Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
L'arrivo in rossonero del campione svedese ha in parte le stesse motivazioni di quello dell'estate 2010. Quando era diverso lui, ma soprattutto era diverso il Milan...
Fra il primo e il secondo arrivo di Zlatan Ibrahimovic al Milan sono passati quasi dieci anni: il contesto e il Milan, per non parlare di Ibrahimovic, sono totalmente diversi, ma l’entusiasmo del popolo rossonero e anche certe motivazioni sembrano simili. Anzi, a dirla tutta come impatto emotivo la differenza fra l’Ibra quasi trentanovenne e il Milan attuale è superiore quelle che nell’estate 2010 c’era fra l’Ibrahimovic post-Barcellona e il Milan di Nesta, Pirlo, Thiago Silva, Seedorf, che ancora fra le sue fila aveva Inzaghi e Ronaldinho.
L’Ibrahimovic 2010 arrivava da una stagione al Barcellona di Guardiola iniziata con enormi aspettative e conclusasi con un ‘normale’ titolo della Liga e le semifinali di Champions contro l’Inter di Mourinho. In realtà quello di Barcellona era stato un buon Ibrahimovic, con una media realizzativa (un gol ogni 151 minuti giocati) simile quella avuta nell’Inter che aveva lasciato nel 2009 (un gol ogni 147’) e superiore a quella avuta nella Juventus (un gol ogni 264’). Certo i problemi con Messi e soprattutto i movimenti diversi da quelli richiesti da Guardiola gli avevano fatto capire che bisognava trovarsi un’altra collocazione.
La prima idea fu il Manchester City, con Roberto Mancini che propose al Barcellona lo scambio con Robinho, che curiosamente dopo pochi mesi Ibra avrebbe trovato al Milan. Il City era lontanissimo da quello di oggi, anche se di lì a due anni avrebbe vinto la Premier League, e Ibra non lo ritenne del suo rango. Alla fine pur da sopportato speciale sarebbe rimasto al Barcellona, che però acquistando David Villa gli lanciò un messaggio molto chiaro. E così Mino Raiola iniziò il giro dei pochi club ritenuti da Ibra, fin da subito convinto che la soluzione ideale sarebbe stato il Milan: squadra con un un nucleo storico in declino, per motivi anagrafici, ma anche con una Champions League alzata soltanto tre anni prima. Insomma, prima fascia europea.
Una fra le tante curiosità è che l’Ibrahimovic dell’epoca guadagnava al netto delle tasse circa 12 milioni netti a stagione, che ne facevano il giocatore più pagato del mondo. Di sicuro il Milan lo voleva proprio come Milan, come colpo alla Berlusconi, anche perché ancora a metà giugno Cellino non aveva liberato Allegri dal contratto con il Cagliari. Sembra di parlare di un secolo fa... Il Mondiale in Sudafrica, a cui peraltro la Svezia non era qualificata, rallentò le trattative per i top player e così si arrivò al raduno del Milan, il 20 luglio, con Berlusconi che negò la necessità di un colpo alla Ibrahimovic per smentire le voci di un suo disimpegno. Che in realtà sarebbe iniziato due anni dopo e si sarebbe perfezionato nel 2017…
Al raduno del Barcellona un altro messaggio di Guardiola: per me Ibrahimovic e Villa partono alla pari. I blaugrana non lo avrebbero mai venduto al Real Madrid, che peraltro da un anno aveva puntato su Cristiano Ronaldo, ed offerte vere dalla Premier League non ce n’erano. Mai presi in considerazione ritorni a Juventus e Inter, rimaneva soltanto il Milan. E così, con un gesto di umiltà più unico che raro, Ibra ad inizio agosto telefonò a Berlusconi offrendosi. Iniziò così una trattativa strana: da una parte il Barcellona non voleva svendere un giocatore per il quale aveva solo un anno prima dato all’Inter 50 milioni più Eto’o, dall’altra Ibra non c’entrava nulla con quello spogliatoio, oltretutto per metà gasato anche dal Mondiale vinto con la Spagna.
Guardiola lo escluse dalla Supercoppa contro il Siviglia e così si arrivò a fine agosto, con il Milan che provò in maniera quasi provocatoria ad inserire nell’operazione Huntelaar e Borriello, ricevendo un rifiuto dall’allora presidente Rosell. 40 milioni la richiesta del Barcellona, 30 l’offerta del Milan: con queste cifre si arrivò così a sabato 28 agosto, quando Berlusconi atterrò a Milanello ed annunciò alla squadra, in ritiro prima della partita con il Lecce, che Ibrahimovic era un giocatore del Milan. Quasi incredibili i dettagli finanziari: prestito da 6 milioni di euro con diritto di riscatto a favore del Milan per 24 milioni, 7 milioni la parte fissa dell’ingaggio netto a cui aggiungerne 2 di vari bonus. Quasi incredibili ed infatti in pochi ci credettero, soprattutto per la parte di ingaggio autoridotto da parte dello svedese (e di Raiola). Ma in concreto, sul campo, le due stagioni di Ibrahimovic nel Milan sarebbero state due grandi stagioni, da trascinatore, con uno scudetto vinto e un altro sfiorato. Non le ultime stagioni da Ibrahimovic, ma di sicuro le ultime stagioni da Milan.
Condividi
Link copiato