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Il 10 agosto di 40 anni fa arrivava in Italia, per giocare nella Pistoiese, il brasiliano destinato a diventare l'icona di un calcio in cui tutto sembrava una scoperta...
Luis Silvio Danuello è ingiustamente ricordato come lo straniero più scarso mai arrivato nel calcio italiano, ispiratore di aneddoti in parte falsi e un po' anche del personaggio di Aristoteles nel celeberrimo L’allenatore nel pallone, con Lino Banfi-Oronzo Canà. Eppure nei decenni successivi sarebbero arrivati centinaia di sconosciuti senza alcuna speranza di giocare, purissima carne da plusvalenza. Luis Silvio invece calciatore lo era veramente, visto che nell’estate del 1980 la neopromossa Pistoiese lo acquistò dal Ponte Preta (in realtà il cartellino era del Palmeiras) e che prima ancora il ventenne brasiliano aveva disputato qualche partita con il Palmeiras. Comunque Luis Silvio arrivò in Italia il 10 agosto del 1980, trovando un aeroporto di Fiumicino invaso da migliaia di tifosi. Non della Pistoiese, però: erano romanisti che aspettavano Falcão, imbarcato sullo stesso volo e subito accolto come ottavo re di Roma.
Ma come mai alla Pistoiese era venuto in mente di ingaggiare quello che all’epoca, senza web e con pochissime immagini televisive di calcio (e senz’altro nessuna del Ponte Preta), era uno sconosciuto? Le frontiere erano state riaperte da pochi mesi, dando il via libera ad uno straniero per squadra, ma il mercato europeo era fuori portata per un piccolo club, così il presidente Melani ebbe l’idea di mandare per qualche settimana in Brasile il viceallenatore, Giuseppe Malavasi, con l’ordine di tornare con un centravanti brasiliano a basso prezzo. Questa sì una situazione da Allenatore nel pallone, con Malavasi che dopo varie peripezie incontrò personalmente Luis Silvio, che non aveva mai sentito nominare ma che gli era stato proposto lì in Brasile dal famoso procuratore Juan Figer, che sarebbe stato artefice di tante operazioni clamorose (su tutte Zico all'Udinese). Figer era amico di alcuni giornalisti italiani e quello fu il contatto brasiliano dell'emissario della Pistoiese.
Il curriculum sulla carta era buono, Luis Silvio davvero era uno dei giovani brasiliani più seguiti, quindi con i club che lo controllavano (Palmeiras e in parte Ponte Preta) l’accordo fu trovato sulla base di 300 milioni di lire (secondo i brasiliani 170), nemmeno pochissimi nell'estate in cui la Juventus aveva dato all'Arsenal un miliardo per un campione affermato come Brady, con un contratto per Luis Silvio da 50 milioni a stagione. Così Figer qualche spicciolo di commissione riuscì a prenderlo anche per questo ragazzo. L’unico equivoco fu sul ruolo: Luis Silvio disse di giocare da ponta direita, cioè da ala destra, ma Malavasi tradusse (o gli fu tradotto) ‘punta centrale’, che invece in portoghese-brasiliano è ponta de lança. Un equivoco non da poco, riproposto anche nelle prime dichiarazioni a Fiumicino, anche se non è per questo che Luis Silvio fallì.
Quel 10 agosto di 30 anni fa si mise subito a disposizione di Lido Vieri, promosso allenatore direttamente dal campo dopo la partenza di Riccomini per la Sampdoria. Le qualità tecniche c’erano, ma al di là del ruolo Luis Silvio era davvero troppo leggero anche per gli standard dell’epoca. La Pistoiese non era una squadra pessima, in mezzo alla difesa stava finendo la carriera Marcello Lippi, ma c'erano anche Bellugi, Agostinelli, Badiani, Frustalupi, Rognoni. Certo mancava una prima punta e Luis Silvio senz’altro non lo era, bastava guardarlo anche in abiti borghesi. Vieri lo fece esordire in Coppa Italia, contro l’Atalanta di Bolchi, 90 minuti senza lasciare tracce a fianco di Quattrini, e sconfitta 1-0. Poi il campionato: delle prime 6 partite in Serie A nella storia della Pistoiese Luis Silvio ne giocò 5, partendo sempre da titolare: 5 sconfitte ed un pareggio con l’Udinese, per lui zero gol e anche zero gol sfiorati.
Melani a questo punto decise di dare una scossa. Arrivò quindi Edmondo Fabbri, che come prima mossa mise fuori squadra il brasiliano dicendo che doveva lavorare sul potenziamento atletico. Ma soprattutto al mercato di riparazione venne acquistato Vito Chimenti, che avrebbe disputato una buona stagione ma non al punto di evitare la B alla Pistoiese. Fabbri (anche se formalmente l’allenatore era ancora Vieri) lo portò in panchina ad inizio febbraio, a Cagliari, poi soltanto allenamenti fino al 29 marzo, quando gli diede una chance a Perugia: giocò la seconda metà del secondo tempo al posto di Agostinelli, poi letteralmente scomparve dal calcio italiano e da Pistoia. Avrebbe poi fatto per qualche anno il calciatore in Brasile, in squadre non di primo piano ma decenti, prima di ritirarsi a 27 anni e di fare il commerciante. Perseguitato da storielle false, come quella che fosse tornato a Pistoia a fare il gelataio o che fosse diventato un attore porno, l'oggi sessantenne Luis Silvio in realtà è stato soltanto uno dei tanti giocatori di buona tecnica a non avere il fisico per fare il professionista. Non il più grande bidone della nostra storia, facilissimo stilare un elenco di centinaia di figurine da zero presenze, ma certo l’icona dell'estate in cui tornarono gli stranieri.
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