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Andrés Iniesta says goodbye to football.

Andrés Iniesta says goodbye to the world of football and hangs up his boots in a massive event with friends, former teammates, and his entire family. The player has announced that he will become a football coach, although he still has to finish the course.\"

Andrés Iniesta se despide del mundo del fútbol y cuelga las botas en un acto multitudinario con amigos, antiguos compañeros y toda su familia. El jugador ha anunciado que será entrenador de fútbol, aunque aún tiene que terminar el curso.

in the pic: Andres Iniesta

News sports -Barcelona, Spain 

Tuesday, October, 8, 2024 (Photo by Eric Renom/LaPresse)© LP_SPAGNA

Il ventennio anche di Iniesta

Il ritiro di un fenomeno, il bonus di Fonseca e le statistiche sugli infortuni

8 ottobre

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A quarant’anni Andres Iniesta ha detto basta. Il suo ritiro dal calcio giocato dopo una stagione anonima negli Emirati Arabi, conclusa oltretutto con una retrocessione, è avvenuto con almeno due stagioni di ritardo visto che nell’ultima di quelle con il Vissel Kobe era stato in campo pochissimo. Poco cambia nella considerazione storica di un calciatore straordinario, che non soltanto ha vinto tutto e per più volte con il Barcellona e con la Spagna (il momento eterno quello del gol nella finale del Mondiale 2010), inutile fare l’elenco, ma è anche stato un caso rarissimo di jolly che ha raggiunto l’eccellenza in più ruoli: il regista-playmaker, il centrocampista box-to-box, l’esterno d’attacco o falsa ala (per non dire tornante). Proprio in quest’ultima posizione fu inventato da Van Gaal e poi sfruttato lanciato da Rijkaard, conquistati dal suo dribbling clamoroso (infatti prima di diventare Iniesta sostituiva spesso Ronaldinho), per poi diventare un giocatore totale e trovarsi da solo, grazie al feeling paranormale con Xavi, la propria collocazione in campo. Il più forte giocatore dell’era Messi-Cristiano Ronaldo, compresi appunto Messi e Cristiano Ronaldo, se solo avesse segnato qualche gol in più. Ma anche così la discussione ha cittadinanza, al di là del marketing da Pallone d’Oro che spesso lo ha penalizzato.

La vicenda dei rigoristi di Firenze, decisi dai giocatori del Milan senza ascoltare le indicazioni di Fonseca che aveva designato Pulisic, ha fatto esaurire il bonus che l’allenatore portoghese si era guadagnato nel derby e in generale con la formula super-offensiva, ma è chiaro che nemmeno Guardiola, Ancelotti e Mourinho messi insieme potrebbero farsi rispettare se non avessero il sostegno dei loro dirigenti. Insomma, dopo le partite con Udinese , Bologna e Napoli verrà decisa la sorte di Fonseca, con il partito calcistico (Ibrahimovic) che è culturalmente per l’esonero buttandosi sull’Allegri della situazione e quello aziendale che va nella direzione contraria perché in fondo anche con Fonseca il Milan ha tutto per rimanere nel giro Champions e quindi tenere alto il suo valore di mercato in vista di una possibile cessione una volta approvato un qualsiasi progetto per un qualsiasi nuovo stadio. 

Da Rodri a Zapata, da Bremer a Carvajal, sembra che i calciatori che si stanno facendo male gravemente non siano mai stati così tanti. È davvero così? Sugli infortuni nel calcio non esistono statistiche credibili al 100%, anche perché è difficile valutare quanti dipendano dall’allenamento e quanti dalla partita (come si colloca un giocatore che va in campo già a rischio e poi si rompe?). Ci sono soltanto tendenze basate su ipotesi. Il ‘Si gioca troppo’ è quindi sicuramente fondato se si guarda alla qualità del gioco e allo stress, ma se lo si mette in correlazione diretta con gli infortuni si trovano studi anche autorevoli che contraddicono questo assunto. Quello del British Journal of Sports Medicine, di cui due anni fa parlarono tutti, afferma che da inizio millennio gli infortuni nel calcio professionistico (prese in considerazione 49 squadre europee di elite e più di 3.000 calciatori) siano costantemente diminuiti, ad una media del 3% annuo, e che addirittura gli infortuni ai legamenti, quelli che ci fanno girare la faccia per non guardare, sono diminuiti a un tasso superiore rispetto a quelli muscolari. Ma anche in questo studio non è chiaro come vengano calcolate le ore di allenamento e comunque ci sono troppe congetture per poter dare una validità scientifica al tutto. Ciò che è certo è l’infondatezza dei discorsi tipo ‘Non si possono giocare 70 partite stagione’. Nessuno le gioca. Nella scorsa stagione in pochissimi nel mondo ne hanno superate 50, fra club e nazionali, e fra questi soltanto due ‘italiani’, il genoano Vasquez (52) e il milanista Reijnders (51). Rodri, uno a cui Guardiola non riniuncia mai, ne ha giocate 58.  Scamacca, con l'Atalanta arrivata in fondo all'Europa League e con la Nazionale, 48, Bremer 41, Zapata 38.  

stefano@indiscreto.net

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