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Parma Calcio v SS Lazio - Serie A

PARMA, ITALY - FEBRUARY 09: A general view of Stadio Ennio Tardini prior the Serie A match between Parma Calcio and SS Lazio at Stadio Ennio Tardini on February 9, 2020 in Parma, Italy.  (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images for Parma Calcio)© Getty Images for Parma Calcio

La promozione del Parma

Trent'anni fa battendo la Reggiana la conquista della prima Serie A. Poco dopo la cessione a Tanzi e sogni che all'epoca non sembravano proibiti...

26 maggio 2020

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Siamo ormai abituati a considerare il Parma una squadra di serie A: anche quando retrocede in Serie B (è successo due volte, nel 2008 e nel 2015) o fallisce (è accaduto nel 2015, con ripartenza dalla Serie D) pensiamo che prima o poi ritornerà in alto. Eppure la nobiltà del club emiliano è relativamente recente, visto che fino al 1990 la massima categoria del calcio italiano non l’aveva mai conosciuta. La data storica è quella del 27 maggio 1990, quando al Tardini la squadra allenata da Nevio Scala superò 2-0 la Reggiana, gol di Osio e Melli, e con una giornata di anticipo ebbe la certezza della promozione.

Una giornata memorabile, quella di trent’anni fa, nonostante tutta l’Italia avesse la testa al Mondiale, al termine di una stagione segnata dalla morte dell’amatissimo presidente Ernesto Ceresini: in estate il club sarebbe stato acquistato dalla Parmalat di Calisto Tanzi, che fino a quel momento del Parma era stato soltanto lo sponsor. Tutta Europa ricorda il Parma degli anni Novanta, vincitore di una Coppa delle Coppe, due Coppe UEFA e una Supercoppa, schierando campioni come Buffon e Thuram, Cannavaro e Crespo, Zola e Chiesa, Asprilla e Dino Baggio, ma vale la pena ricordare anche la squadra della storica promozione del 1990: una squadra in cui già giocavano Bucci (all’epoca riserva di Zunico), Apolloni, Minotti, Gambaro, Zoratto, Osio e Melli, tutti giocatori che avremmo ritrovato più avanti. Una squadra giovane, fatta eccezione per Cornelio Donati, con anche giocatori che avrebbero fatto bene da altre parti come Ganz, Pizzi, Susic e Giandebiaggi.

In sintesi: una onesta squadra di provincia, lontana dal calciomercato miliardario, dalle plusvalenze e dai soldi finti (quelli che finivano in tasca ai calciatori erano però veri) dell’epoca delle cosiddette Sette Sorelle. Poi Tanzi, che già era proprietario del 45% delle azioni che negli anni Ottanta aveva sognato in grande sponsorizzando il Real Madrid, fece fare il salto di qualità in tutti i sensi. In luglio rilevò la quota dei Ceresini arrivando al 92%, mettendo come presidente il suo collaboratore Giorgio Pedraneschi. Giambattista Pastorello, il direttore generale, c’era già da qualche mese. Come stranieri arrivarono Taffarel, Grun e Brolin: il sogno era cominciato e tutto sommato non è ancora finito. Certo è nel 2020 inimmaginabile inseguire i giocatori che insegue la Juventus: i tempi sono cambiati e per l'equilibrio del campionato non in meglio. 

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