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L'Europa di Zaniolo© AS Roma via Getty Images

L'Europa di Zaniolo

Il bilancio dei gironi, la mano europea di Pioli, il ritorno di Chiesa, i calcoli di Donnarumma e l'esempio di Piqué.

4 novembre 2022

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Il calcio italiano esce dai gironi delle coppe europee in maniera più che dignitosa: tre squadre agli ottavi di Champions League, come la Germania e una in meno dell’Inghilterra, ma anche due più di Spagna e Francia: Napoli e Milan hanno fatto il loro, vista la difficoltà dei rispettivi gironi, l’Inter un po’ più del suo e la Juventus molto meno, con tutto il rispetto per il Benfica (ma in bianconeri hanno perso anche con il Maccabi Haifa). In Europa League qualificazione lacrime e sangue per la Roma, che in campo internazionale ha per motivi misteriosi uno Zaniolo più decisivo che in Serie A, e mezzo suicidio della Lazio, che va in Conference League a fare compagnia alla Fiorentina. Assurdo trarre considerazioni sui massimi sistemi da due mesi di calcio ipercompresso, però una domanda ha cittadinanza: quante di queste squadre hanno un’anima italiana? Di fatto nessuna, anche se gli italiani di valore (Barella, Tonali, Pellegrini, eccetera) non mancano ed i giovani trovano spazio soltanto per infortuni dei titolari o per disperazione. Con questo non si vuole giustificare il secondo fallimento mondiale consecutivo, ma soltanto fare una riflessione su una classe media in grande declino: del resto i minuti giocati da italiani in Serie A sono il 36% del totale, contro il 45 di quattro stagioni fa.

L’ultima volta in cui il Milan si è qualificato agli ottavi di Champions League c’era Allegri allenatore, anche se poi in panchina contro l’Atletico Madrid sarebbe andato il subentrante Seedorf. Era la squadra di Abbiati, Mexes, Montolivo, Kakà, Balotelli… tanto per dire quanto tempo sia passato. Nove stagioni che nel calcio sono un’era geologica. Certo eliminare Salisburgo e Dinamo Zagabria non è stata un’impresa storica, ma rimane il fatto che il confermatissimo Pioli sia uno degli allenatori italiani che più incide sulla somma del valore dei singoli. Prova ne è che quest’anno, visto il fallimento di De Ketelaere e la poca fiducia negli altri acquisti, il Milan sembri anche più forte dell’anno scorso. Poi se il Napoli proseguirà al ritmo attuale si giocherà per il secondo posto, ma ancora non è detto.

Il ritorno in campo di Enrico Chiesa, dopo quasi 300 giorni di assenza dal campo, è l’unica nota positiva della Champions League della Juventus, chiusa con 5 sconfitte su 6 partite e la ‘qualificazione’ all’Europa League. Che può dare un minimo di entusiasmo, come dimostra il caso Roma-Conference League della scorsa stagione, ma rimane la Serie B del continente. Insomma, un disastro che non ha Allegri come unico padre, anche se al momento giusto così verrà spiegato. Con Pogba, Chiesa, Di Maria, eccetera, a gennaio può ripartire un altro campionato. Ricordando che anche in questo, pur con i cambi di modulo e tutti gli altri problemi, quella bianconera è la miglior difesa della Serie A. Spesso soffre, ma di gol ne prende pochi.  

I calciatori conoscono le regole del calcio? Non tutte e non tutti, pensando a quei professionisti che a volte vediamo invocare il fuorigioco degli avversari per un passaggio ricevuto da rimessa laterale. E sono ancora di più quelli che non conoscono bene i criteri di qualificazione delle competizioni che giocano, visto che Donnarumma ha ammesso che i giocatori del PSG non sapevano bene quanti gol dovessero fare alla Juventus per arrivare primi nel girone. E quindi anche che nessuno glielo ha detto, cosa ancora più grave.

In un calcio con sempre meno identità e riconoscibilità, che non a caso ai giovani piace sempre meno, Gerard Piqué che lascia il Barcellona e il calcio giocato è una grossa notizia. Ancora da definire la sua eventuale partecipazione al Mondiale con la Spagna di Luis Enrique, in ogni caso dal gennaio 2023 si dedicherà soltanto ai suoi tanti affari, Coppa Davis in testa. Non si accettano scommesse sul fatto che quando sarà il momento proverà a diventare presidente del Barcellona, visto che suo nonno ne è stato vicepresidente e che lui ha la Catalogna nel sangue, anche in senso politico-indipendentista. Uno dei non tantissimi casi di campione appartenente all’alta borghesia, uno che ha vinto tutto e non per modo di dire (Mondiale, Europeo, quattro Champions League, mille altre cose), da protagonista e calciatore pensante. Che non a caso saluta a 35 anni, una bella età, senza fare la vecchia gloria sfiatata e mafiosetta: un esempio anche per questo.

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