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La Juventus davvero da Allegri, l'autostima di Balotelli e le statistiche a volte utili.
Non è davvero stata la serata di Dusan Vlahovic, in campo dove ha avuto soltanto un’occasione da gol e fuori dove il Franchi gli ha indirizzato cori senza senso, per non dire di peggio. Con fischi per così dire naturali ed altri con l'utilizzo di fischietti: cose già viste e soprattutto sentite con Berti, Baggio e Batistuta. Chissà cosa penserebbero, molti dei fischiatori, se loro figlio dovesse scegliere fra una carriera nella Juventus e una nella Fiorentina: ci ripetiamo, ma il problema non è Vlahovic che lascia la Fiorentina ma il sistema che non consente alla Fiorentina di competere per lo scudetto. La Juventus con 9 assenti ha sofferto contro la la squadra di Italiano ed un vitalissimo Ikoné, ma ha portato a casa una vittoria in cui non credeva nemmeno lei, grazie all’autogol di Venuti nel finale: considerando il peso del gol in trasferta le basterà non suicidarsi al ritorno del 20 aprile (o dintorni) per raggiungere la finale di Coppa Italia. Anche se la Fiorentina ha giocato meglio e avuto più occasioni, questa è una vittoria che ha il marchio del miglior Allegri, cioè la capacità di adattarsi alle situazioni: cambiando modulo all’inizio, con il 3-5-2, e ricambiandolo nel secondo tempo con un 4-4-2 che ha un po’ fatto respirare la Juventus, eccellente nei difensori (soprattutto De Ligt) e con una prova davvero da Barcellona di Arthur.
Come sta Mario Balotelli? A tre settimane dai playoff per andare al Mondiale se lo chiede anche Mancini, che almeno come arma della disperazione a partita in corso potrebbe utilizzarlo. Dopo il Covid e qualche altro problema fisico, in gennaio, è tornato titolare nell’Adana Demirspor e sta facendo il suo nella squadra allenata da Montella e che ha come capitano Inler, quinta nel campionato turco ma a soli 4 punti dalla qualificazione ai preliminari di Champions. Di sicuro ha una buona autostima, Balotelli, visto che al sito The Athletic, da poco comprato dal New York Times, ha detto di non invidiare niente a Messi e Cristiano Ronaldo e che se fosse rimasto nel City avrebbe potuto vincere il Pallone d’Oro. Il trentunenne attaccante bresciano ammette di avere fatto qualche sbaglio ed il punto è proprio questo, come ben sa chi lo conosce oltre l’ufficialità: Balotelli in carriera ha mai commesso grossi sbagli ed è di base un bravo ragazzo, a dispetto della fama ha fatto fuori dal campo meno stupidaggini di colleghi celebrati e protetti mediaticamente. Il suo problema come calciatore è che si è lasciato andare, fidandosi solo del talento naturale: gli ultimi suoi allenamenti intensi risalgono proprio ai tempi del City di Mancini. Non gliene importa così tanto, e questo dal punto di vista calcistico è più grave di una serata in discoteca.
Le statistiche applicate al calcio sono spesso una forzatura, visto che in questo sport il valore relativo del singolo episodio è enorme, però qualcosa dicono sulla qualità del lavoro degli allenatori. A questo punto della Serie A, tenendo conto di expected goal e assist, la squadra che crea più situazioni pericolose a partita è l’Inter con 3,15 di media, davanti a Lazio (3,04), Atalanta (2,88), Verona (2,78), Napoli (2,70), Milan (2,48), Fiorentina (2,42), Roma (2,30), Sassuolo (2,22) e Juventus (2,19). E quella che ne subisce meno? La miglior fase difensiva è quella dell’Inter (0,92 situazioni pericolose subite a partita), seguita da Napoli (1,04), Juventus (1,33), Milan (1,41), Torino (1,62), Roma (1,63), Atalanta (1,65), Fiorentina (2,00), Bologna (2,04), Udinese (2,23), Verona (2,26), Sassuolo (2,33) e Lazio (2,41). Numeri utili per capire non chi vincerà una partita, perché per quello è sufficiente un autogol, ma per valutare un allenatore ed il suo rendimento in rapporto al budget.
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