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Il derby del futuro, la scomparsa dell'Inter, la forza del Milan, il Napoli di Osimhen e una settimana generazionale.
Mourinho si è guadagnato non diciamo l’immortalità ma ulteriori bonus giallorossi sì, distruggendo la Lazio nel derby e dando sostanza ad una stagione in cui una Roma non attrezzata per la lotta Champions alla fine ha fatto il massimo. Come risultati, si intende, perché il resto è tutto da asteriscare. Certo nel mondo dell’ultima impressione che è quella che conta un derby vinto 3-0 ha il suo peso, senza contare le immagini iconiche dello Special One che ‘allena’ la Curva Sud e le decisioni nette, alla Mourinho, come quella di escludere Zaniolo senza bisogno di pretesti fisici o tattici. Un peso che dall’altra parte rischia di schiacciare Sarri non tanto per la Lazio della stagione in corso ma per quella che verrà: la linea Lotito-Tare funziona meglio con l’allenatore-gestore, cosa che Sarri non è e non sarà mai.
Dalla seconda metà del secondo tempo nel derby del 5 febbraio alla partita di sabato scorso con la Fiorentina: in un mese e mezzo l’Inter ha fatto di tutto per uscire dalla lotta per lo scudetto e adesso ci è quasi riuscita. Calo atletico complessivo, con poche eccezioni (Dumfries e Perisic), attaccanti che sbagliano lo sbagliabile per motivi di età o loro limiti, alternative quasi mai all’altezza dei titolari ed in qualche caso, come Sensi per Brozovic, lasciate partire da Marotta con leggerezza. Insomma, l'Inter che nonostante la cessione dei due più forti giocava meglio dell'Inter di Conte è scomparsa. E nonostante questo la squadra di Simone Inzaghi ha anche in questo periodo giocato a volte un calcio decente, facendo una bella figura con il Liverpool, e tutto sommato non è fuori dai giochi. Però la visione delle partite, più delle statistiche, dice che l’Inter è in riserva, per non dire crollata, senza nemmeno provare ad attuare piano B. Magari la sosta mondiale le farà bene, ma non si vede perché dovrebbe fare male a Milan e Napoli. O alla Juventus, dopo il disastro in Champions vittoriosa sulla Salernitana e ormai a un punto ai nerazzurri, sia pure con il solito asterisco di Bologna-Inter da recuperare. Ma quello ancora più grosso di Juventus-Inter alla ripresa dopo gli spareggi mondiali.
A Cagliari una partita dagli highlights ingannevoli, perché è vero che nel finale invece di pareggiare Pavoletti ha colpito la traversa, ma è ancora più vero che il Milan ha dominato una partita insidiosa contro una squadra per forza di cose (la retrocessione è a 3 punti) stramotivata. I rossoneri di Pioli hanno costruito molto e rischiato poco: Kalulu e Tomori quasi perfetti, potrebbero diventare gli insospettabili uomini scudetto ancor più di Hernandez e Leão. Mazzarri si è lamentato per un fallo da rigore di Maignan su Lovato: al di là delle moviole fuori tempo massimo, perché poi ogni episodio di contatto può essere visto diversamente, colpisce sempre la differenza di riscontro mediatico. Un conto è 51-49, un altro 100-0: basti pensare allo stesso episodio a maglie invertite, senza andare sui massimi sistemi. Difficile che Casini possa fare qualcosa in questo senso, non è che possieda giornali e televisioni, anche se il fatto che non l’abbiano votato Juventus, Inter, Milan e Roma lascia ben sperare.
Meno bene del Milan ha giocato il Napoli, che con l’Udinese l’ha raddrizzata grazie a Mertens ma soprattutto ad Osimhen, uno dei pochi attaccanti della Serie A da altissima Champions League: uno pagato tanto che vale tantissimo. La rosa di Spalletti è per valore medio dei singoli superiore a quella di Pioli, ma ormai siamo in una fase in cui queste considerazioni contano meno del carattere e, diciamolo perché vale per tutti, dell'impegno delle avversarie senza obbiettivi. In coda la Sampdoria ha dato un senso a tutta la sua stagione battendo il Venezia e andando a più 7 sulla squadra di Zanetti e sul Genoa, che alla fine è riuscito a vincere una partita, con il Torino. Dando per spacciata la Salernitana, le altre due retrocesse usciranno dal terzetto Cagliari-Venezia-Genoa, con il Genoa che da qualche giornata sembra la squadra più in palla.
Comincia la settimana più importante per il calcio italiano negli ultimi quattro anni, chissà quali discorsi faremo dopo. In base al risultato, ovviamente: sì, perché nel mondo in cui tutti mettono le mani avanti con il mitico ‘progetto’ conterà soltanto quello. Stiamo parlando della competizione più importante di tutte, quella che fa la differenza fra la gloria eterna ed i riconoscimenti del presente. Detto questo, non si sono registrati suicidi per le eliminazioni europee di Juventus, Inter, Milan, eccetera, né ci saranno per un fallimento degli azzurri: in un momento storico come questo, a maggior ragione, evitiamo di vedere drammi nel calcio. Però siamo di fronte a quei ‘Di qua o di là’ generazionali che soltanto un Mondiale di calcio sintetizza. In concreto a preoccupare è la difesa, con Donnarumma contestato al PSG e tanti infortunati fra centrali e laterali: forse Palermo ci restituirà un po’ quel clima da notti magiche che l’anno scorso aiutò tantissimo nel girone, poi però Mancini e i giocatori dovranno metterci del loro.
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