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Il titolo dell'Inter Miami, le squalifiche per gli ultras, Lotito sotto scorta e la C di Marani
Il trofeo numero 46 vinto da Lionel Messi nella sua fantastica carriera, matematico dopo il successo (con doppietta di Messi) sui Columbus Crew, è il meno importante di tutti, ma potrebbe essere di ispirazione per un calcio europeo già strangolato dalla Super Champions, dalla Super Europa League, dalle nazionali che moltiplicano impegni spesso insulsi, con le grandi leghe (compresa quella italiana) che hanno nel cassetto il progetto playoff. Il trentasettenne argentino ha infatti alzato con l’Inter Miami il Supporters’ Shield, cioè il trofeo assegnato alla squadra di MLS che vince quella che nella pallacanestro si chiamerebbe regular season. L’Inter di proprietà di Beckham e soci, squadra con tanti giovani e qualche vecchia gloria del Barcellona (Suarez e Busquets, oltre a Messi), si è qualificata per la Champions CONCACAF, così come la vincitrice dell’altra conference, oltre che ovviamente per i playoff della MLS dove in teoria potrebbe anche uscire agli ottavi di finale. Va infatti detto che da quando esiste la MLS, e sono ormai quasi trent’anni, soltanto 8 volte chi ha vinto quello che noi chiamiamo ‘campionato’ ha poi vinto la stagione vera e propria, nel caso specifico la MLS Cup. Proviamo a immaginare che 21 degli ultimi 29 scudetti con un altro vincitore…
Cosa rischiano dal punto di vista sportivo Inter, soprattutto, e Milan per ciò che finora è venuto fuori sui loro ultras? La risposta cambia in base agli interrogatori appena iniziati per i 19 arrestati, ma per gli elementi finora emersi dalle intercettazioni si può dire che i due club rischiano davvero poco. Certo non sanzioni in termini di punti in classifica, al massimo squalifiche del campo, sanzioni pecuniarie e inibizione per questo o quel dirigente, allenatore, giocatore. Il precedente della Juventus 2017, in una situazione del tutto analoga (in comune con l’Inter c’era anche Marotta al vertice del club), in quella zona grigia in cui i club antepongono il relativo quieto vivere alla denuncia dei ricatti ultras, porta a pensare a una megamulta per le società, soprattutto per l’Inter, e ad una squalifica del campo significativa: per i bianconeri furono 600.000 euro e due giornate, ma la sensibilità sul tema è cambiata e si dovrebbe andare al rialzo. Altra cosa la dimostrazione di un rapporto organico (traduzione: dirigenti che dicono agli ultras ‘Fai questo, fai quello’) fra club e curve, che è tutt’altro sport.
L’inchiesta della magistratura ordinaria sugli ultras di Inter e Milan si confronta con la grande voglia di insabbiamento del mondo del calcio e con una linea difensiva ben nota, il ‘Così fan tutti’. Ma non è vero, non tutti i club hanno con gli ultras lo stesso rapporto, a prescindere dal curriculum criminale di alcuni di questi ultras. E bene ha fatto Lotito a ricordarlo, visto che da anni il presidente della Lazio vive sotto scorta, al di là dei cori e degli striscioni contro di lui che potrebbero in teoria far parte del gioco se questo gioco non fosse truccato dal fatto che al tifoso di professione degli anni Ottanta e Novanta (più pericoloso di quello odierno, per il pubblico normale) si è sostituito un ultras che usa il suo ruolo nella curva come biglietto da visita per altri affari. Questo comunque non deve portare ad un altro tipo di estremismo, peraltro già diffuso in Italia, e cioè che i dirigenti di un club siano esentati da critiche o contestazioni. Difficile che un tifoso, non un ultras, della Lazio si emozioni per il ventennio di Lotito.
Matteo Marani, in ticket con Gianfranco Zola, è stato rieletto presidente della Serie C, che negli ultimi tempi sembra avere una visibilità superiore a quella della Serie B, fra l'altro penalizzata dal mancato accordo con Sky. L’ex direttore del Guerin Sportivo ha parlato, fra i nuovi progetti, di tetto ai costi (l’innominabile salary cap, innominabile in una Serie A dove lo scudetto dell’Empoli verrebbe considerato dall'italiota un sacrilegio) e di una ancora maggiore enfasi sui giovani, pur tenendo conto del nostro particolarissimo concetto di giovane. Una categoria, la C, che poche stagioni fa sembrava morta e che è stata rivitalizzata anche dalle seconde squadre: Juventus, Atalanta e Milan non rimarranno sole (Inter e Roma ci stanno pensando, nel caso si liberassero posti, Marotta e Ghisolfi lo hanno già detto) e questo in prospettiva potrebbe essere un problema. Sia nello scenario dei giovani da far maturare sia in quello più realistico del plusvalenzificio, peraltro non in contraddizione, si rischia di riempire la C di squadre per cui il risultato del campo non conta. Anche perché in caso di promozione la Serie B non le vorrebbe.
stefano@indiscreto.net
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