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Milano, Sopraluogo partecipato attorno allom stadio di San Siro

17 ottobre 2022 Milano, Italia 
Sopraluogo partecipato attorno allom stadio di San Siro
Ermes Beltrami/LaPresse© LAPRESSE

Buio a San Siro

La bocciatura di Milano, l'Everton dei Friedkin, l'infortunio di Rodri e il prezzo di Juventus e Inter

25 settembre

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Milano, Inter e Milan hanno fatto una figuraccia europea, dopo l’annuncio dell’UEFA che la finale di Champions League 2026-27 non si disputerà a San Siro e che la sede sarà quindi riassegnata. Il problema non è lo stadio, perché alla UEFA il Meazza va bene così com’è e non chiedeva innovazioni o migliorie, ma l’incertezza intorno allo stadio, che rendono possibile (e inaccettabile, per l’UEFA) che la finale di Champions si giochi in mezzo a un cantiere, qualsiasi sia il progetto scelto. Abbiamo messo tutti insieme, ma il principale colpevole è il proprietario dell’impianto, cioè il Comune amministrato da Beppe Sala, che ha cambiato idea più volte andando dietro ai balletti dei due club, fra cambi di proprietà più o meno fittizi e velati ricatti. Fin da subito, come il Guerino scrive da anni, era chiaro che Inter e Milan non volessero abbandonare San Siro o quantomeno la zona, facendo lì un nuovo impianto e usando paesi del circondario come arma di pressione. Pietà per chi deve giustificare questi cambi di rotta, dopo secoli in cui viene esaltato lo stadio di proprietà adesso in fondo non sembra così male la concessione condivisa, con ristrutturazione a spese di Pantalone, come del resto avviene da altre parti, tipo Firenze, con quattro sassi spacciati per monumenti. Per fortuna Euro 2032 è lontano.

Cosa cambia per la Roma dopo l’acquisto dell’Everton da parte dei Friedkin, ufficializzato due giorni dopo le dimissioni-esonero di Lina Souloukou? Cambia tantissimo, perché da una parte c’è una squadra diciannovesima in Premier League, raramente qualificata per le coppe europee (2 volte negli ultimi 15 anni), ma con un nuovo stadio quasi pronto e la prospettiva di guadagnarci essendo agganciata al treno giusto, appunto quello della Premier League, dall’altro una di maggior prestigio e presenza internazionale recente, ma con pochissime possibilità di andare in attivo nel medio termine. La scelta è scontata, per un americano che non è cresciuto con il poster di Bruno Conti nella cameretta. Il problema è che a questo giro gli arabi sono un po’ meno arabi, i cinesi sono scomparsi, i russi sono tenuti fuori, gli americani e i grandi fondi vedono che l’Italia costa sì meno ma non produce niente. Quanto alle multiproprietà, una FIFA minimamente seria dovrebbe vietarle a prescindere. Al di là di problemi regolamentari, peraltro molto lontani visto che il ritorno dell’Everton in Europa non è mminente, è chiaro che la Roma va verso un ridimensionamento e una gestione equilibrata: non è di per sé un male, come il Napoli recente insegna, ma allora più che lo zio d’America servirebbero bravi dirigenti presi dal calcio (in teoria lo scavalcatissimo Ghisolfi lo è) e non CEO con la poltrona di pelle umana selezionati da headhunter.  

Rodri, Ter Stegen e i tanti calciatori che in questo inizio di stagione si sono fatti male più o meno gravemente stanno facendo discutere del fatto che oggi si giochi troppo, rispetto al solito presunto passato meraviglioso di ritmi umani, di calcio fantasioso, di uomini veri, eccetera. Ma è davvero così? Come è possibile che rose di 25 giocatori di alto livello, con 5 sostituzioni a partita, siano più stressate di rose di 16, quando andava bene e spesso aiutandosi con la Primavera, con 2 sostituzioni? Per definire il calcio di oggi più pericoloso per la salute dei calciatori bisognerebbe che le partite fossero oltre il 40% in più  come numero, rispetto a quelle del passato. Ma così non è, e la colpa di tanti infortuni è di allenatori che vanno sul sicuro e dopo avere elogiato la loro rosa di ‘25 titolari’ alla fine tirano il collo sempre a quegli stessi 11. Non è peraltro il caso di Rodri, che prima di rompersi il crociato aveva a causa di un problema muscolare giocato in totale, in tutto l’inizio della stagione, 206 minuti in 4 partite fra Manchester City e nazionale spagnola. L’esplosione del numero di partite è un problema se giocano sempre gli stessi.

Nell’ultimo esercizio la Juventus ha perso quasi 180 milioni di euro, stando alle ultime proiezioni, settima stagione sportiva consecutiva in perdita per un totale, dal 2017 ad oggi, di circa 900 milioni. Nella sostanza è come se gli azionisti del club bianconero avessero ricomprato la Juventus, come avrebbe fatto lo sceicco della situazione, e non andiamo più indietro nel tempo. Le notizie sull’ultimo esercizio Inter portano invece a 700 milioni le perdite totali dell’era Zhang, finita dopo 8 anni. Anche con i bilanci dal punto di vista legale in ordine il calcio, soprattutto quello di livello Champions, è un gioco truccato e l’unica vera riforma rispettosa dello spirito sportivo sarebbe il salary cap. 100 milioni di ingaggi lordi a stagione, che siano trovato con il debito, con un colletta fra tifosi, con il Superenalotto o vendendo mezza squadra non importa.

stefano@indiscreto.net

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