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L'anno del Napoli, il momento di Martusciello e l'inchiesta sul Milan
Siamo qui a commentare una bella sconfitta, quella del Napoli a Barcellona, ed una pessima stagione che testimonia l’utilità, anche nel calcio del 2024, della figura del direttore sportivo. Certo Giuntoli è voluto andare lui alla Juventus, ma nessuno ricorda che De Laurentiis lo abbia pregato in ginocchio di rimanere per aprire il mitico ciclo, così come non ha pregato Spalletti, anzi. Per il Napoli, la squadra di vertice con meno giocatori del vivaio, l’uscita contro un Barcellona forzatamente canterano e nemmeno paragonabile alle sue versioni con spese no limits, ed un danno finanziario enorme fra uscita dalla Champions e mancata partecipazione al Mondiale per club, per la gioia della Juventus. Il tutto con la certezza di vendere Osimhen e di dover gestire lo scontento di Kvaratskhelia, oltre alla presunzione dei comprimari che Spalletti aveva facilmente intuito. Non era Kim il primo da vendere. Poi il dio del calcio, quello che ha fatto sbagliare il colpo di testa a Lindstrom ma in un altro tipo di stagione glielo avrebbe fatto finire in gol, ha fatto il suo. E adesso? Quale allenatore in ascesa accetterebbe di lavorare con De Laurentiis? Da asteriscare le parole poco lusinghiere dette dal presidente su Sarri, pronte ad essere sbianchettate. Forse il ciclo finito, dopo vent'anni e non uno, è quello di De Laurentiis.
Le vicende di Napoli e Lazio hanno più di qualche punto di contatto, al netto delle sliding doors da Champions (da metterci anche l’occasione avuta da Immobile a Monaco sullo 0-0) e al di là delle storie personali di Calzona e Martusciello: entrambi assistenti di Sarri ad Empoli, entrambi in sintonia anche con Spalletti, entrambi trovatisi sulla panchina della vita quasi per miracolo con anche, nel caso di Martusciello, qualche antipatica considerazione. Ma nel caso della Lazio le ambizioni presidenziali sono decisamente minori ed infatti Lotito non avrebbe mai esonerato Sarri, anche per motivi finanziari. Ed infatti è al momento freddo sull’ipotesi traghettatore, sia pure con personaggi amati come Rocchi e Klose, visto che per chiudere la stagione in qualche modo va bene anche Martusciello. Magari i giocatori, quelli che non seguivano più Sarri dopo averlo in estate implorato di rimanere e che adesso mettono i like (Luis Alberto) alla notizia delle sue dimissioni, seguiranno lui. Intanto il ritiro punitivo a Formello è terminato quasi prima di iniziare. E poi punitivo per cosa?
Il Milan è ancora di proprietà di Elliott, o comunque di fatto controllato dal fondo di investimento americano: questa la tesi della Procura di Milano che ha portato alla perquisizione della sede rossonera. Fra gli indagati l’amministratore delegato di oggi, cioè Furlani, e quello di ieri Gazidis. Nel festival dei giuristi di Google non abbiamo capito una cosa abbastanza importante: il movente. Perché, al di là del fatto che Elliott abbia finanziato per quasi la metà (550 milioni) l’acquisto da parte di RedBird con un prestito ad un tasso abbastanza vantaggioso (il 7%), gli americani avrebbero interesse a gestire in maniera occulta un club calcistico italiano che è solo uno dei loro interessi? Proprio adesso che lo avevano riportato all’equilibrio finanziario, poi. Se Elliott pensava che il prezzo dei club sarebbe esploso negli anni successivi non si capisce il senso di un’operazione che nel 2025 ripagando il prestito o rinegoziandolo consentirebbe a Cardinale (o meglio, ai suoi investitori) di rimanere alla guida del Milan o al limite di rivenderlo all'arabo della situazione, magari entrato come socio di minoranza come nei piani di PIF, guadagnandoci. Insomma, finché l’azionariato dei club non sarà riservato soltanto a persone fisiche (e sarebbe la madre di tutte le riforme), in questo e in altri casi non avremo mai certezze sull’identità dei veri padroni. La logica dice che l’unico movente possibile sia stato quello dell’evitare grane per il discorso Lille, che si sospetta essere rimasto legato a Elliott. Ma come movente non sembra un granché.
stefano@indiscreto.net
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