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Italy Press Conference - UEFA EURO 2024

ISERLOHN, GERMANY - JUNE 30: President FIGC Gabriele Gravina and head coach Italy Luciano Spalletti speak with the media during a press conference at Casa Azzurri at Hemberg-Stadion on June 30, 2024 in Iserlohn, Germany. (Photo by Claudio Villa/Getty Images for FIGC)© Getty Images for FIGC

Il progetto triennale

Dopo il fallimento europeo l'Italia va avanti con Gravina e Spalletti, nella più assoluta mancanza di autocritica. Sarà più facile migliorare i risultati che cambiare il sistema...

1 luglio

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Spalletti rimane commissario tecnico della Nazionale, Gravina rimane presidente della FIGC. La brutta uscita della Nazionale da Euro 2024 non ha sortito alcun effetto concreto per i principali responsabili del disastro e del resto era difficile aspettarsi un’autocritica quando intormo alla Nazionale spesso a mancare è la critica. Spalletti diventa così il secondo allenatore nella storia azzurra a resistere ad un disastro di questa portata, senza dimissioni o esonero. Il primo era stato Mancini dopo la mancata qualificazione al Mondiale, un Mancini che però aveva il bonus del trionfo all’Europeo dell’anno precedente e che comunque poteva attaccarsi a qualche episodio girato male come i rigori di Jorginho, oltre che ad un gioco nettamente superiore. Entrambi, Mancini e Spalletti, con Gravina a capo della federazione. Da ricordare che nella storia moderna di presidenti che se ne sono andati dopo un risultato negativo ce ne sono stati tre: Matarrese dopo Euro 1996, Abete dopo il Mondiale 2014 e Tavecchio dopo la mancata qualificazione a quello successivo. Davvero non si capisce perché Gravina, grande architetto dell’operazione Spalletti (mentre Mancini lo aveva ereditato dal commissariamento, quindi di fatto da Malagò) non si faccia da parte o almenio si scusi. Anzi lancia addirittura messaggi in codice in vista delle elezioni del 2025. Ci sarà? Non ci sarà? A chi interessa?

Gravina addirittura parla di progettio triennale (ma di triennale c'è soltanto il contratto di Spalletti)) e di futuro, lui che ha 71 anni ed è nel consiglio federale dagli anni Novanta, da quando presidente era Nizzola. Stessa visione e stesse prospettive per il sessantacinquenne Spalletti, che ha perso l’Europeo ma è diventato campione del mondo di dichiarazioni passivo-aggressive, assumendosi a parole le responsabilità ma poi nella sostanza accusando i giocatori, i club, i giovani, eccetera, spingendosi fino a mettere alla berlina i teorici non rigoristi in una teoricissima serie finale, e quindi in qualche modo giustificando le supercazzole che hanno come dogmi ‘I giovani non giocano più in strada’, ‘Gli allenatori dei vivai insegnano soltanto la tattica’ e ‘Troppi stranieri in Serie A’. Come se Mancini nel 2021 si fosse mosso in un contesto diverso e Conte, con una Nazionale di qualità modesta come quella attuale, non fosse almeno uscito con grande dignità ai quarti nel 2016. Insomma, il movimento è una cosa e la Nazionale è un’altra: i loro momenti positivi e negativi possono coincidere, come ad esempio accade per la Spagna, ma non sono la stessa cosa. Clamorosa la differenza con il comportamento di Prandelli dopo il Mondiale in Brasile, e la cosa grave è che Spalletti, che per vivere non ha certo bisogno dei soldi della FIGC, è davvero convinto di non avere colpe.

Il fallimento di Spalletti è stato tattico, cambiando tanti moduli proprio nelle quattro partite più importanti, atletico (gli azzurri non stavano in piedi e non è che i colleghi di Francesco Sinatti abbiano allenato disoccupati o gente che veniva dalle vacanze), comunicativo con il suo atteggiamento ansioso e negativo, e soprattutto umano, presentando una squadra slegata, senza grossi casi ma anche senza uno spirito forte al di là di qualche slogan di quelli che si leggono nei libri motivazionali-spazzatura o si ascoltano dai Michael Pirozzi della situazione. Poi è chiaro che le responsabilità sono diverse: Spalletti è uno dei colpevoli di questo Europeo, ma non di tutti i mali del calcio italiano, a partire dai fantomatici giovani che non troverebbero spazio in Serie A: fra l’altro non è vero, i numeri dicono che fra i grandi campionati soltanto la Ligue 1 ne lancia più della Serie A e che l’età media degli azzurri è fra le più basse di Euro 2024 (la sesta, per la precisione). No al linciaggio dell’allenatore, ma no anche all’autodifesa da parrocchietta di embedded, Luciano di qui e Luciano di là. Poi è chiaro che Spalletti è il frontman del fallimento, ma il gruppo è composto anche dal suo staff, dal preparatore atletico, da un Buffon che come capodelegazione ha anche lui fatto malissimo, visto che i calciatori sembravano avere la testa altrove. Da rimpiangere Mancini, quindi, ma anche Vialli.

Il livello medio dei calciatori italiani di oggi va imputato a Gravina ma anche, per un mero fatto di età, ad alcuni dei suoi predecessori: chi oggi ha dai 25 ai 30 anni, quindi teoricamente sarebbe al massimo delle sue potenzialità, ha iniziato a giocare a calcio nell’era Carraro, passando da quelle Abete, Tavecchio e anche Gravina. Ed il fatto che negli ultimi anni sia stata vinta una quantità incredibile di medagliette a livello giovanile (ma non con la squadra più importante, l’Under 21, che ha fallito le ultime 4 qualificazioni olimpiche) non è segno di aver lavorato bene, ma un’aggravante perché significa che ragazzi con qualità di base buone l’Italia li ha. In ogni caso niente giustifica l’Europeo dell’Italia nelle sue modalità, mentre il risultato, cioè uscire contro la Svizzera attuale, senz’altro ci sta e non sarebbe di per sé meritevole di processi: a dirla tutta, il paradosso è che il risultato è l'unica cosa serenamente accettabile di tutta la situazione azzurra. Cosa cambierà il disastro tedesco, quindi? Assolutamente niente. Un allenatore nel mirino, con il morale al minimo, ripartirà il 6 settembre contro la Francia in Nations League e da questa partita in poi sarà sempre appeso all’ultimo risultato, situazione in cui alcuni allenatori danno il meglio ed altri, come Spalletti, il peggio. L’orizzonte è il Mondiale 2026, con il sorteggio dei gironi di qualificazione il prossimo dicembre. Ma una Nations League negativa potrebbe far partire la rincorsa mondiale con un nuovo allenatore, anche se non con un nuovo presidente federale.

stefano@indiscreto.net

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