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Switzerland v Italy: Round of 16 - UEFA EURO 2024

BERLIN, GERMANY - JUNE 29: Luciano Spalletti, Head Coach of Italy, reacts during the UEFA EURO 2024 round of 16 match between Switzerland and Italy at Olympiastadion on June 29, 2024 in Berlin, Germany. (Photo by Dan Mullan/Getty Images)© Getty Images

Il fallimento di Spalletti

Gli azzurri hanno contro la Svizzera chiuso malissimo il loro Euro 2024: al di là dell'eliminazione agli ottavi una Nazionale disastrosa come singoli, a parte Donnarumma, e come squadra. Con un futuro davvero incerto...

30 giugno

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Un’Italia oscena per atteggiamento e gioco esce da Euro 2024 agli ottavi ed è quasi un sollievo, per come la squadra di Luciano Spalletti si stava trascinando, fra errori e cambi di formazione cervellotici, davvero non da Spalletti, ed uno spirito di squadra davvero al minimo, con quegli sguardi bassi che sono peggio degli insulti. Contro la Svizzera cinque cambi rispetto agli undici titolari della partita con la Croazia, due soli (per la squalifica di Calafiori e l’infortunio di Dimarco) quelli obbligati ma gli altri figli di un anno in cui non si è costruito niente, come è stato ufficializzato dai continui cambi di modulo anche all’interno di queste quattro partite, per chiudere il torneo con un 4-2-4 non esattamente da Brasile del 1958. Un Europeo in cui da salvare c’è stato soltanto Donnarumma, mentre tutti gli altri sono stati molto al di sotto ai propri standard nei club. E visto che nei club europei giocano anche gli avversari, viene da chiedersi perché, o che cosa sappia Yakin che a Spalletti sfugge. Quindi è evidente che questo fallimento ha la faccia, le parole, l’ansia e i comportamenti di un allenatore che ancora una volta non ha retto la tensione delle partite senza domani. Unica spiegazione possibile, visto il grande calcio che ha fatto praticare negli ultimi trent’anni a tutte le sue squadre, anche a quelle con giocatori indecenti. Qualche giorno fa lui stesso ha spiegato di saper allenare soltanto in un certo tipo di calcio...

Il verdetto del campo, al di là dei gol di Freuler e Vargas, è stato così netto che viene da sorvolare sui diversi episodi che avrebbero potuto riaprire la partita, dal quasi autogol regalato da Schär senza motivo al palo di Scamacca (ma rivisto al VAR il gol sarebbe forse stato annullato) fino ad un mezzo rigore su Zaccagni: tutte situazioni che capitano anche nelle partite peggiori, ma che bisogna avere lo spirito, prima ancora che la bravura, per sfruttare. Detto di Donnarumma, di Italia-Svizzera in chiave azzurra non si può salvare niente nemmeno a livello individuale: Fagioli è stato una scelta coraggiosa, ma a parte qualche verticalizzazione è scomparso in un centrocampo dove Barella non è esistito e che in cattive condizioni fisiche (come gli altri giocatori del blocco Inter, tutti molto male tranne Bastoni), sostituito troppo tardi, ha inciso zero come Cristante, che nemmeno si è fatto valere fisicamente.

La difesa, tutta male con Di Lorenzo sempre malissimo e che avrebbe fatto a meno della fiducia cieca del c.t., ha sofferto l’assenza assoluta di pressing che faceva arrivare la Svizzera tranquillamente al limite dell’area quasi ad ogni azione: Mancini e Bastoni in affanno, Darmian senza una vera posizione. L’attacco è stato nullo per il solito equivoco sugli esterni che fanno i terzini: le cariche a testa bassa di Chiesa ed El Shaarawy hanno in ogni caso prodotto poco, contro le squadre organizzate funziona così. E Scamacca è stato una delusione perché non aveva grande pressione, se non quella che si è messo addosso da solo, e questo poteva essere il suo Europeo, tipo il Balotelli 2012: quasi mai ha avuto palloni giocabili, quasi mai ha fatto cose giuste, mai ha fatto salire la squadra difendendo il pallone per quei due secondi. L’analisi va ovviamente estesa a tutto il torneo, da cui oltre al portiere escono bene soltanto Calafiori, che per l’atteggiamento generale della squadra avrebbe cambiato poco contro la Svizzera, e Zaccagni che da subentrante è stato vivo ed ha regalato l’unico momento di esaltazione del torneo con la prodezza contro la Croazia.

