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Il derby della Ndrangheta, gli ultras per uno statunitense, la posizione nerazzurra e un calcio fuori dal tempo
L’arresto dei capi ultras di Inter e Milan, per lo meno dei pochi non ancora in carcere o sottoposti a qualche provvedimento della magistratura, al di là degli aspetti giudiziari può avere un grosso impatto anche sull’aspetto sportivo. Soprattutto nel caso dell’Inter, viene da dire in base alle prime informazioni, perché se estorsioni e risse sono per quasi tutte le curve d’Italia la inaccettabile (dal punto di vista di un cittadino normale) normalità, non altrettanto si può dire delle infiltrazioni della Ndrangheta. Che da anni condiziona e quasi governa le curve di Inter, Milan e Juventus, come più inchieste hanno dimostrato, con il caso neroazzurro che si caratterizza per una visibilità e fatti enormi, anche senza considerare il recente omicidio di Antonio Bellocco.
Veniamo subito al punto: per una proprietà statunitense non è nemmeno concepibile che i dirigenti, gli allenatori e i giocatori di un club abbiano rapporti con gli ultras, anche soltanto per il quieto vivere (biglietti, trasferte, contatti, considerazione), cosa che invece è nel DNA di una proprietà o di una dirigenza italiana. Non perché gli americani siano onesti e noi no, ma perché per chi vuole fare business l’immagine conta più dei risultati sul campo. Per questo non occorre aspettare condanne che magari nemmeno ci saranno, perché gli effetti extragiudiziari sui singoli ci saranno a prescindere.
Cosa rischiano Inter e Milan? Ricordando che la loro posizione come club è diversa e quella dell’Inter è nettamente la peggiore, visti gli episodi in cui dirigenti (il vicepresidente Zanetti), allenatori (Inzaghi) e calciatori (Skriniar) sono stati contattati e più o meno velatamente minacciati da capi ultras, per avere una corsia preferenziale sui biglietti ed entrando a volte anche nel merito dei giocatori da schierare. Partiamo dalla giustizia sportiva, che vieta chiaramente ai tesserati di avere rapporti con i tifosi che possano essere interpretati come forma di intimidazione. Una norma scritta per evitare i troppi ‘processi’ sotto la curva dopo una partita persa, ma che si interpreta in maniera estensiva: non è che essere stalkerizzato da un ultras al bar sotto casa sia culturalmente diverso dall’essere minacciato allo stadio. In questo senso l’Inter rischia multe e squalifiche del campo, soprattutto per il non avere denunciato queste pressioni.
Dal punto di vista penale azzardare previsioni è più difficile: se non emergeranno rapporti organici con gli ultras (esempi teorici: il tal dirigente che mandava il tale ultras a intimidire un giornalista antipatico o un giocatore che pretende le sue spettanze, l’ultras stipendiato in varie forme, certi accordi commerciali triangolando con aziende presentabili), e quindi con Inter e Milan considerabili vittime, ci potrebbe essere la misura estrema della messa in amministrazione giudiziaria. Rimanendo sul penale, una ulteriore distinzione va fatta anche fra ultras: nel caso di quelli di interisti l’accusa di associazione per delinquere è aggaravata dal metodo mafioso.
Quello che fin da adesso si può dire è che il danno di immagine per i due club è enorme e che non occorrerebbe essere statunitensi per considerare gli ultras superati dal tempo: davvero uno dei non molti motivi per preferire il calcio di oggi a quello di ieri. Poi c’è la realtà, cioè che a nessuno piace essere minacciato o vivere sotto scorta e che per molti dirigenti italiani qualche centinaio di biglietti in più e qualche notizia in pseudoesclusiva per far sentire gli ultras importanti (sono sempre i primi ad accogliere i nuovi arrivi: memorabile all’Inter una foto di Lukaku con il leader della Nord Vittorio Boiocchi, qualche tempo dopo ammazzato sotto casa) sono considerati corrispettivi accettabili per non vivere in un clima di guerriglia.
Certo una proprietà lontana non ha di questi problemi: gli importa di tagliare i costi, di fare lo stadio nuovo o fingere di farlo, di essere a buon livello senza per forza vincere, di avere in generale una buona immagine per aumentare il proprio valore di mercato. Paradossalmente la maggiore sintonia con gli ultras è quella sui risultati, considerati invece importanti dai tifosi normali. Ma questa è filosofia. In concreto nel caso in questione l’inchiesta potrebbe costare caro non tanto a personaggi abituati a fare dentro e fuori dal carcere, ma anche qualche dirigente. Per questo le conseguenze sportive saranno comunque pesanti.
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