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Albert Camus: «Non c’è luogo al mondo in cui l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio».
La curva, l’afflato del talento in campo che ricorda le prime corse dietro al pallone per strada – asfalto slabbrato e ginocchia sbucciate. Il coro, migliaia di voci all’unisono capaci di rievocare le marce delle Guerre Puniche e le lotte tra gladiatori nel Colosseo. Eduardo Galeano identifica il moto perpetuo del tifo come il giocatore numero dodici: «È lui a soffiare i venti del fervore che spingono il pallone quando dorme». Una dolcissima, adrenalinica malattia. Chilometri in bus, automobili, treni, a piedi per la squadra del cuore, dell’anima. Litigi coi familiari, conti correnti prosciugati. Notti insonni, baruffe, giorni sotto al sole ustionante, per sempre, come preannunciato da Pier Paolo Pasolini: «Il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita». Ne può valere la pena? Sentirsi un monolite sulle gradinate insieme a una pioggia irrefrenabile di sconosciuti – operai, disoccupati, medici, artisti, militari, delinquenti. Il brivido che t’assale quando parte il coro. Per questo Albert Camus azzarda un’affermazione che non tutti possono comprendere: «Non c’è luogo al mondo in cui l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio». Venti cori, vecchi, nuovi, particolari, delle venti squadre della Serie A 2024-25. Non importa per quale club morite nei novanta minuti: scaldate la voce…
Atalanta, la Dea. Sulle note di Io vagabondo dei Nomadi, i leggendari e compianti Supporters provano a sintetizzare la loro filosofia di vita, con un’elettrizzante sfumatura dialettale orobica:
Io, bergamasco che son io, atalantino che non sono altro
lame in tasca non ne ho, ma go oia de fa casót.
Bologna, la squadra del Dio Nettuno. Un nuovo coro ideato dai Forever Ultras rievoca la canzone Muchachos, cantata dai tifosi della nazionale albiceleste insieme a Messi e compagni al vittorioso Mondiale in Qatar (adattamento del brano Muchachos, Esta Noche Me Emborracho del gruppo ska argentino La Mosca Tsé-Tsé). Dalla curva Giacomo Bulgarelli, in passato intitolata ad Andrea Costa, sale la passione:
Bologna, la mia vita te la dedico
come è bella l’Andrea Costa, che festeggia per un gol.
e canta, canta come abbiam cantato noi
per amor di questa maglia e di tutti i figli suoi.
Conosciamo la sconfitta, conosciam la serie B,
con orgoglio e appartenenza siamo sempre stati qui.
Cagliari, il casteddu rossoblù che lotta sull’onda del coro degli ultras Sconvolts. Servendosi delle note de La prima cosa bella di Nicola di Bari, parte il racconto del primo amore calcistico vissuto allo Stadio Sant’Elia:
Mi ricordo ragazzino
la prima al Sant’Elia
la curva che cantava
la squadra che lottava
per la mia città
da allora ti ho promesso
eterna fedeltà
ovunque tu sarai
io sarò al tuo fianco
e ti difenderò, e ti difenderò
ohohohoh!
Como, i lariani che sognano in grande e fanno baldoria ai piedi del Lago. Comasco dal cuore ubriaco è il coro storico creato dai Blue Fans negli anni Novanta, diventato poi l’inno ufficiale del club dal 1998. Il canto viaggia sulla canzone popolare lombarda la Madonnina dai riccioli d’oro, una dichiarazione d’amore invincibile contro i tempi avversi:
Oh, comasco dal cuore ubriaco
di una fede su dimmi per chi
per la squadra che seguo da tempo
per la squadra che mai tradirò
noi che d'estate siam qua sotto il sole
e d'inverno tra il gelo e la neve
circondati da sbirri perché
per l'amore che abbiamo per te
forza il Como, magico Como
dona ai comaschi gioia e dolore
forza il Como, magico Como
la nostra fede che mai tradirò
Empoli, gli azzurri spinti nella loro storia dai gruppi ultras Rangers Empoli 1976 e dai Desperados, confessano in giro per lo Stivale l’irrinunciabile morbo del quale sono affetti, l’empolite:
Sembra impossibile
che seguo ancora a te
questa è una malattia che non va più via
non voglio andar via
non andar via di qua
e non resisto lontano te!