Peccato perché il tabellone era buono ed un’Italia almeno da lacrime e sangue, un'Italia in missione, avrebbe potuto fare strada: Spalletti non è stato capace di crearla e nemmeno di fare Spalletti, quindi fra i tanti colpevoli la faccia più riconoscibile è la sua. Nessuno gli chiedeva di ripetere l’impresa di Mancini con una squadra di qualità media inferiore, ma una figura decente, anche un’onesta uscita agli ottavi con la Svizzera (il cui livello dei singoli è pari a quello azzurro) ma giocando bene, sarebbe stata il minimo sindacale. Si trova nella stessa situazione in cui Mancini si trovò dopo Italia-Macedonia del 24 marzo di due anni fa, quando l’Italia non riuscì a qualificarsi per il Mondiale in Qatar: nessuno imputava e imputa ai commissari tecnici la scarsa qualità media dei giocatori italiani, ma il fatto che le squadre non abbiano dato tutto il proprio potenziale sì. La differenza, non da poco, è che quella Italia era appena diventata clamorosamente campione d’Europa, mentre questa di Spalletti non ha alcun bonus da giocarsi. È un fallimento e basta. Quel Mancini tirò a campare, a volte anche benino, per più di un anno prima di dare le dimissioni, questo Spalletti sembra ancora più spento ma a caldo non ha parlato di dimissioni ed è probabile che non le di nemmeno a freddo.

Ad onore del c.t. va detto che non si è attaccato ad episodi, che del resto quasi non ci sono stati, ma purtroppo anche dopo la partita con la Svizzera ha parlato come se fosse un commentatore e non l'allenatore di una squadra che ha deluso: “La differenza l’ha fatta il ritmo, siamo stati poco incisivi. Ho cambiato giocatori, ma la risposta è stata la stessa. Ci vogliono più ritmo, più gamba, più sacrificio”. Ma Freuler e Aebischer la scorsa stagione sono stati in vacanza? Quando gli è stato chiesto del futuro, cioè delle dimissioni, si è mantenuto sul generico: “Questa eliminazione ci ha dato indicazioni, qualcosa bisogna cambiare. Perché c’è la possibilità di costruire qualcosa, ma serve tempo e io non ne ho avuto tantissimo mentre i miei predecessori hanno quasi tutti avuto più partite di me”. Non sono le parole di uno che voglia dare le dimissioni, e questo ci sta, ma nemmeno di uno che si voglia assumere qualche colpa e questo ci sta meno. Di sicuro Spalletti non ha voglia chiudere la carriera a 65 anni con questa figuraccia, è umano.

Dal punto di vista di Gravina, al di là del contratto del c.t. fino al 2026, il dilemma è sempre il solito: il giochista che venda al pubblico la favola che il domani sarà luminoso o il risultatista (spiace usare questi termini, che hanno valore soltanto mediatico, visto che nella maggior parte dei casi vince chi gioca meglio) che punta al massimo nel breve periodo? Ci sono anche vie di mezzo, una di queste sarebbe stata Antonio Conte. Con lui libero Gravina ci avrebbe pensato, ma per come è messa l’Italia è possibile che si vada avanti con Spalletti. Scriviamo a caldo, pochi minuti dopo la fine di Italia-Svizzera, ma queste decisioni non vanno prese a caldo ed il tempo per pensarci non mancherà, così come quello per valutare ipotesi verosimili come Allegri o Ranieri. Ci auguriamo soltanto di non assistere al solito dibattito sui massimi sistemi, a colpi di 'I bambini non giocano più nelle strade', quando i tornei li vincono e li perdono le squadre, i giocatori, gli allenatori, i dirigenti, e non i movimenti nel loro complesso. Diversamente dovremmo assegnare l'Europeo direttamente con una finale Francia-Spagna: non sarebbe nemmeno una cattiva idea visto il livello di alcune squadre, compresa la nostra. 

stefano@indiscreto.net

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