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Lazio vs Sassuolo - Serie A TIM 2023/2024

Lazio’s Ciro Immobile during the Serie A Tim soccer match between Lazio and Sassuolo at the Rome's Olympic stadium, Italy - Sunday  May 26, 2024 - Sport  Soccer ( Photo by Alfredo Falcone/LaPresse )© LAPRESSE

La Lazio Immobile

La cessione al Besiktas dell'attaccante con più gol nella storia biancoceleste suggerisce una riflessione sul ventennio di Lotito ed in generale su quei club sempre a metà del guado...

15 luglio

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L’addio di Ciro Immobile alla Lazio rende più onore a Immobile che alla Lazio, visto che l’attaccante accettando il trasferimento al Besiktas ha esentato Lotito dal pagamento degli ultimi due anni di contratto, da uno stipendio ed alcuni premi arretrati, senza contare i 2,5 milioni di euro versati dal club turco: in altre parole circa 25 milioni fra incassi e risparmi. Immobile e la sua numerosa e bella famiglia, legatissima a Roma, avrebbero potuto scegliere la via più comoda rimanendo, perché tanto alla prima crisi Baroni sarebbe stato costretto a riciclarlo, ma così non è stato. E così a 34 anni, dopo 8 di Lazio, Immobile ha fatto una scelta da calciatore e non da pensionato, senza nemmeno prendere in considerazione arabi o cose del genere. Certo non ha firmato per il Real Madrid, ma per una squadra arrivata sesta nell’ultima Super Lig turca, sia pure a cifre eccellenti (6 milioni netti a stagione fino al 2027): è evidente che si senta ancora in grado di fare la differenza in un campionato europeo di medio livello. Meglio essere rimpiuanto che farsi dare del bollito.

Vedremo se Van Bronckhorst crederà in lui più di Baroni, perché è evidente che il nuovo allenatore della Lazio non lo abbia implorato di rimanere, così come non lo avrebbe fatto Tudor. Di sicuro questa partenza è avvenuta in tono incredibilmente minore, del tutto inadeguato allo status di Immobile, con 169 gol in Serie A primo marcatore nella storia della Lazio e con 201 totali ottavo in quella della Serie A: con 2 stagioni anche a mezzo servizio avrebbe probabilmente superato Baggio, Di Natale, Altafini e Meazza (per il bicampione del mondo 218 gol) e forse Nordahl (225), diventando il terzo di tutti i tempi dietro a Piola e Totti. Capocannoniere quattro volte, in proporzione all’impiego da parte di ben cinque commissari tecnici (Prandelli, Conte, Ventura, Mancini e poco con Spalletti) ha segnato poco, 17 gol, e si è preso le critiche di chi non gioca in realtà protette, comunque vincendo Euro 2020 da titolare fisso. Con il senno di poi in Germania non avrebbe fatto peggio delle punte convocate, al di là del fatto che non ci fossero alcun ambiente e alcun modulo da rovinare.

Comunque è ancora presto per storicizzare Immobile, nonostante le statistiche. Non è morto e nemmeno è un ex giocatore come in tanti intorno e dentro la Lazio sostenevano. Rimanendo nel presente sarebbe interessante capire il tipo di Lazio nella testa di Lotito, che ha sempre legato la sua gestione ad allenatori di discreta durata (Delio Rossi, Reja, Simone Inzaghi, Sarri) e ad un attaccante simbolo, amatissimo dai tifosi: prima Rocchi, poi Klose, infine appunto Immobile. Castellanos è una punta centrale, Noslin no, ma il punto non è tattico e riguarda l’identificazione del tifoso, un tema che dopo vent’anni di Lotito sarebbe il caso di affrontare visto che della squadra del pazzesco secondo posto 2022-23 per un motivo o per l’altro sono andati via tutti gli uomini da copertina: Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Felipe Anderson e adesso anche Immobile. Stiamo parlando della quinta squadra di Serie per pubblico allo stadio, più della Juventus, e della sesta per ascolti televisivi: davvero non si può fare di meglio? Il solito dilemma di quelle realtà a metà del guado, sempre più schiacciate fra le grandi tradizionali e le proprietà straniere ambiziose, visto che il Como e il Venezia trattano gli stessi giocatori della Lazio. Non è tutta colpa di Lotito, anzi: occorrono meccanismi che permettano di abbattere il tetto di cristallo, come sarà chiaro anche dalla storia del Bologna 2024-25. 

stefano@indiscreto.net

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