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Il ritiro di un campione, l'agente di Martinez, gli ultras del Napoli e le teste del Milan.
Gareth Bale si è ritirato dal calcio giocato, a soli 33 anni, dopo una stagione e mezzo in cui fra Real Madrid e Los Angeles FC si era trascinato con l'obbiettivo di arrivare a giocare il Mondiale con la maglia del Galles, l’unica (questa la principale critica nei suoi confronti) di cui mai gli sia realmente importato. Nella storia per le tante giocate decisive nelle finali o comunque in partite decisive, sia in nazionale sia nel Real Madrid, ma anche per essere stato il primo giocatore ad essere pagato più di 100 milioni di euro, soldi dati dal club di Perez al Tottenham nel 2013. Da esterno sinistro difensivo ad offensivo, dalla fascia a jolly dell’attacco giocando all’occorrenza anche da punta centrale: Ancelotti e Zidane lo hanno apprezzato, visto che è stato decisivo nella Champions vinta dall’italiano con il Real e in due su tre di quelle vinte dall’eterno aspirante alla panchina della Francia. La finale 2017-18, con Bale già logoro e con una storia medica notevole, la sua ultima grandissima partita. La prima al Real Madrid, trovando subito l’intesa con Benzema e Cristiano Ronaldo, la stagione probabilmente migliore. Da asteriscare la parte di carriera senza più la strapotenza fisica devastante degli inizi, se non per pochi minuti. Bale è stato il più forte gallese della storia del calcio? La discussione ha cittadinanza, inserendovi anche Giggs e Billy Meredith (Giulio Cesare e Napoleone sono esistiti, anche in assenza di telecamere). Ad un piano inferiore Charles, Allchurch, Toshack e Rush, secondo noi anche Southall e Hughes.
Chi è l’agente di Roberto Martinez? Se lo sono chiesti tutti, ma proprio tutti (la risposta esatta è l’agenzia belga Quadrans), dopo la firma con il Portogallo da parte di un allenatore che con il Belgio aveva finito in calando, con l’eliminazione nel girone al Mondiale in Qatar. Certo Martinez è anche quello che ha portato la generazione presunta d’oro al terzo posto al Mondiale 2018 e al primo nel ranking FIFA. Poco da dirgli anche per Euro 2020, sconfitto nei quarti da un’Italia in missione (miglior partita azzurra della gestione Mancini, in rapporto alla situazione), ed in generale per i risultati. Un bravo gestore, anche sfortunato viste le occasioni avute con la Croazia, che adesso dovrà gestire l’addio del Portogallo a Cristiano Ronaldo.
L’agguato di alcuni ultras del Napoli a loro colleghi, se così si può dire, della Roma, presso la stazione di servizio di Badia al Pino, sembra arrivare da altri tempi come del resto gli stessi ultras. Ideologicamente gli unici che si oppongono al calcio televisivo e senza identità, in concreto a volte (e sottolineiamo ‘a volte’) delinquenti che con pretesti calcistici regolano altri conti. Stiamo parlando di un mondo numericamente sempre più piccolo: secondo la Digos gli ultras propriamente detti sono in tutta Italia 41.200 (sono stati anche il doppio), divisi in 455 gruppi. I peggiori, stando alla classifica 2021-22 degli incidenti in cui sono stati coinvolti, sono proprio quelli del Napoli con 19, davanti a quelli di Lazio e Genoa con 8, quindi non è vero che il problema è uguale in tutta Italia. Significativo che soltanto il 26% degli incidenti avvenga allo stadio, diversamente da quanto accadeva negli anni Ottanta e Novanta. Insomma, per certi versi il mitico modello inglese è già fra noi da anni.
A quasi metà stagione ce lo possiamo anche chiedere: perché nessuna delle prime sette squadre della Serie A, a parte il Napoli, ha fatto un buon calciomercato? Il caso del Milan campione d’Italia è poi clamoroso, perché i nuovi ingaggi li ha sbagliati tutti: da De Ketelaere a Origi, da Adli a Thiaw, da Dest a Vranckx, quello che li ha giudicati più severamente di tutti è Pioli. Che è l’unico sicuramente non colpevole, perché le idee di mercato rossonere hanno tre teste (Maldini, Massara, Moncada) e visioni diverse del calcio. Chi pensa che la squadra vada migliorata, chi ragiona in base alle opportunità, chi pensa che il Milan debba essere come l’Udinese. Su tutto, ed è il problema anche della concorrenza, c’è che un solo errore può condizionare tutto: i 35 milioni di De Ketelaere sono tanti per l’Italia, ma il Manchester City ci comprerebbe una riserva e nemmeno delle migliori.
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