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Quarant'anni fa il grande centrocampista della Nazionale di Messico 1970 iniziava la carriera da allenatore con la panchina della Fiorentina dei Pontello. Sembrava un salto troppo alto, eppure 'Picchio' cominciò benissimo...
Per allenare un club importante si può passare dalla mitica gavetta ma anche semplicemente essere stato un grande calciatore. Non ci riferiamo ad Andrea Pirlo, ma a Giancarlo ‘Picchio’ De Sisti, che il 26 gennaio del 1981 fu letteralmente inventato come allenatore da Ranieri Pontello, il presidente della Fiorentina che quel giorno decise di esonerare Paolo Carosi, anche lui a suo modo un predestinato dopo un'eccellente carriera nelle giovanili della Lazio (scoprì e lanciò Giordano e Manfredonia) ed una promozione in Serie A con l’Avellino.
Con la squadra in piena zona retrocessione, dopo 4 sconfitte consecutive (Bologna, Napoli, Pistoiese e Ascoli) e nonostante una buona campagna acquisti (su tutti il campione del mondo Daniel Bertoni, senza dimenticare Casagrande e Contratto), bisognava prima di tutto mettere in panchina un nome amato dai tifosi e per questo fu contattato Beppe Chiappella, vecchia gloria viola sia come giocatore sia come allenatore. Ma l’ex centromediano dello scudetto 1955-56, quello con Fulvio Bernardini tecnico, prese tempo per motivi di salute e così si optò per un colpo a sorpresa. Appunto De Sisti.
Anche lui ex campione nella Fiorentina, protagonista dello scudetto 1968-69 con Pesaola allenatore, oltre che azzurro ai Mondiali di Messico 1970. De Sisti aveva smesso di giocare un anno e mezzo prima, indossando la maglia della Roma, e nella Roma era rimasto a fare l’osservatore. A nemmeno 38 anni e senza alcuna esperienza in panchina comprese l’opportunità datagli dagli ambiziosi Pontello, non ebbe paura ed accettò all’istante. Il contratto era fino a giugno, a De Sisti fu detto con chiarezza che per l’anno seguente si sarebbe puntato su un allenatore di maggiore esperienza. Ma quella Fiorentina con 14 risultati utili consecutivi riuscì a passare dalla Serie B fino quasi alla zona UEFA, arrivando quinta e quasi imponendo la riconferma del ‘Picchio’ qualche anno più tardi reso immortale anche da Lino Banfi-Oronzo Canà.
E proprio nell’estate 1981 la squadra che aveva come leader tecnico Giancarlo Antognoni fu protagonista di un grande calciomercato, con gli arrivi di Graziani, Pecci, Massaro e Vierchowod, lottando subito per lo scudetto con la Juventus, ma soltanto sfiorandolo. Sembrava l’inizio di una carriera strepitosa anche da allenatore, ma problemi di salute e treni persi (per qualche mese si parlò di lui come successore di Vicini sulla panchina dell’Italia, dopo il Mondiale del 1990) lo avrebbero poi collocato nell’opinionismo televisivo.
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