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Italia zero

Contro la Spagna gli azzurri di Spalletti non sono di fatto esistiti e soltanto la classe di Donnarumma ha limitato i danni. Ma un pareggio contro la Croazia farebbe cambiare lo scenario e il morale...

21 giugno

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Male il risultato, peraltro fortunato per gli azzurri, malissimo il resto. L’Italia di Spalletti è stata sotterrata dalla Spagna, così come nella semifinale di Euro 2020 lo fu quella di Mancini, ma a differenza di quella che sarebbe diventata campione d’Europa nemmeno ha messo in campo cattiveria e organizzazione difensiva. Per non parlare del resto, davvero non pervenuto, fra un centrocampo schiacciato e Scamacca isolatissimo come nelle peggiori tradizioni del calcio all’italiana, che poi non è nemmeno quello di Spalletti. Le statistiche sono ancora peggio dell'impressione avuta guardando la partita: 4 tiri totali (e nessuno pericoloso) verso la porta avversaria, come non era mai successo nelle grandi manifestazioni nell'ultimo mezzo secolo. Alla fine il dio del calcio dice che la Spagna ha vinto soltanto per 1-0 grazie ad un autogol di Calafiori e che in fondo si sono pareggiate anche partite giocate peggio. 

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Comunque dopo il faticoso 2-1 all’Albania e la sconfitta di Gelsenkirchen per farsi buttare fuori subito da questo Europeo lunedì sera bisogna perdere contro una Croazia con un nucleo storico al capolinea, ed essere anche sfortunati nel giochino delle terze senza pensare al fantascenario (se non biscottato) dell’Albania che batte la Spagna e supera gli azzurri: la storia insegna che si può passare anche con 3 punti, ma nessuno nell’ambiente azzurro vuole fare questo tipo di calcolo, del resto impossibile visto che la situazione di tutti i gironi si definirà soltanto mercoledì. Con un pareggio si passa di sicuro come secondi, senza se e senza ma, a prescindere dal risultato dell’Albania contro la Spagna. In questo caso è probabile che l’avversaria negli ottavi diventi la Svizzera, con vista su un quarto di finale contro l’Inghilterra: discorsi, come dire, prematuri. Non servono miracoli, ma una prestazione consistente contro una nazionale che i grandi appuntamenti li fallisce raramente, ed è proprio per questo che l’avvicinamento alla partita sarà all’insegna del terrore. Il tipo di situazione, trent’anni di carriera parlano da soli, in cui Spalletti si trova peggio mentre su tempi più lunghi dà la paga a quasi tutti i colleghi.

Sul piano tattico l’Italia ha continuato ad alternare fasi di difesa a tre in fase di impostazione, Di Lorenzo-Bastoni-Calafiori, ad altre di difesa a quattro riportando indietro Dimarco, ma non era la Spagna l’avversario ideale per questo tipo di sperimentazione ed in parole povere si può dire che gli azzurri non abbiano mai visto il pallone, creando qualcosa soltanto dopo le sostituzioni, andando di nervi ma senza mai creare un solo problema a Simon, mentre Donnarumma è stato il migliore italiano in campo per distacco. Al di là della tattica si può dire che sono stati persi quasi tutti i duelli individuali ed è perfino difficile individuare il peggiore fra gli azzurri: forse Chiesa, che il 4-5-1 iniziale ha messo faccia a faccia con Cucurella, o forse Di Lorenzo, che si è trovato di fronte un Nico Williams scatenato, ma quasi nessuno è stato sui propri standard. Spalletti ha parlato di mancanza di gamba e di brillantezza, sembravano critiche all’allenatore che però incidentalmente è lui. Troppe le distanze fra giocatori, al punto che è affogato anche uno della personalità di Jorginho, più volte richiamato da c.t., mentre Barella ha inciso pochissimo e Frattesi è stato inesistente, senza una posizione. Facendo uno sforzo, dietro a Donnarumma si sono salvati soltanto Bastoni e Cristante, che nel secondo tempo ha mostrato personalità e qualche randellata che in questo tipo di partite almeno interrompe il flusso di chi è più forte.

Si può soltanto migliorare, magari qualche giorno di esaltazione della Spagna (un genere giornalistico a sé stante, che nemmeno in Spagna è così praticato), in questo momento descritta come più forte di quella campione del mondo e bicampione d’Europa fra il 2008 e il 2012, con De la Fuente neo-maestro di calcio, a 63 anni, farà scattare qualcosa in un gruppo azzurro dove la qualità c’è e magari si vedrà anche. Non occorre troppa memoria nemmeno per ricordarsi della Nations League dell’anno scorso, con ancora Mancini in panchina: altre vittorie spagnole di misura, altre manifestazioni di superiorità della squadra di De La Fuente. La Spagna recente, partendo dalla gestione Aragones, è sempre stata indigesta agli azzurri, ma il loro Euro 2024 non è ancora finito. Certo finora è stato modestissimo, anche inferiore alle edizioni (con Sacchi e Trapattoni, ma erano Europei a 16 squadre e le terze non potevano nemmeno sperare) in cui l'Italia è uscita al primo turno.

stefano@indiscreto.net

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