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Le italiane in Europa League, l'Atalanta in vendita, la Serie A durante il Mondiale e la Corea secondo Mazzola.
Napoli, Lazio e Atalanta hanno preso sul serio i sedicesimi di finale di Europa League e la cosa non era affatto scontata. La squadra di Spalletti si giocherà tutto al Maradona contro un Barcellona che ha dominato e l’ha graziata più volte: la statistica non è tutto, a maggior ragione nel calcio, ma 21 tiri a 4 per i ragazzi di Xavi dicono qualcosa: comunque partita da Champions, magari con un Osimhem servito meglio la qualificazione sarà alla portata. L’Atalanta non si è arresa all’ennesima partita sfortunata ed ancora una volta è stata abbandonata da Muriel: poi il gioco, le sostituzioni (fondamentale l’entrata di Koopmeiners, piede superpreciso, e Boga, nella testa di Gasperini una specie di Papu 2) e Djimsiti hanno ribaltato un Olympiacos da difesa-contropiede. Brutta serata invece per la Lazio, non per il risultato perché 2-1 in casa del Porto possono perdere anche i più forti, ma perché ancora una volta si sono visti i limiti di una rosa che in gennaio Lotito non ha voluto rinforzare, dando a Sarri ottimi alibi. L’allenatore aveva chiesto un difensore centrale, al di là dell’infortunio di Acerbi, e un vice-Immobile, non ha avuto niente ed è stato anche sfortunato perché Luiz Felipe non ha mai giocato così male e Felipe Anderson al di là delle caratteristiche diverse da quelle di Immobile non era proprio in partita. Detto questo, la Lazio non è morta e fra una settimana può farcela.
A proposito di Atalanta, da diversi giorni si parla di un fondo americano intenzionato a comprare da Percassi la maggioranza delle azioni, con cifre che variano a seconda delle fonti, comunque più di 300 milioni di euro. Inutile fare troppi ragionamenti in anticipo, certo sarebbe una sorpresa enorme che Percassi, pur abile uomo d’affari, vendesse quella che per lui, ex calciatore e bergamasco fuori e dentro, non è e non sarà mai un’azienda come tutte le altre. Sarebbe in un certo senso la fine di un’idea e di un’identità, un dispiacere anche per chi non tifa Atalanta. Il mitico ‘prodotto Serie A’ perderebbe tanto.
Una Serie A che fine anno potrebbe emigrare, in versione dimezzata visto che perderà tanti giocatori (speriamo anche quelli italiani) impegnati nel Mondiale in Qatar. L’amministratore delegato della Lega Luigi De Siervo ha ribadito, in una intervista alla Reuters, la sua intenzione di organizzare un torneo-tournée negli Stati Uniti per vendere poi meglio il prodotto per così dire vero. Una buona idea, sempre meglio che stare a casa davanti al televisore con lo stipendio che comunque corre, anche se ci domandiamo chi possa guardare una roba del genere, per gli americani una specie di festival degli sconosciuti.
Per la verità storica non è mai troppo tardi. Per questo farà molto discutere la clamorosa intervista rilasciata da Sandro Mazzola al sito (e rivista) RevistaLibero.com, in cui parlando del Mondiale del ’66 l’ex campione della Nazionale e dell’Inter sostiene che quell’eliminazione al primo turno, quella che tutti ricordano come ‘La Corea’, fu figlia anche di un complotto contro Fabbri e contro la dirigenza del momento all’interno della FIGC e che i giocatori, fra i quali lui stesso, erano convinti di essere stati drogati. E non per vincere. A riprova di questo un test a cui si sottopose Mazzola qualche giorno dopo la partita, in cui vennero rilevati nelle sue urine tracce di ansiolitici. Una tesi che fra l’altro Fabbri ha sempre portato avanti fino alla morte, senza essere preso troppo sul serio.
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