Fiorentina, la viola a ogni piè sospinta dalla Curva Fiesole, della quale anche Dante e Boccaccio avrebbero voluto fare parte. Da un anno i tifosi fiorentini hanno creato un nuovo coro, col giglio a campeggiare tra i versi, alla sommità del petto:
Perché questa è la tua gente
che vive di un solo colore
la curva che vedi è pazza
è pazza e piena d’amore
e quando tu scenderai in campo
col giglio cucito sul cuore
io resterò sempre al tuo fianco
perché sei il mio unico amore
lo lo lo lo lo!
Genoa, il grifone, prima squadra nata in Italia. La Gradinata Nord canta da un anno un nuovo coro col simbolo mitologico a spingere il tifo focoso – interessato alla lotta e poi al risultato – insieme agli undici beniamini rossoblù del Marassi:
Forza grande Genoa
la senti questa voce
guarda quei ragazzi in gradinata
loro sono gli ultras, quelli che ci sono sempre
quelli che se perdi non fa niente
senza te la loro vita non ha senso
il grifone è il loro unico universo
sono quelli che non tornano la sera
quelli che prima o poi
vanno in galera
Hellas Verona, la compagine scaligera spinta prima dalle Brigate Gialloblù e poi dal gruppo Hellas Army, si carica con un coro che ricorda You’ll Never Walk Alone cantato ad Anfield Road, a Liverpool:
Hellas,
Hellas,
quando in campo scenderai,
non vi lasceremo mai...
soli!
Insieme a voi!
Hellas,
Hellas,
quando in campo scenderai,
non vi lasceremo mai...
Soli!
Insieme a voi!
Internazionale Milano, il biscione. I Boys di San Siro stuzzicano velatamente la rivalità cittadina, raccontando il legame amoroso primordiale che lega il ragazzo della Curva Nord ai colori nerazzurri:
Tu non sai quanto ti amo
tu sei il vanto di Milano
quello stemma sopra al cuore
rappresenta il primo amore
te l’ho promesso da bambino
per sempre ti starò vicino
a testa alta ovunque andiamo
siam la curva Nord Milano
Ooooooooooo! Ooooooooo!
Juventus, madama, la vecchia signora. La Curva Sud scatena, all’Allianz Stadium e nei settori ospiti di tutta Italia, il legame viscerale con la squadra, che si rafforza nel motto ormai ventennale, fino alla fine:
Sono un ultras bianconero
e amo soltanto due color
girando per lo stivale intero
la Juve per sempre sosterrò
ale ale ale ohhh ale ale ale ooohh!
ale ale ale ale oooohhh!
Oh oh oh oh
fino alla fine forza Juventus!
Lazio, l’aquila Olimpia vola in alto mentre riecheggia all’Olimpico I Giardini di Marzo di Lucio Battisti. La Curva Nord, quando marcia nelle trasferte nazionali o internazionali ricorda l’attaccamento alla maglia bianco-celeste al di sopra di ogni cosa:
Il Sabato a ballare
a letto non andare
ricorda alla trasferta
tu non devi mai mancare
insieme con gli amici
sul treno a saltellare
e non dimenticare
tu dovrai sempre cantare
grida forza Lazio!
Grida forza Lazio!
Grida forza Lazio!
Grida forte e vincerai!
Lecce, il lupo indomabile. Gli Ultras Lecce, dall’ideologia chiara, racchiusa nel motto senza padroni, lottano contro il calcio moderno, malato di finanza e impersonalità, restando baluardo dello sport romantico. Un po’ di dialetto salentino per affermare la propria identità, Primitivo e Negroamaro prima della battaglia accanto agli undici licantropi giallorossi:
La gente vuol sapere chi noi siamo
e noi glielo diciamo chi noi siamo
de Lecce, de Lecce
de Lecce simu simu
lala lala lala
a dunca sciamu sciamu
lala lala lala
lu core be cripamu
lala lala lala
lu cu be scasciamu…
pericolo se vieni nel Salento
agli ultrà Lecce devi stare attento
per noi ogni giorno è San Martino
io son meridionale
amante del buon vino
io sono e sarò sempre salentino.
Milan, il diavolo. La Curva Sud, che ricorda i fasti della Fossa dei Leoni e delle Brigate Rossonere, dimostra l’amore sconfinato per la maglia, combattendo dentro e fuori dallo stadio per essa. Anche in mezzo ai guai, i colori rossoneri non possono essere traditi:
Forza diavolo alè
vivo solo per te
io non ti lascerò
sempre con te sarò
e non importa se
io finirò nei guai
unico amore sei
non ti ho tradito mai
Ooooooooh!
