Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

L'italiano Schnellinger

L'italiano Schnellinger

Addio al grande difensore della Germania Ovest in quattro Mondiali, ma anche del grande Milan di Rocco e Rivera. Che a Milano era rimasto nella sua seconda vita, anche questa di successo...

21 maggio

  • Link copiato

Molto tedesco ma anche molto italiano: a parte Karl-Heinz Schnellinger non sappiamo quante altre persone si possano definire in questo modo. Poche, di sicuro. Il difensore della Germania Ovest in quattro Mondiali e del Milan di Rocco e Rivera campione d’Europa nel 1969 ha lasciato questa terra a Milano, all’età di 85 anni, età che già da sola spiega molte cose: Schnellinger era nato all’inizio della Seconda Guerra Mondiale ed era cresciuto in una Germania devastata sotto ogni profilo. Pupillo di Helmut Schön, assistente del mitologico Sepp Herberger prima di prenderne il posto nel 1962 dopo il Mondiale in Cile (quando Schnellinger fu inserito nell’undici ideale della manifestazione), giocò in nazionale da poco prima il Mondiale 1958 a poco dopo quello del 1970, segnando fra le altre cose dal suo gol dell’1-1 contro l’Italia che apriì la strada a tempi supplementari rimasti fra i più famosi nella storia del calcio.

In realtà Schnellinger, difensore polivalente che soprattutto nel Milan fu utilizzato in tutte le posizioni, segnava pochissimo e in generale si spingeva poco in avanti, però quelle poche volte sono tutte ricordate. Fra queste, oltre al gol fatto ad Albertosi, le sue scorribande nel Mantova di Cina Bonizzoni, dove giocavano fra gli altri Zoff, Giagnoni e Gigi Simoni, che in quel calcio pre-sostituzioni lo mandava all’attacco, senza indicazioni precise, solo per la sua stazza: un 1.80 con tanti muscoli, che oggi non farebbe notizia ma che all’epoca significava essere grossi. Un'altra famosa punta offensiva di Schnellinger fu negli ultimi secondi della finale mondiale del 1966, con il tocco (secondo Gordon Banks di mano, ma non era vero) che poi consentì a Weber di segnare il 2-2.

Campione di Germania con il Colonia, nell’era pre-Bundesliga, Schnellinger è stato uno di primi difensori-difensori a godere di considerazione internazionale, grazie anche all’iconico tackle in scivolata, che anni dopo la Germania Ovest avrebbe ritrovato con Brehme. Ma com’è che uno dei migliori giocatori del mondo nel 1963 si ritrovò al Mantova? Che all’epoca, chiuso nel 1962 il grande ciclo di Mondino Fabbri, era in Serie A, una serie A a 18 squadre, con tante idee ma pochi mezzi. E così la cessione di Negri al Bologna e soprattutto di Sormani alla Roma consentì di ricostruire mezza squadra. In particolare in cambio di Sormani (che poi Schnellinger avrebbe trovato al Milan) arrivarono soldi, quasi mezzo miliardo di lire, più Jonsson, Manganotto e i prestiti di Nicolé e appunto di Schnellinger, che era stato appena acquistato dal Colonia. Schnellinger era convinto di giocare nella Roma, ed in effetti l’anno dopo ci avrebbne giocato prima di passare al Milan, e si oppose al trasferimento. Ma all’epoca l’unica possibilità per opporsi era quella di ritirarsi (da ricordare, quando oggi si parla di mercenari) e così per Schnellinger ci fu questo anno di quarantena nella squadra lasciata da Hidegkuti e allenata da Bonizzoni, dove lui giocò benissimo contribuendo ad una salvezza tranquilla. Poi lo strepitoso periodo al Milan, le tante vittorie sfiorate con la nazionale fino al Mondiale 1974 vissuto a 35 anni soltanto come commentatore, la scelta di vivere la sua seconda vita in Italia. Non da vecchia gloria, ma reinventandosi manager: prima per la storica GBC di Jacopo Castelfranchi (storico amico di Trapattoni, e aspirante presidente del Milan negli anni Settanta) e poi per la Gemeaz. Fino alla morte avvenuta nella sua Milano.

stefano@indiscreto.net

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Loading...





















Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi