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Salernitana Vs Sampdoria - Serie BKT 2024/2025

Andrea Pirlo allenatore (UC Sampdoria);   durante la partita tra Salernitana e Sampdoria del Campionato italiano di calcio Serie BKT 2024/2025 - Stadio Arechi, Salerno, Italia - 27 Agosto 2024 - Sport
(Photo by Alessandro Garofalo/LaPresse)


Andrea Pirlo coach (UC Sampdoria);  during the Serie BKT soccer match between Salernitana and Sampdoria at the Arechi Stadium in Salerno, southern italy - Tuesday , August 27 , 2024. Sport - Soccer . 
(Photo by Alessandro Garofalo/LaPresse)© LAPRESSE

L'immagine di Pirlo

Le panchine del Mondiale 2006, il ritiro di Szczesny, il rientro di Tonali e l'allenatore straniero che non piace

29 agosto

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L’esonero di Andrea Pirlo dopo sole tre giornate del campionato di B sembra quanto meno prematuro, visto quanto fatto da Pirlo lo scorso anno con una Sampdoria quasi improvvisata. Certo quest’anno la squadra sulla carta è da promozione, ma siamo comunque in agosto. Da aggiornare in ogni caso il borsino dei campioni del mondo 2006 che ancora hanno ambizioni da allenatori: attualmente allenano in A De Rossi (Roma), Gilardino (Genoa), Nesta (Monza) e Barone (vice di Nicola al Cagliari), in B Grosso (Sassuolo) e Pippo Inzaghi (Pisa), in D Amelia (Olbia), e all’estero Gattuso (Hajduk Spalato), mentre attendono una chiamata Cannavaro, Camoranesi, Oddo, forse Barzagli che è uscito dalla Nazionale insieme a Mancini, forse Zambrotta anche se non allena da un po’, e prossimamente anche Pirlo. Come si vede, vietato generalizzare: in questo gruppo ci sono allenatori veri, mestieranti e cani. Comunque 14 su 23 allenatori o aspiranti tali, una percentuale elevatissima rispetto ai campioni del 1982 ed anche a qualsiasi squadra: Lippi ha avuto discepoli almeno quanto Eriksson... Una percentuale figlia non soltanto della vocazione o della mancanza di stimoli lontani dal campo, ma anche del mutato ruolo dell’allenatore. Ieri responsabile tecnico unico, oggi soprattutto uomo immagine di uno staff e di un club, chiamato a giustificare l'ingiustificabile da proprietà lontane e spesso indefinite. Per questo chi ha il bollino di campione del mondo troverà sempre altre opportunità, oltre a cantori sulla fiducia (chi si ricorda dell'estate del calcio liquido?).

Il ritiro di Wojciech Szczesny ha sorpreso tutti, tranne Szczesny. Due settimane dopo aver rescisso il contratto con la Juventus il portiere polacco ha infatti annunciato l’addio al calcio giocato, nonostante le tante offerte ed il livello ancora buono (pur se declinante, l’anno scorso in Serie A undicesimo per percentuale di parate per tiri subiti) delle sue prestazioni. Ma più volte Szczesny aveva manifestato il proposito di ritirarsi ancora al top ed in ogni caso di non voler raccattare soldi in campionati minori, per quanto ricchi (l’anno scorso disse no all’Arabia Saudita, a prescindere dalle cifre), spiegando una cosa che nemmeno dovrebbe essere spiegata: fra Arsenal, Roma e Juventus ha guadagnato così tanti soldi che gli basta non sperperarli, inutile quindi vendere la dignità quando la famiglia può vivere bene per dieci generazioni. Ma dietro a questo ritiro improvviso c’è forse di più, una malinconia di fondo che alcuni calciatori combattono trascinandosi penosamente in campo fino ai 40 anni e altri ritirandosi con un’immagine di sé ancora alta, come nel caso di Szczesny o, per fare un altro esempio recente, di Kroos.

L’ultimo, ma non ultimo, calcioscommesse d’Italia è terminato ufficialmente ieri sera, quando Sandro Tonali dopo dieci mesi di squalifica è tornato in campo con il Newcastle, contro il Nottingham Forest, per la Carabao Cup, cioè la Coppa di Lega. È certo che Spalletti lo convochi per le ormai imminenti partite di Nations League con Francia e Israele, del resto il Fagioli nella rosa per Euro 2024 era quasi nella stessa situazione. Detto che chi ha scontato la sua pena, per quanto ridicola in proporzione a situazioni del passato, è un calciatore come tutti gli altri e che tutti noi abbiamo esultato per i gol di Paolo Rossi nel 1982, è impressionante come il sistema abbia gestito e silenziato una situazione potenzialmente esplosiva. Due ludopatici, con tanto di certificato, in un mondo dove i calciatori si iscrivono, e fanno iscrivere parenti e amici, alle piattaforme più assurde soltanto per giocare (questa la imbarazzante linea difensiva di tanti) a Blackjack e alle slot. Da ricordare che i bookmaker seri non vedrebbero l'ora di smascherare certe situazioni, senza bisogno di indagini della magistratura. Ma le dimensioni del fenomeno sconsigliano approfondimenti, quindi avanti con questo perdonismo da quattro soldi, in una società in cui non sembrano non esistere più responsabili per le proprie azioni, ma soltanto malati. 

La morte di Eriksson, che nel 1984 riaprì una strada, suggerisce una domanda antipatica: perché nel 2024, in un contesto internazionalizzato e in una Serie A in cui i giocatori italiani sono in minoranza (36% contro il 64 di stranieri, più o meno), quasi tutti gli allenatori sono stranieri? 17 su 20, con i casi Fabregas (la carriera da allenatore faceva parte del ‘pacchetto’ con cui arrivò a Como) e Fonseca (usato relativamente sicuro, visti i 2 anni alla Roma) sono particolari ed il solo Runjaic è stato una scelta di rottura, anche per gli stessi Pozzo, che molto raramente nella loro lunghissima storia all’Udinese hanno puntato sul tecnico straniero (Hodgson, Tudor, Velazquez, in una situazione di passaggio anche Sensini), fra l’altro pentendosene quasi sempre. Magari la narrazione sugli allenatori italiani ha qualche fondamento, vista la fortuna che hanno anche all'estero: non viene in mente una sola squadra italiana, a prescindere dai soldi, che avrebbe fatto un contratto quinquennale a Maresca.

stefano@indiscreto.net

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