Monza, i brianzoli bagai, un tifo cresciuto tra le gesta de la Legione d’Assalto e delle Eagles Monza. I sogni di gloria portati da Berlusconi e Galliani esaltano la piazza. Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta: se arriva il capitombolo, a lenire le ferite è il luogo di culto del tifoso, il bar.
Sempre ho sognato che
che questa squadra qua
un giorno, chi lo sa
ci porta in Serie A
e adesso che siam qui
sogno la Champions League
se non arriverà
ce ne torniamo al bar
oh oh oh
oh oh oh oh!
Napoli, il ciucciariello atomico che cavalca sulle note di ’O Surdato ’Nnamurato. La Curva B, dagli anni del calcio scintillante di Maurizio Sarri fino allo Scudetto magnifico della banda Spalletti, canta insieme ai propri eroi, costellando di luci l’intero Stadio Maradona, un giorno all’improvviso…
Un giorno all’improvviso, mi innamorai di te.
il cuore mi batteva, non chiedermi perché.
di tempo ne è passato, ma siamo ancora qua.
e oggi come allora difendo la città
alè alè aleeeè, alè alè aleeeè!
Alè alè aleeeè alè alè aleeeè!
Parma, i ducali, spinti al Tardini dai Boys parmensi. Una frecciatina ai rivali della Reggiana, il ricordo lontano dei tempi cupi, una lettera d’infinito amore ai colori gialloblù, così in alto nel cielo europeo non molti anni fa:
Guarda che squadra che abbiamo presidente
non ce ne grava niente della Serie B
giriam l’Italia veniamo dall’Emilia
bruciamo Reggio Emilia a noi piace così
non ti lascerò, sempre al fianco tuo sarò
quando scendi in campo mi agito
t’amo, t’amo e t’amerò.
Roma, la lupa capitolina, con la Curva Sud che grida al mondo, dalla propria culla della civiltà, Roma Roma Roma! Un nuovo coro fa breccia nel cuore dei calciatori sgorgando dalla passione dei tifosi, che non smettono d’incitare gli undici giallorossi, nemmeno tra le peggiori sfortune:
Alè Roma alè
alè Roma alè
alè Roma, alè Roma alè, Roma alè
giallorossa con la lupa sopra al petto
io di amarti non la smetto
sei la squadra del mio cuor
non mollare
anche se poi giochi male
noi saremo qui a cantare
sei la squadra del mio cuor.
Torino, il toro, un tifo che onora la memoria inossidabile del Grande Torino. Una scelta di vita netta, rivoluzionaria, se si pensa la coabitazione con la Juventus, la squadra più tifata. Da Superga alla Curva Maratona la tifoseria crea spettacolo, proponendo un coro ad alto ritmo, in grado di coinvolgere tutto l’ex Comunale in un unico abbraccio granata:
Col Calor! Col Calor! Col Calor! Col Calor!
Sono cent’anni
che siamo insieme
sei la mia vita
sei la mia fede
quella Granata
è la tua gente
che ti accompagna
e tifa sempre
Toro alè! Toro alè! Toro alè! Toro alè!
Là dove andrai
sempre saremo
questa bandiera
mai lasceremo
quella granata
è la tua gente
che ti accompagna
e tifa sempre
col Calor! Col Calor! Col Calor! Col Calor!
Udinese, l’orgoglio del Friuli, le zebrette che infiammano la Curva Nord. I tifosi bianconeri, tra le fabbriche, gli uffici e le aule dalla Carnia fino alla Slovenia, bramano la domenica durante la settimana, per sventolare la propria sciarpa e spingere la squadra oltre i limiti:
E finalmente è arrivata la domenica
prendo la sciarpa e corro qui da te
perché sei quella che non si dimentica
sei l’Udinese la vita per me
i nostri cori, le sciarpe e le bandiere al ciel
forza Udinese noi giochiam con te
la curva indossa la numero 12
e scende in campo a lottare con te.
Venezia, i lagunari di compattezza e stile, affacciati allo Stadio Penzo con attorno un dipinto d’acqua. La Curva Sud si amalgama alla squadra, come un doge e i fedeli della Serenissima, attraverso un coro semplice, penetrante, come nelle più evocative feste vichinghe:
Forza Unione alè
non mollare perchè
se vittoria sarà
senti un coro che fa
uh!
Lalalalalala!
Tifare, cantare, sputare via il veleno quotidiano. Società ultra-contemporanea. Gridare al cielo da una curva l’energia ancestrale: rinascere. L’atto. «Io cerco l’emozione nell’atto», Carmelo Bene.
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