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Il figlio del maggiore azionista dell'Inter è diventato il ventunesimo presidente della storia neroazzurra, succedendo a Erick Thohir. Probabilmente solo una tappa della sua ascesa...
Steven Zhang è il ventunesimo presidente della storia dell’Inter, succedendo a un Erick Thohir che dopo 5 anni lascia la carica e che fra poco dovrebbe anche cedere le residue (31%) azioni del club nerazzurro ancora in suo possesso. Abbiamo detto ventunesimo, ma da quando i presidenti sono diventati diretta espressione della proprietà e non primi fra pari, come nella prima metà del Novecento, Zhang può essere considerato il numero otto dopo Ferdinando Pozzani (11 anni al vertice), Carlo Masseroni (13), Angelo Moratti (13), Ivanoe Fraizzoli (16), Ernesto Pellegrini (11), Massimo Moratti (16, più i 2 in cui formalmente presidente fu Giacinto Facchetti) e appunto Thohir. Come si nota, periodi abbastanza lunghi, in cui le guide del club hanno resistito alle prime difficoltà e quasi sempre se ne sono andati per stanchezza e dopo aver vinto (tranne Thohir). Al di là dei selfie, dell’attività social e del gossip di terza mano, cosa sappiamo davvero di Steven Zhang?
Intanto che è cinese di nascita (quasi 27 anni fa, a Nanchino), che si chiama Kangyang (non sappiamo come si scriva in cinese, Steven è comunque l'occidentalizzazione) ma che è praticamente americano di formazione. Unico figlio maschio di Zhang Jindong, anche durante l’infanzia in Cina ha sempre studiato in scuole internazionali prima di trasferirsi adolescente negli Stati Uniti (non con una valigia di cartone, perché il padre aveva già un impero) per frequentare la high school e soprattutto l’università, quella Wharton che è una delle scuole che da sempre formano l’élite politica ed economica degli Stati Uniti: da lì viene Donald Trump, tanto per citare il primo nome che viene in mente. Zhang junior non aveva bisogno di soldi, come del resto il giovane Trump, ma una statistica interessante è che la Wharton è fra le università del mondo quella che ha prodotto il maggior numero di miliardari in dollari. Insomma, la cultura del lavoro cinese (il padre è nato poverissimo nella Cina di Mao, dove peraltro poverissimi erano quasi tutti) più la formazione americana e le tante esperienze da giovin signore presso merchant bank (fra queste Morgan Stanley) e finanziarie varie.
La svolta interista nel giugno 2016, quando il gruppo Suning acquista il 68,55% dell’Inter, in parte da Moratti e in parte da Thohir, e lui diventa consigliere d’amministrazione del club. Un’entrata descritta come in punta di piedi, ma in realtà nemmeno tanto, visto che è dall’estate 2017 che Zhang ha le redini (e la firma, disgiunta da quella di presidente e amministratore delegato, quindi totale) della situazione. Il curriculum calcistico dell'epoca, dirigente senza reali poteri anche perché spesso lontano, si riduceva allo Jiangsu Suning allenato poi fra gli altri anche da un declinante Fabio Capello (ma gli Zhang avevano un miglior rapporto con uno dei suoi predecessori, Dan Petrescu). Di sicuro il suo futuro vero non sarà alla guida dell’Inter, ma a quella dell’azienda di famiglia. Che non è più tanto di famiglia, viste le dimensioni: il vecchio Zhang la controlla con il 25% delle azioni, ma non può fare e disfare come un padrone totale in un gruppo (ci riferiamo a Suning Holdings) che nel 2017 ha fatturato quasi 70 miliardi di euro. Per questo ha bisogno che il figlio si costruisca una credibilità e soprattutto un’immagine internazionale al di fuori del gruppo Suning. E cosa c’è di meglio del calcio per guadagnare velocemente immagine nel mondo? Non si può insomma dire che Steven Zhang sia cresciuto con il poster di Ronaldo né tantomeno di Ventola (citando un Thohir d’annata) nella cameretta, ma senz’altro che i suoi interessi siano nei prossimi anni coincidenti con quelli dell’Inter.
Queste le sue prime parole da presidente dell'Inter: "Sono molto orgoglioso oggi di poter guidare questo club verso una nuova era. Sento la responsabilità di soddisfare la passione di milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo e sono più che pronto ad accettare la sfida che la nomina a Presidente pone, nel 110o anno di vita di questo prestigioso club. Continueremo a concentrarci prima di tutto sulle prestazioni sportive, assicurandoci che la squadra abbia tutto il sostegno necessario per competere ed essere vincente ai massimi livelli, sul palcoscenico nazionale e internazionale. Fuori dal campo, renderemo l’Inter un’azienda altrettanto forte e competitiva. Dobbiamo creare forti competenze nell’area commerciale e nell’area marketing, rafforzando ulteriormente anche l’area dirigenziale. Nel frattempo, continueremo ad ampliare il raggio d’azione dei nostri affari a livello mondiale e continueremo ad esplorare in profondità le possibilità forniteci dalla gestione digitale e dalle comunicazioni digitali, per fare dell’Inter un leader in campo tecnologico. Inoltre, dobbiamo ricordarci che l’Inter non è solamente una squadra di calcio e che la sua funzione non si limita al terreno di gioco. Continueremo a porre l’accento sui valori sportivi della competizione pulita, del fair play e della sportività. Assieme ai nostri stakeholder, diffonderemo energia positiva e messaggi rivolti non solo ai nostri tifosi ma alla società intera. Credo che con il vostro aiuto io sia ora in grado di affrontare le prossime tappe. Insieme, possiamo guidare questo club verso una nuova era di successi”. Traduzione: l'Inter è parte di un progetto più ampio. E anche nel calcio chi studia, pur partendo da zero, può migliorare.
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