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L'argentino ex Tottenham, PSG e Chelsea è il nuovo allenatore degli Stati Uniti, il posto in questo momento giusto di uno inserito nel giro giusto. E fra gli allenatori non è il solo...
Mauricio Pochettino è il nuovo allenatore degli Stati Uniti, sostituendo Gregg Berhalter che ha pagato la fallimentare Coppa America. L'argentino riesce così per l'ennesima volta a salire sul treno giusto, visto che al Mondiale 2026 la visibilità per le tre squadre ospitanti sarà massima e per gli Stati Uniti anche di più. Con il curriculum che già ha e con l'hype del Mondiale il futuro di Pochettino e dei suoi discendenti è quindi roseo: uno squadrone da Champions League con contratto pluriennale e magari un altro dopo l'esonero, prima dell'Arabia.
Stiamo scherzando ma non troppo, visto che i criteri di scelta degli allenatori stanno cambiando e alla fine chi ha un'immagine internazionale si ricicla sempre, anche quando vince poco, in proporzione ai mezzi a disposizione. E pazienza se Matt Crocker lo ha definito testualmente 'serial winner', si vede che il direttore tecnico di U.S. Soccer ha a sua disposizione statistiche avanzate. O che è suo amico, cosa già più probabile visto che al Southampton ha lavorato con lui. Non è comunque una scelta strana, visto che più volte gli Stati Uniti nella loro storia hanno avuto commissari tecnici stranieri, in alcuni casi anche bravi: fra i migliori citiamo Panagoulias, Milutinovic e Klinsmann, con menzione speciale perché speciale era il personaggio, del brevissimo periodo di Dettmar Cramer.
Per tutti noi umili guardatori di partite il miglior Pochettino è quello del Tottenham, più in Premier League che nella pur esaltante Champions League 2018-19, arrivando alla finale con il Liverpool grazie anche ai suicidi di Manchester City e Ajax. Prima del Tottenham era un allenatore da lotta per la salvezza, e nemmeno particolarmente da progetto, dopo ha sfruttato quell'onda al PSG, l'unica squadra dove ha vinto qualcosa (un campionato, una supercoppa, una coppa di Francia) pur riuscendo nell'impresa di non vincere una Ligue 1, nell'era qatariota riuscita soltanto ad Ancelotti e Emery. E nel Chelsea ipermiliardario? Qualificazione alla Conference League, come la Fiorentina.
Con tutto questo non vogliamo dire che Pochettino sia un cattivo allenatore, pur detenendo un antipatico record mondiale (è l'unico tecnico che Guardiola non abbia ricoperto di complimenti), ma soltanto che i criteri di selezione degli allenatori sono molto cambiati negli ultimi anni: chi si presenta bene, con il phisique du rôle dell'aziendalista, non disturba, e ha un buon curriculum, pur passando di buonuscita in buonuscita, è tenuto più in considerazione dei veri 'serial winner' o comunque di allenatori palesemente migliori. Non c'è alcuna ragione, per tornare al nostro orticello, per cui Fonseca alleni il Milan e Sarri, Allegri, Xavi, Tuchel, Sergio Conceiçao, Benitez, Sampaoli, eccetera, siano disoccupati più o meno pagati e più o meno per scelta. L'idea molto americana che contino soprattutto la struttura dirigenziale, l'ambiente e lo staff, più che il guru induscutibile, nel calcio che conta è ormai quella dominante.
stefano@indiscreto.net
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