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La Juventus ancora fuori agli ottavi, la specialità di Emery, la svolta di Vlahovic e il bilancio stagionale
La Juventus contro il Villarreal ha buttato via nella maniera peggiore la qualificazione ai quarti di finale di una Champions League che probabilmente non avrebbe vinto, visto che delle otto rimaste in corsa la peggiore è proprio il Villarreal, ma che sarebbe stata un segnale importante per il futuro. Un ottimo inizio, con piglio diverso rispetto alla Juventus da vittorie allegrianamente ‘di corto muso’ che sta quasi sognando lo scudetto, una traversa di Vlahovic, altre situazioni pericolose, poi dalla mezz’ora del primo tempo più niente contro una squadra organizzata, con 4-4-2 blindato, che ha cambiato passo nell’ultimo quarto d’ora con l’ingresso di Gerard Moreno e dallo Stadium ha portato a casa uno 0-3 esagerato ma anche una qualificazione meritata.
Poi il calcio non è la ginnnastica ritmica o i tuffi, le cose che diciamo sempre, eccetera: se la Juve fosse uscita iniziando in maniera più guardinga tutti avrebbero detto che le partite di Champions vanno aggredite e che Allegri non ha la mitica mentalità internazionale. E se fosse passata difenendo un 1-0 iniziale saremmo ora qui a parlare di 'concretezza'. Rimane il fatto che per la Juventus, considerando la differenza di fatturato e di prospettive, uscire contro il Villarreal, la settima squadra della Liga, sia stato più amaro rispetto alle eliminazioni della squadra di Sarri con il Lione e di quella di Pirlo con il Porto, sempre agli ottavi. Un club dalle potenzialità e dalle spese nemmeno paragonabili a quelle del mondo Agnelli-Elkann, il Villarreal, ma che in Europa spesso impacchetta avversari più quotati e dalle spese no limits, come è avvenuto l’anno scorso in Europa League con il Manchester United. Specialità anche di Emery, fra l’altro, con il Villarreal e con il Siviglia, mentre dall’altra parte della barricata (cioè il PSG) la prospettiva è per lui un po’ cambiata.
Se l’analisi della partita è già da carta straccia, o se vogliamo da byte sprecati, non altrettanto è quella della stagione della Juventus, che può essere divisa in A.V., Avanti Vlahovic, e D.V., Dopo Vlahovic. Una rosa certo non peggiore di quelle di Napoli e Inter, e senz’altro migliore di quella del Milan, sta portando ad un quarto posto che è il minimo del minimo sindacale anche tenendo conto di un centrocampo nemmeno paragonabile a quello di pochi anni fa e che Locatelli non ha migliorato. Non si possono ogni volta criticare Arthur e Rabiot, perché quelli sono, o notare che il principale schema è il cross di Cuadrado: questa è la Juventus di Allegri, che migliorando la qualità dei singoli migliorerà anche il resto (ma a questo punto si potrebbe anche richiamare in panchina Trapattoni). La Supercoppa è stata persa contro l’Inter. La Champions è finita prima di raggiungere il livello naturale della Juventus e della altre corazzate, quello dei quarti, dopo cui contano quasi soltanto episodi e situazioni. Rimane la Coppa Italia, che peraltro aveva vinto anche Pirlo e che comunque è ancora da conquistare passando sulla Fiorentina e su una delle due milanesi.
Un bilancio inaccettabile, per un club che negli ultimi due anni ha fatto aumenti di capitale per 700 milioni di euro: è quasi come se gli Agnelli si fossero ricomprati la Juventus da sé stessi, per ritrovarsi messi peggio che al punto di partenza. Per proseguire sulla linea, peraltro giusta, dei giovani dal grande potenziale, diciamo senza troppa fantasia Zaniolo la prossima estate o De Ligt e Chioesa ai loro tempi, oltre ovviamente a Vlahovic, occorreranno tanti altri soldi. Ma soprattutto dirigenti capaci di spenderli al meglio: perché il fallimento in una partita o in una stagione può essere attribuito all’allenatore, ma quello di un progetto solo a chi comanda. Andrea Agnelli si deve quindi prendere i complimenti per i nove scudetti consecutivi e le critiche per la sua gestione degli ultimi tre anni, compresa quella umana di tante situazioni: non vogliamo paragonare gli 11 minuti di Dybala ai 6 di Rivera in Messico, ma i segnali sono di quel tipo.
In definitiva, uscire agli ottavi di Champions non è questa gran tragedia rispetto ad un'uscita nei quarti, e dopo un ciclo come quello dell'ultimo decennio qualche stagione di transizione ci sta, ma in rapporto ai mezzi a disposizione (da sottolineare due volte: in rapporto ai mezzi a disposizione) la Juventus attuale è stata costruita male, pensando a tutte le ultime tre stagioni. La Superlega vagheggiata da Agnelli e Florentino Perez non nascerà mai, ma per entrare in quella realistica targata UEFA c'è ancora un po' di strada da fare.
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