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Austria v Turkiye: Round of 16 - UEFA EURO 2024

LEIPZIG, GERMANY - JULY 02: Vincenzo Montella, Head Coach of Turkiye, celebrates after the team's victory in the UEFA EURO 2024 round of 16 match between Austria and Turkiye at Football Stadium Leipzig on July 02, 2024 in Leipzig, Germany. (Photo by Dan Mullan/Getty Images)© Getty Images

Montella in attacco

L'italiano di Euro 2024, Gravina come Macron, il Mondiale di Niccolai e la Serie A senza Pioli

3 luglio

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Vincenzo Montella qualificandosi ai quarti di finale con la sua Turchia è diventato il miglior allenatore italiano di Euro 2024, davanti a Calzona che ha fatto bene, Rossi che ha fatto il suo, Tedesco che però calcisticamente è tutto tedesco, ed ovviamente a Spalletti. Miglior allenatore italiano del torneo e anche miglior attaccante, facendo una facile battuta e ricordando con amarezza quando una Nazionale che aveva Vieri, Pippo Inzaghi, Totti, Del Piero e Delvecchio, per citare soltanto i quasi coetanei di Montella e non tutti (Chiesa, eccetera), poteva fare a meno di uno come lui o relegarlo in panchina. Che chiuse la carriera con 20 presenze con l'Italia fra Zoff, Trapattoni e Lippi: meno di Raspadori, per citare un azzurro di oggi ancora giovane. Come a dire che i c.t. di una volta fallivano dopo aver scelto fra 100 giocatori, quelli di oggi possono essere criticati per vari motivi ma certo non per le convocazioni. Fra l’altro Montella nel 2016, dopo la stagione con la Sampdoria e prima di accordarsi con il Milan, fu davvero vicino a diventare c.t. azzurro visto che Lippi, consigliere ai tempi occulto di Tavecchio, aveva tre ‘finalisti’ per il dopo Conte: Montella, De Biasi e Ventura. Magari il treno ripasserà. 

Gravina come Macron? La mossa delle elezioni anticipate per la FIGC, fissate adesso per il prossimo 4 novembre, sembra fatta apposta per spiazzare un’opposizione che di fatto non esiste visto che al di là dello stato pietoso del calcio italiano quasi tutte le sue componenti politiche (tranne quella parte della A che si riconosce in De Laurentiis e Lotito) sono pro-Gravina. Visti anche i tempi tecnici per la presentazione delle candidature, è probabile che il dopo Gravina inizi soltanto quando lui deciderà di fare un passo indietro, per gli attacchi di qualche politico (notevoli le bordate del ministro Abodi) in prevalenza di destra o per motivi suoi personali. Va ricordato che la presidenza della FIGC non è una gara di popolarità ma un gioco con regole strampalate (la LND conta per il 34%, al LegPro per il 17, la Serie A per il 12) anche se con qualche correttivo come il voto ponderato che comunque non cambia la questione di fondo: la FIGC può sopravvivere anche senza il sostegno del calcio di vertice. Poi Inter, Juventus, Milan e Roma sostengono Gravina, quindi stiamo davvero parlando del nulla. In estrema sintesi: da Gravina al momento nessun passo indietro, per Spalletti nessuna lettera di dimissioni. E Buffon? Non si può dire che abbia fatto bene, visto lo spirito spento e individualista degli azzurri, ma il suo ruolo è quello meno importante di tutti, senz’altro lo è meno di quello del preparatore atletico.  

Con Comunardo Niccolai se ne va un altro dei protagonisti del Cagliari di un irripetibile scudetto, uno dei 6 giocatori di quella memorabile squadra che Valcareggi portò con sé ai Mondiali del 1970. Torneo per lui sfortunatissimo: partito titolare, nella prima partita contro la Svezia si procurò una lieve distorsione a una caviglia, verso la fine del primo tempo fu sostituito da Rosato e non rientrò più, passando lunghi pomeriggi ad allenarsi a parte con Azeglio Vicini, pur essendo guarito perfettamente. Per tutto il resto della vita sarebbe stato convinto che il c.t. avesse scelto Rosato per compiacere la stampa milanese (all'epoca i giornalisti contavano), ma quell’Italia spaccata in clan sarebbe comunque arrivata alla finale con il Brasile di Pelé. Uno dei pochi casi in cui un cattivo ambiente ha prodotto un grande risultato: ma il livello tecnico degli azzurri 1970 non era nemmeno paragonabile a quello della rosa di Euro 2024.

Mentre scriviamo queste righe le panchine della Serie A 2024-25 sono quasi tutte definite, manca soltanto l’ufficialità per Nicola al Cagliari ma lo si può dare per fatto. Quindi la considerazione scatta automatica: su 20 allenatori soltanto 7 sono quelli confermati e di questi 7 soltanto Simone Inzaghi, Gasperini, Gilardino e Pecchia sono sulle rispettive panchine dall’estate 2023, non sono cioè subentrati ad altri a stagione in corso. E nemmeno entriamo nella testa del Gasperini post Europa League o di un Inzaghi deluso per il rinnovo mini (come lunghezza, non come soldi) propostogli dall’Inter. Quando si parla di cicli, di progetti, di fedeltà alla maglia, eccetera, sempre tenere presente la realtà. Fatta di qualche allenatore bravo e di tanti intercambiabili, diversamente Pioli a sessant’anni non potrebbe passare da un Milan con ambizioni da scudetto al’Al-Ittihad, per pura mancanza di offerte (al massimo è stato il piano C del Napoli, dopo Conte e Gasperini) nel calcio che conta.

stefano@indiscreto.net

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