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Il primo settembre del 1990 il Napoli travolgeva la Juventus di Maifredi, alzando un trofeo che sarebbe stato l'ultimo dell'era Maradona ed anche l'ultimo nella carriera di Maradona...
L’ultimo trofeo alzato dal più grande calciatore di sempre, o giù di lì, risale esattamente a trent’anni fa. Ma quel primo di settembre del 1990 un Diego Maradona non ancora trentenne pensava di sicuro che ci sarebbero state altre occasioni per festeggiare con il Napoli. Che pochi mesi prima aveva vinto il suo secondo scudetto e che quindi affrontò la Juventus, vincitrice della Coppa Italia, per una Supercoppa italiana dalla storia ancora giovane, visto che era alla terza edizione, dopo le prime due vinte da Milan e Inter.
La squadra bianconera era appena passata dalla guida tecnica di Zoff a quella di Gigi Maifredi, emblema di rinnovamento anche societario, visto che dopo Italia ’90 Montezemolo aveva preso in mano ufficialmente le redini del club che aveva allontanato Boniperti in febbraio. La curiosità per quella partita del San Paolo era tanta, perché il Napoli era sì campione d’Italia ma la Juventus poteva schierare i due eroi italiani del Mondiale: Roberto Baggio, fresco di trasferimento dalla Fiorentina, e il capocannoniere iridato Totò Schillaci.
Davanti a 70.000 napoletani Baggio e Schillaci non giocarono male, Baggio segnò anche su punizione, ma la difesa della Juventus fu più volte bucata dalle intuizioni di un Maradona ispiratissimo, al di là del trofeo l’ultimo vero grande Maradona mai visto. Nel primo tempo Tacconi dovette improvvisarsi libero, cosa che per un portiere dell’epoca era tutt’altro che scontata, ma questo non gli impedì di raccogliere per quattro volte il pallone in fondo alla rete: due reti di Silenzi, una di Careca e una di Crippa. Furono criticati ovviamente i centrali Dario Bonetti e Julio Cesar, ma era tutta la Juventus a non funzionare: le tre punte (Schillaci, Casiraghi e Baggio) aspettavano le invenzioni di Haessler, mentre Galia e Marocchi non potevano correre per tutti. Nel secondo tempo un pallonetto di Careca, in mezzo a 45 minuti di ‘torello’, fissò il risultato sul 5-1 facendo nascere qualche dubbio sulla rivoluzione maifrediana.
Tornando a Maradona, bisogna dire che l’inizio della sua settima stagione con la maglia del Napoli fu anche la fine del vero Maradona. Disputò ancora qualche partita su buoni livelli, da ricordare quella con l’Ujipest Dosza nel primo turno della Coppa dei Campioni, prima di essere travolto da problemi fisici, personali (su tutti la causa per il riconoscimento di paternità di Diego Junior) e ambientali, con il suo stesso club, cioè Ferlaino e Moggi, a fargli la guerra. Casualmente dopo sei anni e passa a Napoli si iniziò a parlare di Maradona coinvolto in giri di cocaina, che peraltro lui prendeva dai tempi di Barcellona. E dopo il controllo antidoping del 17 marzo 1991, Napoli-Bari, Maradona fu trovato positivo. Così, in maniera molto strana (per le modalità, perché il fuoriclasse era davvero fuori controllo), si chiuse la stagione iniziata con la Supercoppa ed anche la parte migliore della carriera di Maradona.
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