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La carriera italiana di SuperMario riparte con il Brescia e da una partita contro la Juventus, la squadra contro cui quasi 12 anni fa iniziò tutto. Qualcuna di quelle promesse potrebbe ancora essere mantenuta...
Mario Balotelli sta provando a tornare Balotelli, a 29 anni e dopo almeno cinque stagioni di occasioni perse. Riparte con il suo Brescia e contro la Juventus, proprio la squadra contro cui è nato il mito di Balotelli. Più forte dell’età, della tante maglie indossate e anche di un certo tiro al bersaglio mediatico.
Bisogna tornare alla stagione 2007-2008, quando pur in un’Inter piena di campioni (Ibrahimovic, Maicon, Samuel, Adriano, Figo, Cambiasso, Julio Cesar, Zanetti, eccetera) Roberto Mancini butta gli occhi su questo diciassettenne arrivato l’anno prima dal Lumezzane e lo fa esordire in serie A nel finale di Cagliari-Inter, in sostituzione di Suazo. I primi gol nel calcio professionistico li segna tre giorni dopo, il 19 dicembre 2007, contro la Reggina in Coppa Italia, facendo coppia in attacco con Hernan Crespo: fino a questo momento Balotelli è un giovane di grande talento, in una squadra dove non pare esserci spazio per lui. Quante speranze può avere un ragazzino con davanti nel suo ruolo Ibrahimovic, Cruz, Crespo, Adriano e Suazo?
Mancini e il suo vice Mihajlovic la pensano diversamente. E Balotelli, il Balotelli di cui parliamo ancora oggi, nasce contro la Juventus, il 30 gennaio 2008. Quarti di finale di Coppa Italia, si fa sul serio e Mancini non può più permettersi esperimenti (nel ritorno contro la Reggina ha fatto esordire il figlio Filippo…), per questo quando all'Olimpico di Torino si presenta con Balotelli titolare questa scelta vale più di un’investitura. Il diciassettenne bresciano gioca a fianco di Cruz, in un 4-3-1-2 abbastanza raro per i gusti di Mancini, con Jimenez rifinitore.
La Juventus allenata da Claudio Ranieri è una buona squadra, in campionato finirà terza, ma molto più debole di quella smembrata da Calciopoli e nemmeno paragonabile a quella di oggi. Comunque all’andata a San Siro ha pareggiato 2-2 (Del Piero e Boumsong hanno risposto alla doppietta di Cruz) ed ha buone speranze di passare il turno. Si trova però contro un diciassettenne come non si è mai visto un diciassettenne in Italia, non solo per i colpi ma per la personalità nei confronti di avversari e anche compagni.
Al 10’, nel gelo, lancio di Maniche per Balotelli, che va via di potenza a Birindelli e con freddezza aspetta il rimbalzo della palla, anticipando il rientro di Legrottaglie e battendo Belardi (Buffon assente a causa del mal di schiena). Pareggio di Del Piero su punizione, con deviazione della barriera, primo tempo che si chiude con il 2-1 di Iaquinta di testa e il pareggio di Cruz su rigore. Balotelli intanto fa un numero dopo l’altro sulla destra, facendo impazzire Molinaro, ed inizia ad essere trattato come un avversario normale, uno da mettere al suo posto con le buone o le cattive. Altri adolescenti, anche forti come Balotelli, si spaventerebbero, qualcuno forse si caricherebbe. Lui invece è del tutto indifferente all’ambiente, prima sfiora il 3-2 e poi al 10’ del secondo tempo lo realizza con un capolavoro: in mezzo all’area addomestica un tiro-cross di Stankovic, spalle alla porta difende il pallone da Legrottaglie, poi si gira e con una sassata di destro diventa Balotelli.
Da quel momento nella sua vita nulla sarà mai più come prima. Mancini lo gestirà bene (pochi giorni dopo addirittura lo rispedisce nella Primavera, con cui giocherà e vincerà il Viareggio) e nel finale di stagione Balotelli sarà decisivo, anche con una prova di enorme sacrificio nellla partita scudetto contro il Parma, quella della doppietta di Ibrahimovic. Adesso Balotelli ritrova la Juventus, la Serie A e forse anche un po’ lo spirito dei suoi 17 anni. Non è ancora finita, non è ancora finito.
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