siano campioni di Germania da sempre e che lo saranno per sempre, un po’ come accade in Italia con la Juventus. Ma il Bayern ha vinto ‘soltanto’ gli ultimi sei campionati, non gli ultimi sette, ed il suo mercato estivo è stato anni luce lontano dal pianeta Cristiano Ronaldo. Il colpo è stato Leon Goretzka, uscito come un po' tutti ridimensionato dal tragico Mondiale tedesco, che era in scadenza di contratto con lo Schalke, mentre i rientri dai prestiti difficilmente cambieranno la squadra titolare dell’anno scorso, solida dietro (con il rientro definitivo di Neuer, anche) e a centrocampo ma sempre più logora davanti dove Lewandowski è scontento, mentre Robben, Müller e Ribery hanno perso più di qualche colpo se stiamo parlando di puntare alla Champions League.

L’unica possibile rivale del Bayern Monaco non è lo Schalke 04 l’anno scorso secondo o l’Hoffenheim terzo, ma il Borussia Dortmund che ha provato a sparigliare le carte con un mercato che per i canoni tedeschi è stato scoppiettante. I tre grandi colpi messi a disposizione di Favre, per complessivi 70 milioni di euro di spesa, sono stati Diallo (dal Mainz) per la difesa, più Delaney (Werder Brema) e Witsel (Cina) per il centrocampo. La cilindrata rimane lontana da quella del Bayern, ma almeno loro ci hanno provato, mentre le altre da zona Champions o Europa League hanno fatto un mercato che per cifre è stato quello di una squadra da retrocessione della nostra serie A. L’equilibrio dei conti, figlio della cultura tedesca ma anche della proprietà diffusa dei club (con due eccezioni, Bayer Leverkusen e Wolfsburg, che nascono come squadre aziendali) e dalla regola del 50 più 1 (in sintesi: la maggioranza deve rimanere dei tifosi-soci), alla fine tende a cristallizzare le posizioni esistenti ed impedisce il ricambio. Esattamente come avviene in Champions League, dove oltretutto il fair play finanziario è imposto dall'alto.

L’aspetto da sottolineare è che la Germania è ormai un paese esportatore, anche dal punto di vista calcistico il suo avanzo commerciale è notevolissimo. Vidal dal Bayern al Barcellona, Kehrer dallo Schalke al PSG, Yarmolenko dal Borussia Dortmund al West Ham, Leno dal Bayer Leverkusen all’Arsenal, Naby Keita dal Lipsia al Liverpool (60 milioni…), Vestergaard dal Borussia Mönchengkadbach al Southapton, Soyuncu dal Friburgo akl Leicester City, solo per citare le operazioni da più di 20 milioni e senza andare sui tanti movimenti minori che hanno portato in Premier League giocatori sopravvalutati. Per i più bravi la Bundesliga è un campionato di passaggio: poi o finiscono al Bayern o cambiano torneo. In Russia fra i 23 convocati di Löw 8 giocavano in club stranieri e 7 nel Bayern, che a tutti gli effetti è una squadra di Champions League che in Bundesliga si allena. 

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