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Atalanta vs Arsenal   - Uefa Champions League

Atalanta’s Mateo Retegui  during the Uefa Champions League soccer match between Atalanta and Arsenal at the Gewiss Stadium in Bergamo, north Italy -Thursday , September 19 2024. Sport - Soccer . (Photo by Spada/LaPresse)© LAPRESSE

Troppa Champions

Il primo turno della nuova era, Infantino nel panico, gli esoneri della Roma e Pioli d'Arabia

20 settembre

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Il primo turno della nuova Champions a girone unico è stato difficile da digerire, anche per i tossici di calcio internazionale. Soltanto a leggere una classifica con 36 squadre si viene colti da un certo malessere, pensando che molte squadre dovranno davvero impegnarsi (tutte le italiane tranne il Bologna, per esempio) per fare peggio del ventiquattresimo posto che assicura i playoff. Un calcio bulimico, con sempre più eventi che si contendono l’attenzione sempre delle stesse persone, che però hanno anche una vita. In questo quadro brillano per ipocrisia le prese di posizione dei calciatori (Rodri il più famoso fra quelli che sono intervenuti sul tema) e dei loro rappresentanti, che chiedono di ridurre il numero di partite senza dire come e dove: perché meno partite significa meno introiti e anche meno calciatori, senza per forza tornare alle rose di 16, quando andava di lusso, degli anni Ottanta.

Sempre sul tema bulimia: significativa l’indiscrezione di The Athletic, secondo cui il Mondiale per club 2025 sarebbe a rischio e che Infantino sarebbe nel panico, fra riunioni d'urgenza e pressioni di ogni tipo per convincere grandi sponsor a intervenire. Sicuro è che i top club, anche quelli qualificati (Ancelotti disse che la partecipazione del Real era in dubbio, visti i pochi soldi da incassare per una squadra di questo rango, e nessuno ha mai davvero smentito), siano perplessi per come l’operazione sta procedendo, e strasicuro che nessuna televisione abbia in programma offerte monstre per un torneo che deve crearsi una tradizione. Alla fine il Mondiale si farà, perché la FIFA non può perdere la faccia e Infantino di creditio da giocarsi ne ha, ma questa inflazione fa male a tutti, anche alle stesse televisioni.

L’esonero di De Rossi, sostituito da Juric sulla panchina della Roma con contratto fino a giugno, ha avuto diverse cause ma nessuna (nemmeno le intempestive dichiarazioni di Totti) tale da far precipitare la situazione dopo 4 giornate di campionato. Non stiamo dicendo che l’ex Capitan Futuro sia un genio del calcio, nel caso dovrebbe ancora dimostrarlo, ma soltanto che non gli si è dato il tempo di lavorare su una squadra in buona parte costruita negli ultimi giorni di mercato. Di sicuro è stata una mossa che ha sorpreso anche i giocatori, oltre che Ghisolfi. Una mossa dei Friedkin e di Lina Souloukou, cioè degli stessi che avevano fatto firmare a De Rossi un contratto triennale lo scorso giugno, in virtù della discreta, ma nulla di più, gestione del post Mourinho, esonerato a gennaio con le stesse modalità ‘americane’ da metaforico scatolone fatto trovare sulla scrivania dell’ufficio. Certo i proprietari non possono esonerare sé stessi, semmai fra qualche mese potrebbe essere il turno della manager greca, finora esente da critiche in virtù del bonus donna, così come va detto che De Rossi ha goduto del bonus romanità.

Le vicende del Milan hanno tolto spazio mediatico alla firma di Stefano Pioli con l'Al-Nassr di Cristiano Ronaldo, Brozovic e Mané (ma anche Simakan, Otavio, Bento, Laporte... come primi 11 una squadra da Champions) che oltretutto ha un impatto anche sul Milan visto che l'allenatore dell'ultimo scudetto rossonero aveva il contratto fino al 2025. Detto che Pioli guadagnerà per ognuna delle tre stagioni arabe 12 milioni di euro netti, cioè il triplo di q1uanto prendeva al Milan, si rimane sconcertati per la mancanza di offerte vere, nel senso di grandi club del calcio vero, per un allenatore che due anni fa diventava campione d'Italia mettendoci moltissimo del suo, e che l'anno scorso è arrivato secondo. Il problema con i procuratori non è la loro commissione, come demagogicamente spesso si dice, ma il fatto che già ad un livello appena sotto a quello top possano decidere carriere in un senso o nell'altro.

stefano@indiscreto.net

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