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I singoli della Roma, il Mondiale dalla provincia, il patrimonio di Zhang, il ritorno di Ferrero e l'esclusione di Castillo.
Dopo Karsdorp è stato il turno di Abraham: le strategie motivazionali di Mourinho sono spesso incomprensibili, ma negli ultimi vent’anni lo hanno cercato i più grandi club del mondo mentre molti allenatori-guru da progetto dopo due stagioni di buona stampa sono davanti al televisore e quindi forse Mourinho non è più scarso del proverbiale trentenne tedesco che ogni tanto va di moda. Perché lo Special One tira così tanto la corda nonostante la Roma in fondo sia a soltanto 3 punti dalla zona Champions? Perché nessuna squadra di A nemmeno si avvicina a quella giallorossa come saldo negativo fra occasioni create e gol. I mitici expected goals, spesso usati per attaccare Mourinho, dicono che la Roma ha la miglior fase difensiva della Serie A ed i peggiori difensori come rendimento dei singoli: dovrebbe in teoria subire metà dei gol della Juventus ed invece ne subisce il doppio. Una statistica che fa ancora più impressione di quella dell’attacco, dove mancano all’appello almeno 12 gol. Tutti quelli dei vari Abraham, Zaniolo, Belotti, El Shaarawy, Dybala, eccetera. Contratto di Mourinho fino al 2024: rilancio dei Friedkin, più con un grande difensore che con un grande attaccante, o exit strategy dell’allenatore?
Quale squadra italiana uscirà meglio dal Mondiale? Facile dire la Juventus, che in Qatar ha 11 giocatori tutti in squadre che possono fare strada, senza contare Pogba che a gennaio dovrebbe tornare Pogba e Chiesa con due mesi in più per recuperare il tempo perduto: chissà se ritrovare Chiesa e Di Maria al 100% indurrà Allegri ad abbandonare il 3-5-2 della svolta, probabilmente no. Significativa anche la spedizione di interisti e milanisti (7), ma anche di Napoli e Torino (4). Interessante sarà il torneo di chi nelle ultime settimane, per non dire mesi, si è gestito (eufemismo) in vista del grande appuntamento: da Lukaku a Dybala, da Paredes a Gonzalez, ogni prestazione verrà analizzata in chiave provinciale. Del resto siamo spettatori.
Cosa significa per l’Inter che il patrimonio personale di Zhang Jindong sia sceso a 1,7 miliardi di dollari? Molto, perché quando nel 2016 l’imprenditore cinese padre dell’attuale presidente nerazzurro Steven rilevò il controllo del club da Thohir era il nono uomo più ricco della Cina. Ed ancora nel 2019, pochi mesi prima dell’era Covid, era il quindicesimo con 14 miliardi di patrimonio, mentre adesso la sua posizione nel ranking è la numero 514. In altre parole, la crisi legata alla pandemia ha bruciato il 90% del patrimonio degli Zhang (la cui attività principale è basata su negozi fisici), trasformando l’Inter da provincia dell’impero ad asset principale del gruppo. Con il bilancio in costante perdita, l’ultimo diceva meno 140 milioni di euro, ma con alcuni colpi in canna (lo stadio, la Superlega) che consiglierebbero di rimandarne la vendita. Non di tanto, si parla di qualche mese, perché i 40 milioni di soli interessi sul debito pagati lo scorso anno prefigurano una situazione da quasi avvitamento.
Cosa sta succedendo alla Sampdoria? Ce lo chiediamo perché il 6 dicembre scadrà l’interdizione di Ferrero e quindi in teoria il produttore potrebbe tornare a gestire il club in prima persona, salutando Marco Lanna ed in attesa di Al Thani o di chi per lui con i famosi 40 milioni, oltre che di una dirigenza con Gianluca Vialli uomo immagine ed anche un altro volto amato come Ivano Bonetti. Rimanendo al calcio, Stankovic non sembra in pericolo nonostante le 5 sconfitte in 7 partite di campionato, l’ultima con il Lecce particolarmente amara. Certo la squadra andrebbe rinforzata, ma non si vede come il Ferrero attuale possa fare qualcosa di buono per la Sampdoria, al di là del fatto che l’ultima volta in cui si è presentato a Marassi sia dovuta intervenire la Digos per difenderlo. Il Mondiale capita al momento giusto per voltare pagina, lo scenario più probabile.
Byron Castillo, la grande speranza italiana per il Mondiale 2022 (insieme alle donne iraniane, con i loro maltrattamenti usati come se fossero un rigore segnato da Jorginho), starà a casa anche lui. Con una decisione a sopresa l’Ecuador ha infatti deciso di non convocarlo, nonostante la FIFA avesse respinto il ricordo del Cile (la materia del contendere era/è che Castillo sia in realtà colombiano, naturalizzato in base a documenti falsi) e lo stesso TAS di Losanna abbia dato l’ok per il Mondiale, infliggendo all’Ecuador una multa e punti di penalizzazione per le qualificazioni 2026. Il difensore è comunque mezzo infortunato e l’Ecuador ha preferito evitare rischi e contenziosi, segno che qualcosa di sporco c’era. Ma in ogni caso la parte lesa è il Cile, anche se in punta di diritto Infantino avrebbe potuto sostituire l’Ecuador anche con San Marino.
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