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Dopo la sconfitta con il Maccabi Haifa la Juventus è quasi fuori dalla Champions League e ricorre a soluzioni antiche...
Dopo la disfatta con il Maccabi Haifa, che rende difficilissima la qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, la Juventus starà in ritiro fino al derby con il Torino. Una scelta davvero d’altri tempi, anche se paradossalmente il ritiro ha più senso oggi con rose di 25 giocatori di cultura diversa rispetto a ieri quando l’anima italiana delle squadre (che oltretutto la Juventus ha avuto fino a pochissimo tempo fa) rendeva più facile capirsi.
Una scelta che è un nuovo tentativo di Agnelli di difendere la posizione dell’allenatore e quindi anche la sua che dall’esonero del ‘vecchio’ Allegri, nell’estate 2019, non ha più toccato palla fra errori e anche sfortuna sia con i Chiesa sia con i Di Maria, per non parlare di Pogba. Con gli errori che sono stati anche politici, basti pensare alla vicenda Superlega ed ai suoi effetti collaterali, tipo il rigore non dato a Cuadrado in Israele, che però chissà perché non hanno toccato il Real Madrid.
Certo è difficile pensare che un Allegri fuori dalla Champions possa sopravvivere, come allenatore della Juventus, ai due mesi di stop da Mondiale. Fra l’altro lui è un allenatore che nelle precedenti 10 partecipazioni alla Champions League (di cui 4 con il Milan) la qualificazione alla fase decisiva non l’ha mai mancata e due volte è anche arrivato in finale: ecco, confrontare lo spirito di quelle squadre con la Juventus attuale sarebbe una risposta a chi pensa che il problema sia tattico.
Magari il ritiro punitivo, usato anche all’epoca di Moggi e Giraudo (e non certo perché lo sollecitasse Lippi) ma che in casa Juventus ha avuto meno successo che in altre realtà, funzionerà come risultati sul campo, ma certo non potrà reinventare un progetto confuso, che vuole tenere insieme troppe cose in troppo poco tempo: il bilancio da risanare, i trofei da vincere, la squadra da ringiovanire, lo status da difendere.
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