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Georgia v Portugal: Group F - UEFA EURO 2024

GELSENKIRCHEN, GERMANY - JUNE 26: Georges Mikautadze of Georgia runs with the ball during the UEFA EURO 2024 group stage match between Georgia and Portugal at Arena AufSchalke on June 26, 2024 in Gelsenkirchen, Germany. (Photo by Lars Baron/Getty Images)© Getty Images

Euro 2024, la scomparsa del centravanti

L'assurdità delle 24 squadre, Mikautadze capocannoniere, la spiegazione di Viscidi, le poche sorprese e il dilemma di Spalletti

28 giugno

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La fine della fase a gironi, con l’orrido ripescaggio delle terze (che non avrebbe riguardato l’Italia, adesso lo sappiamo), permette di tirare un po’ il fiato e di fare il punto su questo Europeo decisamente brutto e senza nemmeno il piacere della scoperta, impossibile nel 2024 per calciatori di alto livello. Tutto è zavorrato dalle 24 squadre da cui eliminarne soltanto 8 confrontando oltretutto punti ottenuti contro avversari diversi. Una cosa antisportiva al massimo grado, viene quasi da sperare che le 24 squadre introdotte per l’edizione di Francia 2016, quindi in piena era Platini al vertice dell’UEFA, diventino 32. Non è una novità, ma nel 2016 la curiosità per la nuova formula e nel 2021 la retorica dell’Europeo itinerante e del post Covid prevalsero su altre considerazioni.

Prima di tutto le grandi favorite hanno fatto pena, con l’eccezione della Spagna e la conferma del Belgio, sempre premiato dagli algoritmi ma non dal gioco nei tornei che contano. Chiaramente essendo il tabellone sbilanciato e incontrandosi dai quarti fra di loro, qualcuna perderà, e quindi ci faremo andare bene qualsiasi indicazione. Di sicuro nessuna fra le grandi ha un grande centravanti, cosa che mette in altra prospettiva i nostri dibattiti su Scamacca-Retegui. Fra chi ha segnato più di un gol dopo tre partite, e già stiamo parlando di soltanto sei giocatori, ci sono soltanto due prime punte: l’iconico Füllkrug, che fa riflettere sul modello tedesco odierno, e il capocannoniere Mikautadze che non è alto ma è un toro. Mbappé con maschera è stato costretto a reinventarsi, Kane è la solita sponda, oltretutto penalizzata dal non gioco di Southgate, la Spagna è abbonata al trentaduenne Morata, l’Olanda avrebbe Weghorst ma lo fa giocare pochissimo, il Portogallo addirittura schiera il trentanovenne Cristiano Ronaldo nonostante sulla carta, cioè le valutazioni gonfiate di tanti, sia una delle nazioni che produce più calciatori di alto livello.

Gli addetti ai lavori spiegano questa scarsità di attaccanti veri in Europa in diversi modi. Il primo è che nei settori giovanili, anche nei migliori come la Spagna, viene formato una sorta di monogiocatore universale, rimandando ad un’età molto avanzata la specializzazione per ruolo. Il secondo è che l’attaccante d’area, o comunque la prima punta, debba avere un profilo psicologico che i giovani europei hanno sempre meno: chi non picchia viene picchiato, può non piacere ma anche nel calcio con il VAR funziona così. La terza spiegazione è l’unica politicamente corretta ed è quella di tanti, di solito dei responsabili di questo andazzo. Qualche tempo fa Maurizio Viscidi, coordinatore delle nazionali giovanili della FIGC, incolpava gli allenatori che costringono i loro attaccanti a non guardare la porta e a venire sempre incontro al pallone, per fare da sponda o aprire spazi per l’inserimento dei compagni: tanti piccoli Kane, insomma, senza le stastistiche (e i rigori) dell’inglese. Un problema che come si vede è generalizzato e che non necessariamente produce un cattivo calcio. Quella degli attaccanti (e delle merendine) di una volta è quasi sempre una scusa.

Fra le 8 squadre eliminate nei gironi ci sono alcune soprese: non Ungheria, Scozia, Ucraina, Albania e Repubblica Ceca, ma certamente la Croazia di fine ciclo (e comunque a 7 secondi dalla fine), la Serbia e la Polonia che hanno una ottima qualità media ma che sono all’ennesimo fallimento quando conta. Tutto questo per dire che l’Italia di Spalletti ha finora fatto male, ma non appartiene a un pianeta diverso da quello delle favorite. Vanno in campo le squadre e non i movimenti, come al solito, se no bisognerebbe far giocare direttamente la finale mondiale a Brasile e Argentina. La Francia potrebbe schierare due, tre, quattro nazionali poco distanti come valore? Sì, come prova il caso Marocco, ma di Francia che può giocare come Francia ce n’è una.

Quanto all'Italia, la differenza più significativa con il 2021 è questa: Mancini provava a far giocare a calcio, come del resto Spalletti, con esiti alterni, ma con in più l’entusiasmo del ‘Si può fare’. L’attesa dell’ottavo di finale con la Svizzera si sta consumando con il dibattito fra difesa a tre, come suggerito dalla logica, dalla partita con la Croazia in cui non ha funzionato male e dalle stesse convocazioni del c.t., e difesa a quattro come indica quasi tutto il resto della carriera di Spalletti. Un dibattito che gli svizzeri hanno fatto l’anno scorso, con i risultati che vediamo: passaggio alla difesa a tre che ha in Akanji il punto di forza, centrocampo blindato e con Xhaka come leader, davanti l’ispirazione del momento che porta Yakin a scegliere di volta in volta Duah o Embolo, o a spostare Ndoye. Difficile la scelta azzurra, perché a differenza dei giornalisti e dei tifosi Spalletti non può aspettare il senno di poi. Fare la cosa giusta rinunciando però a essere Spalletti? Questo il problema.

stefano@indiscreto.net

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