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Le etichette degli allenatori, il mistero Ferrero, la coppa della Juventus e l'Under 21 del futuro.
Cos’ha Davide Ballardini che non va? Facile fare questa domanda adesso, dopo i segnali di ripresa della Cremonese in campionato e la doppia impresa in Coppa Italia con Napoli e Roma, ma la realtà è che Ballardini negli ultimi 15 anni ha quasi sempre fatto bene. E ci è riuscito in tempi brevi, prendendo situazioni disperate senza chiedere chissà quali rinforzi e senza usare il fumo dei ‘progetti’. Ci deve essere umanamente qualcosa che non funziona con i presidenti, visto che tanti indizi fanno una prova. Se no non si spiegano le occasioni avute da lui e quelle invece di tanti ‘predestinati’ bravi di solito ad allenare i giornalisti, a volte senza nemmeno un passato da giocatore che giustifichi il marketing. Ballardini non fa parte di alcun giro di procuratori-direttori sportivi e nemmeno di ‘scuole’ di allenatori: viene spesso accostato a Sacchi, che in realtà è stato soltanto il suo tecnico quando lui giocava nelle giovanili del Cesena, mentre è vero che a far iniziare la sua carriera fu Natale Bianchedi, lo storico osservatore di Sacchi. Certo la sua flessibilità, tattica e psicologica, è molto poco sacchiana. Chissà che non ripassi un treno del livello della Lazio (con cui comunque vinse una Supercoppa battendo l’Inter di Mourinho che di lì a poco avrebbe conquistato il Triplete) del 2009, il caso Spalletti dimostra che non si è alzata soltanto l’età pensionabile ma anche quella in cui si vincono gli scudetti.
Quando la Sampdoria si libererà di Massimo Ferrero sarà sempre troppo tardi. Ma al di là degli scenari futuri esiste anche un presente, fatto da una squadra che lotta per la salvezza e che entro il 16 febbraio deve trovare 11 milioni di euro per il pagamento degli stipendi: se non lo facesse scatterebbero 2 punti di penalizzazione immediati, che anche se pochi significherebbero aumentare le già alte probabilità di retrocessione in Serie B. Lo scenario peggiore è ovviamente il fallimento, con perdita del titolo sportivo, ma ci sono escamotage intermedi (come quello di mettersi nelle mani del Tribunale per congelare la situazione fino alla ipotetica vendita) che dovrebbero evitarlo. Il peccato originale è la cessione del club da parte di Edoardo Garrone nel 2014, quello stesso Garrone che adesso a giorni alterni viene contestato o pregato di tornare in qualche forma. Di fatto Ferrero ebbe la Sampdoria in regalo, anzi di più perché Garrone lasciò la liquidità (circa 65 milioni di euro fra la Sampdoria e la finanziaria di Ferrero) per saldare i debiti con le banche. Una storia incredibile ed infatti a cui non credono in tanti.
E se la Juventus vincesse la Coppa Italia? Non è fantacalcio, visto che battendo l’Inter nella doppia semifinale avrebbe una eventuale, eventualissima, finale con Fiorentina o Cremonese. Si tratta dell’unico trofeo che non sarebbe a rischio in caso di vittoria, a meno di essere radiati dalla FIGC, e darebbe l’accesso all’Europa League. Ma non è nemmeno immaginabile che in presenza di una condanna sportiva italiana confermata la UEFA del nemico Ceferin giri la faccia dall’altra parte. Discorsi non prematuri, perché in campionato si gioca già martedì con la Salernitana ed i giocatori hanno il sospetto di avere davanti 18 amichevoli, perché in termini di penalizzazioni il peggio (traduzione: la sentenza per la manovra stipendi) potrebbe ancora arrivare. E se la Coppa Italia della Juventus non valesse niente le altre tre rimaste in lizza dovrebbero saperlo.
L’Under 21 di Nicolato deve ancora giocare la fase finale dell’Europeo, il prossimo giugno in Romania e Georgia, ma per la sua stessa natura ha il dovere di guardare avanti (con o senza Nicolato, il cui contratto è in scadenza) ed il sorteggio per le qualificazioni ad Euro 2025 è il momento per fare il punto della situazione. L’Italia che nel girone avrà Irlanda, Norvegia e Turchia da chi sarà formata? Detto che i convocabili dovranno essere nati dall’1 gennaio 2002 in avanti, quindi in prospettiva parliamo di una Under 23, a prima vista gli azzurri non sono messi così male. Scalvini, Viti, Udogie, Calafiori, Bove, Bamba, Miretti, Baldanzi, Gnonto, Cancellieri, Colombo, arrivando anche al 2006 Pafundi già convocato da Mancini: a questa età i valori tecnici cambiano nel giro di pochi mesi, ma sembra chiaro che il prossimo gruppo non ha un portiere che si stacchi nettamente dagli altri e non ha tanti centrocampisti, se stiamo suoi giocatori che già possono stare bene in Serie A e non sulle promesse. Non è comunque il caso di fare del disfattismo, perché la classe media c’è. Certo, valutata a 20 anni, non è una generazione di fenomeni.
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