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Osimhen sempre più lontano© LAPRESSE

Osimhen sempre più lontano

Gli inseguitori del Napoli, la Juventus di Fagioli, gli espulsi dalla Curva Nord, l'occasione di De Zerbi e quelli che sperano nella Tunisia.

31 ottobre 2022

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Il Napoli vola, i suoi inseguitori no. Per la squadra di Spalletti certi momenti della partita contro il Sassuolo sono stati giocati con una facilità imbarazzante, e prima della sosta mondiale ci sarà un solo impegno duro, sabato prossimo a Bergamo contro un’Atalanta in formissima (Empoli battuto a domicilio e non solo per merito di un Lookman che è uno dei giocatori più caldi del campionato) e seconda a 5 punti di distanza, prima di regalare agli scommettitori partite da Over al Maradona contro Empoli e Udinese. Sulla carta più facile la strada per il Milan con Spezia, Cremonese e Fiorentina. Un Milan che però è caduto contro il Torino, in una delle partite peggio giocate dell'era Pioli, e che adesso è terzo a meno 6. A 24 punti, 8 meno del Napoli, quarte sono l’Inter che ha passeggiato sulla Sampdoria e la Lazio che si è fatta rimontare in casa dalla Salernitana una partita che stava stradominando: per la squadra di Sarri, ex migliore difesa della Serie A (ora è la Juventus), un suicidio senza grandi colpe se non la quantità industriale di gol sbagliati, pazzeschi i due di Vecino. Non è comunque che il campionato finisca il 13 novembre e anche se il Napoli dovesse rimanere quello attuale è probabile che migliorino molto Roma e Juventus, così come l’Inter con Lukaku al 100%. Insomma, in una stagione normale avremmo già assegnato lo scudetto a Osimhen e compagni, in questa sono in tanti che da gennaio potranno rimediare ai tanti errori fatti. Fra questi anche la preparazione atletica, perché gli infortuni muscolari sono una colpa e non ‘sfortuna’.

Il futuro della Juventus è Nicolò Fagioli? Citiamo lui soltanto perché autore del gol della vittoria contro il Lecce, ma avremmo potuto scrivere anche Iling, Soulé, Miretti, Kaio Jorge, Aké… tutti Under 21 (per metà infortunati...) e senza dimenticare che Vlahovic e Kean di anni ne hanno 22 ma mediaticamente esistono da tanto tempo. In un momento in cui in discussione sono Allegri, Agnelli e anche i dirigenti da Elkann affiancati al cugino in una sorta di commissariamento, come Arrivabene, non è banale chiedersi quale sia il modello di Juventus da inseguire. Il dream team da alta Champions League (in teoria) che con l’acquisto di Cristiano Ronaldo nell’estate 2018 ebbe la sua manifestazione massima? La squadra affamata del primo anno di Conte allenatore? La via di mezzo del primo Allegri? La panchina di Allegri è ancora di Allegri proprio a causa di questa incertezza. Non c’è la risposta giusta, si può vincere o comunque emozionare i tifosi in diversi modi, ma c’è però un allenatore diverso per ogni risposta.

L’uccisione del capo ultras dell’Inter Vittorio Boiocchi, poco prima di Inter-Sampdoria, non ha probabilmente origini calcistiche, vista la quantità di imprese criminali in cui Boiocchi era stato protagonista durante la sua vita fuori dal carcere (dove è stato 26 anni). Ma ha avuto un effetto calcistico immediato, cioè lo svuotamento della Curva Nord di San Siro in segno di lutto, con obbligo di andarsene anche per chi non era affatto in lutto e voleva vedersi la partita. I danni, cioè in alcuni casi botte per chi voleva rimanere, e le beffe, con gli steward che hanno impedito l’accesso (peraltro giustamente, visto che quasi tutti i settori erano pieni) ad altre zone dello stadio. Al di là dei rimborsi, la domanda è una: i nuovi stadi, moderni e ipertecnologici, potrebbero addomesticare gli ultras come ad esempio è avvenuto con quelli del Bayern Monaco? Lo Stadium di Torino, con fazioni di tifosi della Juventus che si contendono il controllo della curva (prima del derby altra rissa) dice che in Italia l’operazione è possibile soltanto in parte. Ma si può sempre migliorare. Certo nel nuovo calcio gli ultras non hanno più ragione di esistere, anche al di là degli episodi di delinquenza. Il tema gigantesco è però un altro, decisamente più scomodo: in quanti stadi italiani si può andare fra i tifosi per così dire normali, quelli che magari disprezzano gli ultras, con la maglia della squadra avversaria? 

Per Roberto De Zerbi è arrivata la prima vittoria in Premier League, contro il Chelsea allenato da Potter, che aveva lasciato la panchina proprio del Brighton per salire su un treno certamente più di lusso. Lo stesso su cui sarebbe salito De Zerbi, ma in Italia, se avesse aspettato ancora qualche mese a casa prima di firmare un contratto fino al 2026 con il club dell’incredibile Tony Bloom, arricchitosi con le scommesse ma da scommettitore e non da bookmaker. In estate Galliani aveva cercato di tenerlo caldo per il Monza, con Stoppa già pericolante, ma De Zerbi aspirava ed aspira a ben altro. A volte le carriere sono davvero questione di tempi, perché le due (e magari tre, se l’Atalanta continuerà così) fra Napoli, Milan, Lazio, Inter, Roma e Juventus che staranno fuori dalla Champions saluteranno il loro attuale allenatore e per tutte De Zerbi sarebbe stato una delle prime scelte. Più facile vincere lo scudetto con una squadra di classe medio-alta, come ha dimostrato Pioli, che vincere la Premier League contro almeno sei corazzate inavvicinabili. A meno che De Zerbi non veda proporio lì il suo futuro, nella NBA (e non sempre è un complimento) del calcio.

Il sogno un po’ cialtrone, ma anche molto diffuso, del ripescaggio mondiale dell’Italia non è mai morto e si nutre di sempre nuove nazionali da estromettere da Qatar 2022. Dopo l’Ecuador per il caso Castillo e l’Iran perché non rispetta le donne (il Qatar e l’Arabia Saudita invece…), adesso è la volta della Tunisia visto che il locale ministro dello sport vorrebbe nella sostanza commissariare la federcalcio tunisina. Non è un’invenzione giornalistica, visto che la stessa FIFA si è attivata per difendere l’indipendenza di uno dei suoi affiliati minacciando sanzioni, fra cui l’esclusione dalle competizioni. Il caso Tunisia è più concreto degli altri, comunque vada a finire, ma è impossibile che al suo posto venga scelta una squadra non africana (sarebbe l’Algeria, la più alta come ranking fra le cinque arrivate agli spareggi) anche se il regolamento è così vago che Infantino avrebbe davvero le mani libere.

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