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Il nuovo amministratore delegato dell'Inter si occuperà di tutta la parte sportiva del club. E al di là dei cambi di denominazione la memoria non può che andare allo storico dirigente che Angelo Moratti portò in nerazzurro, oltre che ai suoi successori...
L’ingaggio di Beppe Marotta è probabilmente il miglior colpo di mercato dell’era Zhang all’Inter, iniziata due anni e mezzo fa. Soltanto il tempo e i risultati daranno un verdetto credibile, ma nel presente si può già dire che con Marotta il club nerazzurro ha preso un dirigente che conosce tutti gli aspetti del calcio italiano, dalle vette della Juventus e della Champions League fino al calcio di provincia in cui bisogna risparmiare sulle maglie (e del resto Marotta iniziò praticamente bambino al Varese come aiuto-magazziniere). Di sicuro l’ambizione di Marotta è quella di lasciare un segno nel club nerazzurro, che storicamente ha avuto presidenti molto interventisti ma non tanti dirigenti di grande qualità.
Quelli più nel mirino di tifosi e appassionati sono ovviamente gli uomini-mercato e nella sostanza Marotta si occuperà anche di mercato, anche se le sue competenze si estenderanno a tutta l’area sportiva, come del resto avveniva alla Juventus: all’Inter la sua carica è proprio di amministratore delegato Sport. Che traducendo sarebbe un po’ come dire un superdirettore sportivo, superiore di Piero Ausilio e punto di riferimento della squadra.
Nella storia dell’Inter si sono avvicendati centinaia di dirigenti, ma gli uomini che realmente hanno costruito le squadre, al di là delle cariche scritte sul biglietto da visita, sono sempre stati pochi. Per non andare troppo indietro nel tempo partiamo dall’Inter di Angelo Moratti, che nel 1959 (quando Marotta aveva 2 anni) fece arrivare il promettente segretario del Mantova, il trentunenne Italo Allodi. Ex calciatore di basso livello ed ex giornalista, Allodi rifondò la società e costruì una squadra basata su un allenatore carismatico come Herrera, su un solo grande campione preso sul mercato (Suarez), su acquisti azzeccati di giocatori abbastanza giovani da valorizzare (Jair, Burgnich, Guarneri, Domenghini) e su ragazzi del vivaio che si chiamavano Mazzola, Facchetti e Corso. Un’idea di calcio non distante da quella di Marotta, anche se poi nelle tante vittorie della sua Juventus di ex giovani del vivaio non se ne sono praticamente visti.
Quando nel 1968 finì l’era di Allodi, insieme a quella di Angelo Moratti, a occuparsi di calciomercato e in generale della parte sportiva fu chiamato Franco Manni, anche lui di scuola Mantova. Che per nove anni dovette lavorare con il budget limitato messogli a disposizione da Fraizzoli e inoltre gestire il declino dei protagonisti della Grande Inter. Erano i tempi della famosa ‘politica dei giovani’ ed in effetti Manni tanti giovani di valore li fece arrivare, pescando bene in ogni fascia di età, dal ventiquattrenne Marini al sedicenne Bini. La sua epoca finì in coincidenza con il ritiro agonistico di Sandro Mazzola, che divenne consigliere di Fraizzoli con Giancarlo Beltrami come direttore sportivo.
Beltrami sarebbe rimasto all’Inter per sedici anni, anche senza Mazzola, attraversando quasi tutta l’era Pellegrini che finì però con un nuovo direttore sportivo, Marino Mariottini, che nel poco tempo avuto quasi ingaggiò un Ronaldo ancora minorenne e pose le basi per l’acquisto di Roberto Carlos che poi sarebbe stato perfezionato con l’arrivo di Moratti. Che come suo primo uomo mercato fece tornare all’Inter Mazzola: quattro anni, illuminati dall’arrivo di Ronaldo (che però era un’operazione direttamente del presidente), prima di un nuovo cambio della guardia con il tandem Gabriele Oriali-Giuliano Terraneo. Che visse da protagonista il periodo delle spese morattiane (ma non delle vittorie) no limits, aprendo la strada all’arrivo di Marco Branca nel 2003, che avrebbe costruito una seconda grande Inter a volte senza nemmeno bisogno di grandi investimenti (Julio Cesar, Maicon, Lucio e Cambiasso pagati un totale di 14 milioni, gli altri comunque non strapagati).
Epurato all’inizio dell’era Thohir, Branca è stato sostituito da Ausilio che già da anni era nel club e collaborava con lui. La scorsa stagione è stata quella della supervisione di Walter Sabatini, iniziata con grandi aspettative e parole non diverse da quelle che ora si dedicano a Marotta, ma finita con le dimissioni di Sabatini. Adesso Marotta, che non ha l'età ma di sicuro ha la storia e la competenza per essere il nuovo Allodi dell'Inter a quasi sessant'anni di distanza.
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