Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
La Roma ha chiuso la sua storia con l'allenatore portoghese a pochi mesi dalla scadenza del contratto. Più che i risultati ha contato l'atteggiamento, anche fuori dal campo
La Roma ha esonerato José Mourinho, con cinque mesi di anticipo rispetto alla fine di un contratto che comunque non sarebbe stato rinnovato. Al suo posto molto probabilmente (mentre scriviamo queste righe la notizia non è ufficiale) Daniele De Rossi e già questa scelta dice molto sulla paura dei Friedkin di mettersi contro la piazza giallorossa, in prevalenza schierata con lo Special One e disposta a credere a tutte le sue scuse: gli infortuni muscolari (che sono invece responsabilità dell’allenatore), la qualità della rosa (che però ha il terzo monte ingaggi della Serie A, a poca distanza da Juventus e Inter), gli arbitri, i media.
Ma più di De Rossi, con tutto il rispetto per il suo finora inesistente curriculum da allenatore (una collaborazione con mancini e un esonero alla Spal), a fare notizia è un Mourinho che nel 2021 i Friedkin avevano scelto come frontman di un progetto di respiro internazionale e che infatti in campo internazionale ha dato i migliori frutti: la vittoria nella sia pure insulsa Conference League, la finale persa fra le polemiche in Europa League, il piazzamento Champions nel mirino e complice il crollo del Napoli quest’anno ampiamente alla portata anche perché magari basterebbe il quinto posto. Un esonero arrivato dopo la sconfitta con il Milan, che non è stata nemmeno la peggiore della stagione (molto peggio il modo in cui è stato giocato il derby) ma che ha confermato un certo atteggiamento contro le squadre più forti, quasi a voler sottolineare la presunta povertà della Roma.
L’esonero è comunque arrivato più per i messaggi negativi trasmessi da Mourinho, compresa la tensione che si è tradotta in espulsioni e ammonizioni anche per staff e giocatori, che per i risultati, pur non brillanti, di una Roma che è a 5 punti dal quarto posto. E il continuo rivangare il passato, citando la rinuncia al prestigio dei Real Madrid o ai soldi arabi, nel nome dell’amore per la Roma non ha aiutato Mourinho ad evitare il quarto esonero di fila dopo quelli con Chelsea (ma dopo aver vinto per la terza volta la Premier League, va ricordato), Manchester United (con una Europa League alzata) e Tottenham.
Conoscendo l’orgoglio dell’uomo, è probabile che aspetti un’offerta europea o di una nazionale prima di tumularsi in Arabia, ma nel momento dell’addio vanno citate anche le tante cose buone fatte alla Roma, prima fra tutte avere spesso riempito l’Olimpico e seconda il lancio di tanti giovani della Primavera, alcuni come Felix, Volpato e Tahirovic ceduti benissimo. Da non dimenticare nemmeno il suo voler rispettare tutte le competizioni e la capacità di identificarsi totalmente nel mondo giallorosso, che non è scontata (allenatori vincenti come Capello erano di tutt’altro parere) ma che di sicuro lo farà rimpiangere. Non dai Friedkin.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato