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Il fuoriclasse del Barcellona ha segnato il suo gol numero 400 nella Liga, consolidando un record che era già suo dal 2014. Ma è impressionante ciò che potrebbe ancora fare...
Quanti anni di Messi abbiamo ancora davanti? La vera domanda è questa, dopo l’ennesimo record stabilito dal’argentino: primo e sicuramente ultimo, visto che escluderemmo un ritorno di Cristiano Ronaldo al Real Madrid, giocatore a superare i 400 gol segnati nella Liga, grazie al secondo dei tre che il Barcellona ha rifilato all’Eibar. Si è subito proiettato nel futuro Valverde, che ha parlato di traguardo dei 500 gol raggiungibile da parte di Messi: che ha 31 anni e mezzo e ancora una buona integrità fisica, al di là del contratto fino al 2021 con un un club che in patria spesso passeggia.
Messi è il marcatore record della Liga non da ieri, ma dal novembre 2014, quando superò i 251 di Telmo Zarra. Un livello peraltro superato anche da CR7, che nella Liga in 9 stagioni di è fermato, si fa per dire, a quota 311. Zarra, mito dell'Athletic Bilbao, resiste terzo davanti a Hugo Sanchez (234 gol) e Raul (228), ma i numeri vanno considerati per quello che sono, cioè numeri. Le statistiche degli attaccanti del passato, con un’interpretazione diversa del fuorigioco, il vecchio regolamento sui passaggi al portiere (quello pre 1992), l’assenza di moviole e di tutele in trasferta, sono infatti sistematicamente sottovalutate ed i record sono anche figli di un calcio diverso, in cui si gioca di più e più protetti. Questo per dare la giusta dimensione non solo agli Zarra, ma anche ai Meazza o ai Riva.
Detto questo, dell’era Messi fa impressione anche la continuità, oltre ai numeri. Da quando è diventato titolare fisso, quindi dalla stagione 2006-2007 con allenatore Rijkaard, mai nella Liga ha segnato meno di 10 gol a stagione e solo due volte ne ha segnati meno di 23: dal 2008-2009 non scende sotto questa quota, con il picco semplicemente pazzesco dei 50 gol nel solo campionato della stagione 2011-12, l’ultima di Guardiola, un gol ogni 65 minuti effettivamente giocati. Una stagione in cui spesso e volentieri era punta centrale, con Guardiola che intorno a lui faceva il creativo cambiando posizione ad Alexis Sanchez e Pedro, e reiventando Fabregas o Iniesta. Stessa musica l’anno seguente con Vilanova, prima delle estati 2013 (Neymar) e 2014 (Suarez, Rakitic) che di fatto hanno inventato come filosofia il Barcellona di adesso, anche se Neymar non c’è più. Una squadra più verticale, meno ossessionata dal possesso palla, dove Messi segna relativamente meno e si prende qualche pausa in più. Per questo non è ancora ai titoli di coda.
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