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AS Roma Training Session

ROME, ITALY - JULY 16: AS Roma coach Daniele De Rossi and player Paulo Dybala during a training session at Centro Sportivo Fulvio Bernardini on July 16, 2024 in Rome, Italy.  (Photo by Luciano Rossi/AS Roma via Getty Images)© AS Roma via Getty Images

Il gran rifiuto di Dybala

Roma meglio dell'Arabia, il progetto Cairo, il pubblico di De Zerbi e la Serie A femminile

23 agosto

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Dybala come Gigi Riva? Stiamo scherzando, ma davvero qualcuno ha preso sul serio il gran rifiuto nei confronti degli arabi come un gesto di attaccamento alla maglia di una Roma che lo aveva accompagnato alla porta per meri motivi finanziari, visto che da non infortunato Dybala è per distacco il migliore della rosa a disposizione di De Rossi. Che adesso è in una situazione scomodissima, visto che con poche partite giocate, una quindicina, scatterebbe il prolungamento automatico del contratto fino al 2026. Per Dybala significherebbero 9 milioni di euro netti a stagione, contro i 25 lordi dell’Al-Qadsiah, che quasi corrispondono al netto (in Arabia Saudita l’aliquota fiscale per gli stranieri residenti è del 2%) e che comunque possono essere accettati anche nel 2025 o nel 2026, visto che Dybala non ha ancora compiuto 31 anni e che anche se la narrazione lo vuole come perenne infortunato viene da un campionato senza infortuni gravi, in cui ha giocato e anche bene 28 partite. Insomma, per i tifosi una gioia-Joya, per la Roma un problema e per Dybala un intelligente rinvio della pensione, senza contare il fatto che in certi paesi vivono male anche i ricchi e le loro mogli.

Da ben prima delle cessioni di Buongiorno e Bellanova la maggioranza dei tifosi del Torino vuole che Urbano Cairo venda il Torino, preso ormai 19 anni fa con il Lodo Petrucci, salvato dal fallimento e portato alla promozione in Serie A ma anche tre anni dopo a un’altra retrocessione, prima di risalire con Ventura e di vivacchiare quasi sempre a metà classifica senza veri obbiettivi. Si dice spesso che nessuno sia interessato al Torino, ma nel mondo dei fondi di investimento e del player trading questo è difficile da credere: una città importante, un club con tradizione, una tifoseria da non sopravvalutare (dati di DAZN: televisivamente quello granata è quattordicesimo pubblico d’Italia) ma che ha il pregio di non pretendere scudetti e coppe. La verità è che a Cairo il Torino costa pochissimo: negli ultimi 10 anni i versamenti della società controllante sono stati di poco superiori ai 15 milioni di euro in totale (in 10 anni!), stiamo quindi parlando di un club che si autofinanzia e che costituisce sempre un buon biglietto da visita. E poi rimanendo in Serie A la megaofferta prima o poi arriverà.

Riempire gli stadi non è una questione di modulo tattico, di giochismo o resultadismo, ma di credibilità: per questo ci riescono sia Mourinho sia De Zerbi. Ed è impressionante che la prima stagione all’Olympique Marsiglia dell’allenatore italiano sia coincisa con un clamoroso record di abbonati: 49.000 e soltanto perché il club vuole mantenere parte del Velodrome, circa il 25%, con un pubblico a rotazione in modo da creare ricambio. Va detto che gli abbonamenti del Marsiglia di De Zerbi si inseriscono in una tendenza che già li vedeva al rialzo ed in una generale tendenza del dopo Covid che premia gli eventi dal vivo e che ha fatto scoppiare alcune bolle televisive (fra cui quella della stessa Ligue 1), ma è lo stesso incredibile che il Marsiglia campione d’Europa di Tapie, con in campo Boksic, Völler, Desailly, Barthez, Boli, Deschamps, Sauzèe, eccetera, giocasse spesso di fronte a un terzo degli spettatori del Marsiglia di oggi. Ed anche in Serie A, se pensiamo alla qualità media degli anni Ottanta e Novanta confrontata a quella del presente, sta accadendo qualcosa di simile. C'è voglia di aria, di una verità non mediata. 

Mossa politica di DAZN, che sostanzialmente per niente ha rinnovato fino al 2027 il contratto con la FIGC per trasmettere la Serie A di calcio femminile. Se i numeri dei milioni pagati ogni anno hanno un senso si può affermare che il calcio maschile interessi non di più e nemmeno molto di più, ma 700 volte di più dell’equivalente femminile. Non significa che valga 700 volte di più, perché la pratica sportiva di Messi vale come quella in un torneo aziendale, ma di sicuro che tanta retorica mediatica su visibilità, ingaggi, professionismo, eccetera, è del tutto sproporzionata rispetto ai reali gusti dei telespettatori. E delle telespettatrici.

stefano@indiscreto.net

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